Forse spinto dalla nostalgia per l'assenza di Cartoomics 2020, e cercando di non pensare al fatto che le fiere fumettistiche e non solo potrebbero venire sospese per un paio di anni, ho pensato per questo sabato di recuperare la recensione de Il porto proibito, di cui ho, ovviamente, una copia autografata dai due fantastici autori: Teresa Radice e Stefano Turconi. Peraltro acquistai il volume lo stesso anno in cui venne raccolta in volume la loro Grande Parodia Disney de L'isola del tesoro: le due storie, d'altra parte, hanno in comune proprio quell'affascinante atmosfera marinara tipica dell'epoca dei pirati, anche se il 1811, anno di ambientazione de Il porto proibito, è ben lontano dai fasti della pirateria.
Il volume, disegnato in bianco e nero, ti trasporta sin da subito in atmosfere affascinanti, quasi favolistiche, non solo grazie ai disegni a matita, ma anche grazie a una narrazione in grado di alternare, con sapienza, scene completamente silenziose, ad altre ricche di dialoghi o di azione. Inoltre la sceneggiatura, probabilmente grazie alla capacità della Radice di comprendere al meglio il marito, sfrutta appieno le abilità di Turconi, permettendogli di alternare pagine ricche di vignette o di dettagli, ad altre molto più ariose con grandi vignette a tutta pagina.
La storia ha qualcosa de L'isola del tesoro di Robert Louis Stevenson, ma anche qualcosa del Lord Jim di Joseph Conrad, ma anche quel pizzico di magia, mistero e amore di un'opera di William Shakespeare, mentre i personaggi femminili risultano moderni e realistici, ricordando le Piccole donne di Louisa May Alcott. Dal punto di vista storico siamo, probabilmente, nel periodo di massimo splendore della Gran Bretagna. La potenza navale del Regno Unito, che era stato istituito nel 1800 con un Atto d'Unione tra Gran Bretagna e Irlanda del Nord, era tale per cui la UK era considerata la prima potenza coloniale dell'epoca.
E' in questo contesto storico che si muovono i personaggi di Radice e Turconi, una storia corale che non ha un vero protagonista, ma tanti personaggi degni di nota, come Abel lo smemorato, o il primo ufficiale William Roberts, senza dimenticare le sorelle Stevenson, o Rebecca, la titolare del Pillar to post, un bordello. E infine il comandante Nathan MacLeod, il cui ruolo, così come quello di Nathan, diventerà sempre più importante con l'avanzare della vicenda, ricca, peraltro, di colpi di scena, alcuni anche non prevedibili. Forse l'unico aspetto prevedibile è l'elemento fantastico inserito nella storia, che per fortuna non è preponderante e viene scoperto poco alla volta. Il punto forte della storia, però, è quel mix di realismo, attenzione ai dettagli, leggerezza e ironia che fanno grande l'avventura. E Il porto proibito rientra, a tutti gli effetti, nel caldo e accogliente genere dell'avventura, anzi superandolo, visto che i due autori sono riusciti a fondere alla perfezione le atmosfere di romanzi come L'isola del tesoro con altri come Piccole donne.
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