L'istituto dell'accademia viene tradizionalmente fatto risalire all'Accademia platonica, una vera e propria scuola di studi avanzati che faceva capo al filosofo Platone. Questa nobile istituzione venne, ovviamente, esportata in tutte le zone di influenza dell'Antica Grecia, inclusa la Magna Grecia. E non è un caso, allora, che la Scuola Medica Salernitana, fondata nel IX secolo, è considerata la prima università medico-scientifica.
Più "universale" era, invece, la storica Università di Bologna: istituita come luogo di formazione e di ricerca nel 1158 con una legge promulgata da Federico Barbarossa, l'Università di Bologna è in realtà ben più vecchia. La sua fonazione, infatti, è probabilmente antecedente anche al 1088, data scelta come convenzione in mancanza di documenti ufficiali o ufficiosi che ne sanciscano l'inizio delle attività.
Viste queste prestigiose origini italiane dell'università, non dovrebbe stupire se le prime donne a riuscire ad ottenere dei titoli accademici sono state proprio delle italiane. Ufficialmente la prima donna ad ottenere un titolo universitario fu la veneziana Elena Cornaro Piscopia nel 1678 presso l'Università di Padova con il prestigioso titolo di Dottore in Filosofia. Esistono però alcune fonti che suggeriscono che anche altre donne erano riuscite a ottenere in precedenza titoli di prestigio: Bettisia Gozzadini aveva ottenuto il titolo di dottore in diritto canonico nel 1236 proprio a Bologna; Costanza Calenda era diventata dottore in medicina presso l'Università di Napoli nel 1422; Juliana Morell, anch'essa dottore in diritto canonico, ad Avignone intorno al 1608.
Una cinquantina di anni più tardi dopo la Cornaro Piscopia, proprio a Bologna, ottiene nel 1732 il titolo di Dottore in Filosofia anche Laura Maria Caterina Bassi alla giovane età di 20 anni. Il 29 ottobre di quello stesso anno, all'incirca intorno al suo compleanno, l'Università di Bologna le conferisce una cattedra in filosofia: inizia, così la sua carriera accademica.
Stomachion
giovedì 31 ottobre 2019
mercoledì 30 ottobre 2019
I rompicapi di Alice: Un doppio acrostico quasi folle
Tutti conosciamo i cruciverba, anche detti parole crociate o incrociate. E' un rompicapo che si sviluppa su una griglia quadrata o rettangolare costituita da caselle bianche e nere. Nelle caselle bianche vanno inserite delle lettere in base a delle definizioni che sono legate a serie di celle orizzontali o verticali opportunamente numerate.
Alcuni rompicapi del genere vennero pubblicati tra il 1793 e il 1795 su The Stockton Bee, ma il primo esplicito riferimento a un "corss word puzzle" risale al 1862 su Our Young Folks, mensile statunitense per bambini e ragazzi. Altri rompicapi di questo genere, come il double diamond puzzle, comparvero sul St. Nicholas magazine, sempre statunitense, a partire dal 1873. Tra i primi cruciverba ci sono anche quelli ideati da Giuseppe Airoldi per Il Secolo Illustrato della Domenica a partire dal 14 settembre del 1890 con il titolo di Per passare il tempo. Quelli di Airoldi si sviluppanavono su una griglia 4x4 senza quadrati neri e con domande sia orizzontali sia verticali.
Il primo cruciverba con le caratteristiche più simili a quelle del cruciverba moderno venne, però, pubblicato il 21 dicembre del 1913 su New York World, ideato dal giornalista di Liverpool Arthur Wynne. Il cruciverba, però, è di fatto l'evoluzione di un altro rompicapo antecedente, il doppio acrostico.
Alcuni rompicapi del genere vennero pubblicati tra il 1793 e il 1795 su The Stockton Bee, ma il primo esplicito riferimento a un "corss word puzzle" risale al 1862 su Our Young Folks, mensile statunitense per bambini e ragazzi. Altri rompicapi di questo genere, come il double diamond puzzle, comparvero sul St. Nicholas magazine, sempre statunitense, a partire dal 1873. Tra i primi cruciverba ci sono anche quelli ideati da Giuseppe Airoldi per Il Secolo Illustrato della Domenica a partire dal 14 settembre del 1890 con il titolo di Per passare il tempo. Quelli di Airoldi si sviluppanavono su una griglia 4x4 senza quadrati neri e con domande sia orizzontali sia verticali.
Il primo cruciverba con le caratteristiche più simili a quelle del cruciverba moderno venne, però, pubblicato il 21 dicembre del 1913 su New York World, ideato dal giornalista di Liverpool Arthur Wynne. Il cruciverba, però, è di fatto l'evoluzione di un altro rompicapo antecedente, il doppio acrostico.
Giocare con le parole
Prima di addentrarci nei misteri del doppio acrostico, vediamo velocemente cosa è un acrostico. Questi non è altro che un componimento poetico in cui le lettere o le sillabe o le parole iniziali compongono una parola o una frase di senso compiuto. Gli esempi più antichi a nostra disposizione sono contenuti nella Bibbia (ad esempio nei Salmi o nei Proverbi). Forse uno degli esempi più noti è la poesia An acrostic di Edgar Allan Poe.
martedì 29 ottobre 2019
Dall'elicottero di Leonardo all'elica di Riemann
Osservatorio!). A parte l'inizio. Le prime immagini, infatti, erano alcuni studi leonardeschi, anche anatomici, e a un certo punto ecco spuntare fuori l'elicottero di Leonardo, che il fisico matematico ha subito accostato a quella che potremmo definire l'elica di Riemann. Tecnicamente è la superficie riemanniana della funzione $\log z$, con $z$ numero complesso. La figura viene così spiegata da Riemann all'inizio dell'ottavo capitolo del libro su citato:
Oggi c'è stata un'edizione speciale delle Lezioni leonardesche di Milano tenutasi presso la Biblioteca Nazionale Braidense. La chiusura della giornata è stata affidata a Roger Penrose che ha proposto un intervento dal titolo On the Power of Geometric Illustration in Mathematics and Science. Di fatto ha proposto una serie di immagini matematiche e fisiche, commentandole di volta in volta, praticamente tutte tratte dal suo poderoso testo La strada che porta alla realtà (che sono riuscito a farmi firmare subito dopo la sua firma al guestbook dell'
lunedì 28 ottobre 2019
Your Name
Avevo scritto che, grazie a Netflix, avrei recuperato Your Name e così è stato. Do', però, una delusione a tutti i fan del film di Makoto Shinkai: sono tra i pochi (spero che ce ne siano, in effetti...) che ha preferito Weathering with You. Questo, però, non vuol dire che Your Name sia un brutto film, anzi tutt'altro! Vediamone in breve la trama:
Ci sono questi due ragazzi, Mitsuha Miyamizu, studentessa che vive in una cittadina sui monti giapponesi, e Taki Tachibana, studente di Tokyo, che a un certo punto iniziano a scambiarsi, più o meno come accade in Tutto accadde un venerdì, solo che a differenza delle protagoniste del film disneyano del 1976, i due non si sono mai incrociati. Questi scambi, come si intuisce dal montaggio iniziale e poi dalla raccolta di informazioni che Taki porterà avanti, sembrano legati al passaggio accanto alla Terra della cometa Tiamat, inventata per l'occasione. In questo caso è interessante spendere due parole sulla scelta del nome della cometa. Tiamat, infatti, nella mitologia babilonese è la dea primordiale degli oceani e delle acque salate, nonché madre di tutto il cosmo. Rappresentata come serpente marino o drago, è anche il simbolo del caos primordiale. In effetti alcuni degli aspetti della dea babilonese si possono ritrovare nella trama e nel ruolo che la cometa vi svolge. Inoltre questo oggetto celeste può essere letto come l'elemento che lega l'universo con la Terra e gli esseri umani in una maniera molto più sottile e sofisticata della lettura mitologica.
Ci sono questi due ragazzi, Mitsuha Miyamizu, studentessa che vive in una cittadina sui monti giapponesi, e Taki Tachibana, studente di Tokyo, che a un certo punto iniziano a scambiarsi, più o meno come accade in Tutto accadde un venerdì, solo che a differenza delle protagoniste del film disneyano del 1976, i due non si sono mai incrociati. Questi scambi, come si intuisce dal montaggio iniziale e poi dalla raccolta di informazioni che Taki porterà avanti, sembrano legati al passaggio accanto alla Terra della cometa Tiamat, inventata per l'occasione. In questo caso è interessante spendere due parole sulla scelta del nome della cometa. Tiamat, infatti, nella mitologia babilonese è la dea primordiale degli oceani e delle acque salate, nonché madre di tutto il cosmo. Rappresentata come serpente marino o drago, è anche il simbolo del caos primordiale. In effetti alcuni degli aspetti della dea babilonese si possono ritrovare nella trama e nel ruolo che la cometa vi svolge. Inoltre questo oggetto celeste può essere letto come l'elemento che lega l'universo con la Terra e gli esseri umani in una maniera molto più sottile e sofisticata della lettura mitologica.
domenica 27 ottobre 2019
Topolino #3335: A caccia di fake news
Se il piatto forte del numero è il prequel de Il cimiero vichingo, il resto del sommario non è da meno con un paio di storie divertenti e interessanti.
Paperone risolve la faccenda da par suo, guadagnandoci anche, ma non tutti hanno i mezzi e le possibilità per ribaltare l'esito delle fake news: l'unica arma in questo momento è la conoscenza e la consapevolezza.
Ad affiancare Badino c'è un sempre ottimo Nico Picone, il cui tratto si è ormai stabilizzato su linee più rotonde e morbide, con personaggi leggermente più tozzi, rispetto al suo punto di riferimento, Stefano Intini.
Squadra antibufala
Utilizzando un tema molto in voga in questo momento, quello delle fake news, Sergio Badino costruisce una storia molto divertente e, per impostazione, molto simile a una tipica storia della serie di Topolino Comics&Science. Cerchi nel grano, ufo, grandi complotti mondiali con a capo i magnati più ricchi: notizie non verificate e affrontate da media e pubblico con sufficienza, seguendo la "notizia" per un tempo sufficientemente lungo da fare audience, ma non abbastanza per smentire le falsità. In questo contesto Qui, Quo, Qua conoscono a scuola Mike Nolies (nolies letteralmente niente bugie) che gli fornisce preziosi consigli, validi per chiunque e non solo per i più giovani:
Se sentite notizie che vi sembrano strane o infondate, verificatele* prima di diffonderle!I tre paperini si ritrovano ad affrontare in prima persona le fake news quando queste rischiano di travolgere lo zio Paperone: in questo modo Badino mostra in maniera esemplare come funziona il sistema: si inizia a porre con insistenza una domanda innocua, che però viene ammantata da implicazioni poco chiare (nel caso di Paperone si passa da una domanda sulla sua privacy, all'assunto che, non volendo rispondere, abbia qualcosa di losco da nascondere); poi qualunque dettaglio viene utilizzato per dimostrare le proprie tesi, interpretando immagini sfocate o zoom di crepe e macchie come prova di loschi intenti.
Chiedete agli adulti! Fate una ricerca! Approfondite! Confrontate le fonti!
Non accontentatevi!** Cercate altri siti, libri o articoli di giornale che parlino dello stesso argomento in modo da poter raffrontare le versioni!
Paperone risolve la faccenda da par suo, guadagnandoci anche, ma non tutti hanno i mezzi e le possibilità per ribaltare l'esito delle fake news: l'unica arma in questo momento è la conoscenza e la consapevolezza.
Ad affiancare Badino c'è un sempre ottimo Nico Picone, il cui tratto si è ormai stabilizzato su linee più rotonde e morbide, con personaggi leggermente più tozzi, rispetto al suo punto di riferimento, Stefano Intini.
sabato 26 ottobre 2019
L'ultimo cavaliere: apocalisse batmaniana
Era da tempo che non scrivevo di Batman, soprattutto perché è da tempo che non leggo robe recentissime scritte sul Cavaliere Oscuro. Da un lato l'attesa della pubblicazione delle storie nei volumi, Batman e Detective Comics, dall'altro il tenermi lontano dai due quindicinali ha ridotto le mie letture batmaniane recenti, almeno fino all'acquisto del primo volume de L'ultimo cavaliere sulla Terra, uscito nella DC BLack Label, che vede riunito uno dei migliori team creativi che abbia mai lavorato sul personaggio: Scott Snyder e Greg Capullo.
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venerdì 25 ottobre 2019
Le grandi domande della vita: Una ignobile puntata di gatti e vombati
C'è da sempre una domanda curiosa che ci poniamo da quando abbiamo iniziato ad addomesticare gli animali, prima per alleggerire la caccia, i trasporti e il lavoro nei campi, e poi per la compagnia, e che ha anche generato un fantascientifico paradosso con conseguenze da premio IgNoble. Ed è da questa domanda che parte questa nuova puntata de Le grandi domande della vita.
La caduta del gatto ballerino
Ovviamente l'annosa domanda è: Come fanno i gatti a cadere sempre in piedi? Il segreto sta, ovviamente, nella fisica, in particolare nella grandezza nota con il nome di momento angolare. Questa grandezza fisica è un vettore, perpendicolare al piano lungo il quale si svolge la rotazione, che mette insieme la massa del corpo che sta ruotando, la sua velocità di rotazione e l'estensione (il raggio) della rotazione stessa:
\[\vec L = \vec r \times (m \cdot \vec v)\]
Questa quantità, se non intervengono fattori esterni a modificare la velocità di rotazione, resta costante. Proprio grazie a questo principio le ballerine e i pattinatori riescono a modificare la loro velocità di rotazione (e quindi la spettacolarità delle loro evoluzioni): allargare le braccia o avvicinarle al corpo rallenta o accelera la rotazione stessa.
giovedì 24 ottobre 2019
All'origine dei nuclei pesanti
Con il processo di nucleosintesi si intende quel fenomeno fisico alla base della creazione dei nuclei atomici e quindi degli atomi. Si distingue essenzialmente tra due generi distinti di nucleosintesi: quella primordiale e quella stellare.
La nucleosintesi primordiale è la responsabile dell'origine degli atomi di idrogeno, elio e litio presenti nell'universo nella forma soprattutto dei loro isotopi più diffusi (elio-3 e -4, deuterio, litio-7). Secondo il modello del Big Bang nella sua versione attuale, tale processo è avvenuto all'incirca 20 minuti dopo l'iniziale espansione superaccelerata dello spaziotempo(11).
L'idea originale della nucleosintesi primordiale venne espressa nel famoso articolo $\alpha\beta\gamma$(6) da Ralph Alpher e George Gamow. E lo stesso Gamow diede un contributo anche allo sviluppo del modello della nucleosintesi stellare, il cui primo contributo risale ad Arthur Eddington in un articolo del 1920(1). Gamow, invece, propose nel 1928 il così detto fattore di Gamow(2, 10), utilizzato da Robert d'Escourt Atkinson e Fritz Houtermans per realizzare i primi calcoli sulle reazioni termonucleari stellari(3) e dallo stesso Gamow insieme con Edward Teller per ricavare il tasso di produzione di energia all'interno di una stella(4).
La nucleosintesi primordiale è la responsabile dell'origine degli atomi di idrogeno, elio e litio presenti nell'universo nella forma soprattutto dei loro isotopi più diffusi (elio-3 e -4, deuterio, litio-7). Secondo il modello del Big Bang nella sua versione attuale, tale processo è avvenuto all'incirca 20 minuti dopo l'iniziale espansione superaccelerata dello spaziotempo(11).
L'idea originale della nucleosintesi primordiale venne espressa nel famoso articolo $\alpha\beta\gamma$(6) da Ralph Alpher e George Gamow. E lo stesso Gamow diede un contributo anche allo sviluppo del modello della nucleosintesi stellare, il cui primo contributo risale ad Arthur Eddington in un articolo del 1920(1). Gamow, invece, propose nel 1928 il così detto fattore di Gamow(2, 10), utilizzato da Robert d'Escourt Atkinson e Fritz Houtermans per realizzare i primi calcoli sulle reazioni termonucleari stellari(3) e dallo stesso Gamow insieme con Edward Teller per ricavare il tasso di produzione di energia all'interno di una stella(4).
mercoledì 23 ottobre 2019
Un report sul caffè
Sono incappato nell'ennesima discussione sulla più o meno superficialità con cui Report tratta argomenti più o meno scientifici. In questo caso la puntata è quella del 21 ottobre e sul servizio dedicato al caffè, che non è la mia bevanda preferita. La curiosità di capire cosa è accaduto, mi ha spinto a recuperare la puntata on-line. C'è molta gente in giro che potrebbe tranquillamente fornirvi più informazioni di me, ma non è difficile trovare una composizione chimica del caffè dove è evidente la presenza di almeno un metallo al suo interno:
La cosa che, però, mi ha stupito arriva nel finale, quando il giornalista in studio a un certo punto osserva:
Ecco: alla fine il servizio di Report mi ha insegnato qualcosa che sapevo già, l'importanza della scuola nel fornirci gli strumenti per leggere il mondo che ci circonda. Basta essere più attenti a lezione!
P.S.: qui sotto il miglior video mai fatto sul caffè!
L'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione riporta questa composizione riferita a 100 grammi di parte edibile di caffè tostato: carboidrati 28,5 g; lipidi 15,4 g; proteine 10,4 g; acqua 4,1 g; potassio 2020 mg; fosforo 160 mg; calcio 130 mg; sodio 74 mg; ferro 4,1 mg; niacina 10,00 mg; riboflavina 0,20 mg. L'apporto energetico riferito a 100 grammi è di 287 kcal ossia 1201 kJ.La cosa, in qualche modo, non dovrebbe sembrare strana, visto che i metalli sono tutto intorno a noi ed effettivamente le concentrazioni dei metalli trovate nel caffè sono compatibili con le concentrazioni dei metalli presenti in natura, pur con le opportune variazioni che possono dipendere dalla composizione del terreno, come ricorda un produttore di caffè biologico italiano, o dalla quantità di pesticidi utilizzate.
La cosa che, però, mi ha stupito arriva nel finale, quando il giornalista in studio a un certo punto osserva:
Simpatico il prof.Foresta. Ha scoperto che le cialde di plastica rilasciano degli ftalati, in dosi sotto la soglia di rischio, che lui stesso peraltro critica, tuttavia continua a berlo con il sorriso sulle labbra, con la consapevolezza. Cosa che vorremmo fare anche noi, ma in mancanza di etichette, continuiamo a farlo al buio.La cosa più stupefacente è che questa consapevolezza di cui parla il giornalista qui sopra me la sono costruita a scuola, grazie alla fisica e alla matematica che mi hanno dato uno strumento potente come gli ordini di grandezza, e alla chimica stessa, che mi permette di non perdermi troppo all'interno di informazioni che sono lontane dal mio lavoro.
Ecco: alla fine il servizio di Report mi ha insegnato qualcosa che sapevo già, l'importanza della scuola nel fornirci gli strumenti per leggere il mondo che ci circonda. Basta essere più attenti a lezione!
P.S.: qui sotto il miglior video mai fatto sul caffè!
martedì 22 ottobre 2019
La camminata dell'ubriaco quantistico
Era da un po' che non giravo su arXiv per dare un'occhiata a qualche novità o curiosità non solo su cui scrivere, ma anche da approfondire un po' a tempo perso. Dando un'occhiata alle uscite recenti nel campo della fisica-matematica, mi imbatto in un articolo interessante(4), uscito all'inizio di ottobre, che mi da modo di approfondire un po' l'argomento del moto browniano.
La passeggiata casuale delle cellule in acqua
Sebbene il fenomeno fosse stato osservato per la prima volta nel 1785 da parte del botanico olandese Jan Ingenhousz, il termine deriva dal suo collega scozzese Robert Brown che lo descrisse nel 1827 osservando al microscopio il moto caotico e senza requie delle particelle del polline di Pulchella clarkia nell'acqua. La prima spiegazione teorica del fenomeno arrivò nel 1905 in uno degli articoli che Albert Einstein mandò quell'anno ad Annalen der Physik(1). L'articolo, che studiava il movimento di piccole particelle sospese in un liquido stazionario, aveva come obiettivo quello di fornire un'evidenza per l'esistenza di atomi e molecole. Il modello di Einstein venne successivamente verificato sperimentalmente da Jean Baptiste Perrin nel 1908(2) e gli permise, tra gli altri, di ottenere il Nobel per la Fisica nel 1926
lunedì 21 ottobre 2019
Weathering with You: un amore negazionista
E' soprattutto con Your Name che Makoto Shinkai viene accostato a Hayao Miyazaki, il maestro dell'animazione giapponese, ma è lo stesso Shinkai in un certo senso a voler porre le distanze da tale paragone:
But... you can't be Miyazaki, you can only be the second Miyazaki, and that isn't something to aim for.Il sesto lungometraggio di Shinkai, Weathering with You, arriva a tre anni da Your Name (che probabilmente recupererò a breve grazie a Netflix), e sono andato a vederlo insieme a due amici wikipediani a Bologna. La storia è sostanzialmente un fantasy: c'è questa ragazza, Hina, che è in grado di controllare il tempo, in particolare di portare il bel tempo. Conosce Hodaka, scappato di casa e giunto a Tokyo in cerca di un posto dove stare e di un lavoro che gli permetta di sopravvivere. Il ragazzino, nel frattempo, è diventato assistente di Keisuke Suga, un piccolo editore che pubblica su commissione articoli di inchiesta su superstizioni varie. Hodaka, così, inizia l'attività di assistente giornalista andando a intervistare vari presunti sensitivi insieme con Natsumi, scoprendo la leggenda delle sacerdotesse del tempo, in grado di portare il sereno, proprio come Hina.
domenica 20 ottobre 2019
Topolino #3334: Alla fiera della scienza
Avrei voluto scrivervi qualcosa sulla Maker Faire, fiera dell'innovazione che si tiene ogni anno, più o meno in questo periodo, alla Fiera di Roma. Quest'anno, infatti, ho avuto l'onore, l'onere e il piacere di essere presente alla mostra con un workshop-conferenza dedicato a Kerbal Space Program. Visto, però, che la storia d'apertura di Topolino #3334, L'inventore inceppato, è ambientata presso la Fiera della Scienza del Calisota, mi è sembrato più interessante unire le due occasioni in un unico articolo.
Inoltre, altra novità solo (si spera) per questa settimana è l'assenza del tradizionale articolo pubblicato sul Caffè del Cappellaio Matto, a causa di nuovi problemi di server: sono stati risolti, ma alla fine, considerando che questa settimana ho deciso di riposare il più possibile, non ho avuto il tempo materiale per sistemare l'articolo, per cui avrete tutto qui!
Iniziamo da quest'ultimo: si sono presentati, alla fine, solo quattro studenti delle scuole superiori, peraltro di Cuneo, e nessun insegnante, probabilmente per la posizione un po' sacrificata: le stanze per gli incontri e le conferenze erano, infatti, all'ingresso dei padiglioni, ma sul piano rialzato, mentre gli eventi al piano terra, e persino con Agatino e con Luca Nardi dello IAPS che ci ha seguito abbiamo avuto qualche difficoltà a trovare il posto preciso. Ad ogni modo, una volta sistemati e atteso il classico quarto d'ora accademico, abbiamo suddiviso lo spazio a noi dedicato in questo modo: prima una presentazione che avevo messo in piedi sul treno unendo un mio articolo sulla gamification con alcune informazioni aggiuntive fornite da Sandro Bardelli durante il workshop INAF della prima metà di questa settimana con alcune parti della presentazione che avevo realizzato per l'Alternanza Scuola Lavoro sempre su KSP. Finita la presentazione, ho dato agli studenti la possibilità di utilizzare il videogioco e nei tre quarti d'ora che gli sono rimasti dopo l'avvio del programma, anche grazie alla presenza nel gruppo di un ragazzo che aveva già giocato a KSP, sono riusciti a costruire un razzo in grado di andare verso Mun, fare un'orbita intorno al satellite e rientrare in tutta sicurezza su Kerbin. In questo senso, nonostante i numeri piccoli relativi ai partecipanti, considero la presenza al Maker Faire non certo inutile: i 4 studenti si sono divertiti e hanno anche fatto qualche domanda interessante, cui con Agatino abbiamo provato a dare risposte, spero soddisfacenti.
Inoltre, altra novità solo (si spera) per questa settimana è l'assenza del tradizionale articolo pubblicato sul Caffè del Cappellaio Matto, a causa di nuovi problemi di server: sono stati risolti, ma alla fine, considerando che questa settimana ho deciso di riposare il più possibile, non ho avuto il tempo materiale per sistemare l'articolo, per cui avrete tutto qui!
Maker Faire: innovazione e divertimento
Possiamo certamente considerare Maker Faire come una fiera della scienza, dell'innovazione e della tecnologia. Suddivisa in varie aree tematiche, vede la presenza di vari soggetti privati, pubblici e accademici che propongono vari progetti innovativi nei campi digitali e tecnologici. A causa dei tempi stretti (ho scelto, insieme con Agatino Rifatto, che mi ha supportato durante il workshop, di andare a Roma in giornata) non sono riuscito a girare molto la fiera, alla fine limitandomi a visite di passaggio per i padiglioni 7, dove erano approntati gli stand dell'INAF, per lo più gestiti dal personale dell'Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali, e 9, quello dove si è fisicamente svolto l'incontro dedicato a KSP.Iniziamo da quest'ultimo: si sono presentati, alla fine, solo quattro studenti delle scuole superiori, peraltro di Cuneo, e nessun insegnante, probabilmente per la posizione un po' sacrificata: le stanze per gli incontri e le conferenze erano, infatti, all'ingresso dei padiglioni, ma sul piano rialzato, mentre gli eventi al piano terra, e persino con Agatino e con Luca Nardi dello IAPS che ci ha seguito abbiamo avuto qualche difficoltà a trovare il posto preciso. Ad ogni modo, una volta sistemati e atteso il classico quarto d'ora accademico, abbiamo suddiviso lo spazio a noi dedicato in questo modo: prima una presentazione che avevo messo in piedi sul treno unendo un mio articolo sulla gamification con alcune informazioni aggiuntive fornite da Sandro Bardelli durante il workshop INAF della prima metà di questa settimana con alcune parti della presentazione che avevo realizzato per l'Alternanza Scuola Lavoro sempre su KSP. Finita la presentazione, ho dato agli studenti la possibilità di utilizzare il videogioco e nei tre quarti d'ora che gli sono rimasti dopo l'avvio del programma, anche grazie alla presenza nel gruppo di un ragazzo che aveva già giocato a KSP, sono riusciti a costruire un razzo in grado di andare verso Mun, fare un'orbita intorno al satellite e rientrare in tutta sicurezza su Kerbin. In questo senso, nonostante i numeri piccoli relativi ai partecipanti, considero la presenza al Maker Faire non certo inutile: i 4 studenti si sono divertiti e hanno anche fatto qualche domanda interessante, cui con Agatino abbiamo provato a dare risposte, spero soddisfacenti.
sabato 19 ottobre 2019
La profezia astronomica delle spade di vetro
Su un pianeta lontano lontano cadono quattro spade di vetro, destinate a quattro persone specifiche. Molti degli abitanti di quel pianeta ancora non lo sanno, ma il loro pianeta è vicino a essere distrutto dalla stella morente intorno cui sta ruotando. E le spade sono proprio la chiave per raggiungere la salvezza.
Sebbene le spade non vengano gestite in maniera sempre chiara e lineare, neanche queste alla fine si rivelano oggetti magici o mistici, e anzi possono tranquillamente essere spiegati come manufatti di tipo scientifico altamente avanzati. La parte centrale della saga, originariamente realizzata in quattro volumi e pubblicata in un'unica soluzione in Italia dalla Magic Press, ruota intorno alla ricerca delle quattro spade ispirata da una profezia fornita da un astronomo. D'altra parte la morte di una stella è uno di quegli eventi che ricadono esattamente nelle competenze di un astronomo. In questo senso tutto il mondo de Le spade di vetro ha una coerente costruzione scientifica, anche se non aggiornata alla luce dei recenti risultati ottenuti da Kepler (ma questa è un'altra storia!).
Fantascienza di impianto fantasy
Non bisogna, però, confondere Le spade di vetro di Sylviane Corgiat e Laura Zuccheri con un fumetto fantasy, anche se ne ha tutti gli elementi: animali strani e giganteschi, una struttura feudale, una profezia sulla fine del mondo e sul modo per sfuggirgli, delle spade dai poteri misteriosi che tramutano tutto e tutti in vetro a parte le persone cui sono destinate.Sebbene le spade non vengano gestite in maniera sempre chiara e lineare, neanche queste alla fine si rivelano oggetti magici o mistici, e anzi possono tranquillamente essere spiegati come manufatti di tipo scientifico altamente avanzati. La parte centrale della saga, originariamente realizzata in quattro volumi e pubblicata in un'unica soluzione in Italia dalla Magic Press, ruota intorno alla ricerca delle quattro spade ispirata da una profezia fornita da un astronomo. D'altra parte la morte di una stella è uno di quegli eventi che ricadono esattamente nelle competenze di un astronomo. In questo senso tutto il mondo de Le spade di vetro ha una coerente costruzione scientifica, anche se non aggiornata alla luce dei recenti risultati ottenuti da Kepler (ma questa è un'altra storia!).
giovedì 17 ottobre 2019
Chi è John Galt
John Galt è il protagonista de La rivolta di Atlante, romanzo libertario di Ayn Rand. Non sono ancora riuscito a leggerlo, ma ne ho spesso sentito parlare. Ora, vista l'occasione di una settimana di impegni vari, vi propongo questo video di Matt Kibbe sul romanzo e sul personaggio della Rand:
mercoledì 16 ottobre 2019
Gaming e gamification: imparare divertendosi
Dopo coding e tinkering, il terzo e ultimo giorno del workshop INAF su tutta una serie di attività più o meno connesse, che potremmo anche definire come "attività ludiche per l'astronomia" è stato dedicato a gaming e gamification.
Dopo una breve introduzione di Stefano Sandrelli, l'intervento principale della mattinata è stato quello molto interessante e ricco di spunti e contenuti di Andrea Ligabue, cercando di fornire una differenza tra la gamification e il gaming. In particolare la prima è, molto semplicemente, l'applicazione di elementi ludici in contesti e situazioni non ludiche (ad esempio la raccolta punti dei supermercati). Il gaming, che nella maniera più estensiva possibile è esattamente la pratica del giocare, nel contesto educativo può essere inteso come l'utilizzo di un gioco per insegnare conoscenze, ma soprattutto competenze, che possono essere le più diversificate in funzione delle possibilità che fornisce il gioco. A differenza di molti giochi espressamente educativi, infatti, l'utilizzo in un ambiente didattico e divulgativo di giochi commerciali permette di coinvolgere in maniera più efficace gli studenti (e in generale i giocatori) e in alcuni casi far loro compiere operazioni e risolvere problemi in maniera molto più nascosta rispetto ai giochi educativi.
Dopo una breve introduzione di Stefano Sandrelli, l'intervento principale della mattinata è stato quello molto interessante e ricco di spunti e contenuti di Andrea Ligabue, cercando di fornire una differenza tra la gamification e il gaming. In particolare la prima è, molto semplicemente, l'applicazione di elementi ludici in contesti e situazioni non ludiche (ad esempio la raccolta punti dei supermercati). Il gaming, che nella maniera più estensiva possibile è esattamente la pratica del giocare, nel contesto educativo può essere inteso come l'utilizzo di un gioco per insegnare conoscenze, ma soprattutto competenze, che possono essere le più diversificate in funzione delle possibilità che fornisce il gioco. A differenza di molti giochi espressamente educativi, infatti, l'utilizzo in un ambiente didattico e divulgativo di giochi commerciali permette di coinvolgere in maniera più efficace gli studenti (e in generale i giocatori) e in alcuni casi far loro compiere operazioni e risolvere problemi in maniera molto più nascosta rispetto ai giochi educativi.
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martedì 15 ottobre 2019
Tinkering: ovvero mettere le mani nelle cose!
In effetti non è proprio così la definizione del tinkering, ma provandolo in prima persona è proprio la sensazione che ti lascia. Dopo la giornata sul coding, il secondo giorno del workshop interno dell'INAF sulle nuove pratiche in didattica e divulgazione dell'astronomia è dedicato completamente al gioco, ma non un gioco qualunque, un gioco serio finalizzato a comprendere alcuni concetti fondamentali. A tale scopo nella mattinata sono state invitate Angela Sofia Lombardo ed Elena Parodi non solo per parlarci delle loro esperienze, ma anche per farcele provare. Entrambe le attività prevedevano la costruzione di un circuito elettrico: nel primo caso uno così detto di carta, nel secondo uno molle.
La caratteristica del primo è quella di utilizzare una batteria da pochi volt, un led, del nastro conduttore e della carta per realizzare un piccolo circuito che illuminasse una cartolina premendo da qualche parte. Con un piccolo gruppo variegato (Padova e Palermo oltre al sottoscritto da Milano - certo non proprio Milano, ma è lì che lavoro!), abbiamo realizzato una cartolina di Halloween che premendo su un angolo illumina gli estremi delle ali di un pipistrello e le punte delle orecchie. Ed è stato molto divertente e stimolante perché c'erano da capire un po' di problemi, come ad esempio sistemare il nastro e i led, sistemare la batteria, far sì che non facesse contatto senza la pressione.
La caratteristica del primo è quella di utilizzare una batteria da pochi volt, un led, del nastro conduttore e della carta per realizzare un piccolo circuito che illuminasse una cartolina premendo da qualche parte. Con un piccolo gruppo variegato (Padova e Palermo oltre al sottoscritto da Milano - certo non proprio Milano, ma è lì che lavoro!), abbiamo realizzato una cartolina di Halloween che premendo su un angolo illumina gli estremi delle ali di un pipistrello e le punte delle orecchie. Ed è stato molto divertente e stimolante perché c'erano da capire un po' di problemi, come ad esempio sistemare il nastro e i led, sistemare la batteria, far sì che non facesse contatto senza la pressione.
lunedì 14 ottobre 2019
Coding con scratch
Questa è la settimana del coding (in effetti è iniziata il 5 ottobre ed è lunga due settimane!) e i colleghi dell'Osservatorio di Bologna si sono inventati una bella iniziativa: un workshop informale interno su tre grandi temi più o meno legati uno all'altro: coding, tinkering e gaming. Oggi abbiamo iniziato con il coding.
Il coding è, in effetti, un misto tra la programmazione visuale e quella a oggetti, poiché hai alcuni blocchi che ti mostrano visivamente l'istruzione che vai a compiere: il punto centrale di questa pratica è la diffusione del ragionamento computazionale, e un programma come Scratch è in questo senso perfetto per l'uso a scuola, a partire dalle scuole elementari, fino alle medie (e oggi qualcuno suggeriva di proporre anche l'uso per le superiori, in questo caso, però, con l'obiettivo di utilizzarlo per enfatizzare la fisica, più che la programmazione, che in realtà andrebbe sviluppata nella materia apposita).
Nella parte introduttiva, prima di iniziare a giocare con il software, peraltro sviluppato da MIT, sono stati suggeriti alcuni interessanti siti che cercano innanzitutto di avvicinare gli insegnanti al coding: ad esempio Code.org, CodeMOOC o Programma il futuro. In particolare quest'ultimo propone in homepage la scena da Apollo 13 in cui i ricercatori della NASA devono cercare di trovare un modo per infilare un piolo quadrato in un buco rotondo, che non solo prova a raccontare il pensiero computazionale, ma come questo pensiero sia pane quotidiano di chi fa ricerca e dunque lo può porre nella condizione di avvicinare gli insegnanti al coding.
Il coding è, in effetti, un misto tra la programmazione visuale e quella a oggetti, poiché hai alcuni blocchi che ti mostrano visivamente l'istruzione che vai a compiere: il punto centrale di questa pratica è la diffusione del ragionamento computazionale, e un programma come Scratch è in questo senso perfetto per l'uso a scuola, a partire dalle scuole elementari, fino alle medie (e oggi qualcuno suggeriva di proporre anche l'uso per le superiori, in questo caso, però, con l'obiettivo di utilizzarlo per enfatizzare la fisica, più che la programmazione, che in realtà andrebbe sviluppata nella materia apposita).
Nella parte introduttiva, prima di iniziare a giocare con il software, peraltro sviluppato da MIT, sono stati suggeriti alcuni interessanti siti che cercano innanzitutto di avvicinare gli insegnanti al coding: ad esempio Code.org, CodeMOOC o Programma il futuro. In particolare quest'ultimo propone in homepage la scena da Apollo 13 in cui i ricercatori della NASA devono cercare di trovare un modo per infilare un piolo quadrato in un buco rotondo, che non solo prova a raccontare il pensiero computazionale, ma come questo pensiero sia pane quotidiano di chi fa ricerca e dunque lo può porre nella condizione di avvicinare gli insegnanti al coding.
domenica 13 ottobre 2019
Topolino #3333: Un fantasmagorico remake
La principale particolarità del Topolino in edicola sta nel numero di copertina, il 3333, che viene sfruttato da Panini Comics con una copertina realizzata per l'occasione da Alessandro Perina e da una storia di Fabio Michelini e Donald Soffritti, anticipata da un articolo di curiosità scritto dallo stesso Michelini. Oltre alla storia di chiusura, approfondita nel link precedente insieme con Il tesoro 3333, altra interessante presenza nel sommario è il remake della storica Topolino nella casa dei fantasmi di Floyd Gottfredson.
Il condominio dei fantasmi di Pietro Zemelo e Luca Usai ammicca a questa opzione criminale un po' per tutta la storia: Topolino, infatti, non credendo ai fantasmi, al pari di Pippo, del resto, in alcune occasioni fa la supposizione di qualcosa di losco dietro l'infestazione del condominio di sette piani acquistato da Mister Mastiff e anch'esso infestato da sette spettri.
Così Topolino e Pippo si dirigono insieme con Mastiff verso il palazzone, dove incontrano Paperino, giunto a Topolinia per supervisionare i lavori degli operai di Paperone, che Mastiff aveva assoldato per le ristrutturazioni del palazzo. A questo punto il trio si mette a indagare.
Ovviamente la soluzione del mistero non è più di genere criminale, mentre i fantasmi sono aiutati dalla tecnologia nelle operazioni di terrore, permettendo così agli autori di essere anche un po' più spaventosi rispetto alla storia originale: in questo senso è fantastico il modo in cui Topolino, Paperino e Pippo utilizzano la tecnologia "fantasmatica" contro i creatori dei fantasmi. Alla fine, oltre al buon aggiornamento fatto da Zemelo sulla storia, colpisce anche l'ottima prova di Usai: particolarmente efficaci, infatti, sono i suoi fantasmi, ma anche il mostro furioso che compare nel finale, quasi una sorta di boss da ultimo livello. E in effetti il soggetto rinnovato, in qualche modo, richiama proprio a un classico videogioco d'avventura.
I fantasmi non esistono
L'originale di Gottfredson era una storia tra il gotico e il noir, in cui Topolino, Pippo e Paperino, in affari insieme per risolvere il mistero dei sette fantasmi che infestano la casa del colonnello Bassett. Dopo una serie di situazioni di tensione alternate a gag durate dal 10 agosto al 28 novembre del 1936, i nostri eroi scoprono che la casa in realtà non era infestata da fantasmi, ma da contrabbandieri che cercavano di tenere lontano il colonnello Bassett e tutti i suoi ospiti per utilizzarla come base dei loro traffici.Il condominio dei fantasmi di Pietro Zemelo e Luca Usai ammicca a questa opzione criminale un po' per tutta la storia: Topolino, infatti, non credendo ai fantasmi, al pari di Pippo, del resto, in alcune occasioni fa la supposizione di qualcosa di losco dietro l'infestazione del condominio di sette piani acquistato da Mister Mastiff e anch'esso infestato da sette spettri.
Così Topolino e Pippo si dirigono insieme con Mastiff verso il palazzone, dove incontrano Paperino, giunto a Topolinia per supervisionare i lavori degli operai di Paperone, che Mastiff aveva assoldato per le ristrutturazioni del palazzo. A questo punto il trio si mette a indagare.
Ovviamente la soluzione del mistero non è più di genere criminale, mentre i fantasmi sono aiutati dalla tecnologia nelle operazioni di terrore, permettendo così agli autori di essere anche un po' più spaventosi rispetto alla storia originale: in questo senso è fantastico il modo in cui Topolino, Paperino e Pippo utilizzano la tecnologia "fantasmatica" contro i creatori dei fantasmi. Alla fine, oltre al buon aggiornamento fatto da Zemelo sulla storia, colpisce anche l'ottima prova di Usai: particolarmente efficaci, infatti, sono i suoi fantasmi, ma anche il mostro furioso che compare nel finale, quasi una sorta di boss da ultimo livello. E in effetti il soggetto rinnovato, in qualche modo, richiama proprio a un classico videogioco d'avventura.
sabato 12 ottobre 2019
La tragedia di Bailey
Saltuariamente acquisto anche Linus, ma da quando ha cambiato impostazione editoriale sotto la direzione di Igort non mi ero più avvicinato alla rivista. Il sommario, oltre alla presenza delle storiche strisce dei Peanuts di Charles Schultz, presenta anche un interessante mix di fumetto underground, straniero e italiano, strisce e vignette storiche, l'arrivo di una striscia deliziosa che leggo in inglese, Mutts di Patrick McDonnell, un ricco comparto di articoli e, soprattutto, una sezione diciamo così storica dove vengono ripresi e celebrati alcuni protagonisti del fumetto mondiale. E nel numero di questo mese, peraltro il 653.mo in totale, in copertina ecco Astro Boy di Osamu Tezuka. Il personaggio è presente non solo grazie a due articoli di approfondimento, di cui uno più generico sul manga, ma anche con la storia La tragedia di Bailey, proposta come anteprima del volume La grande avventura di Astro Boy della JPop in uscita a Lucca Comics&Games 2019.
venerdì 11 ottobre 2019
Litio, il nucleo santo
Ci sono due canzoni, profondamente differenti una dall'altra, che hanno come titolo il terzo elemento della tavola periodica, e sono Lithium degli Evanescense dall'album Open Door e Lithium dei Nirvana dall'album Nevermind.
Poiché il litio viene utilizzato in medicina, soprattutto per il disturbo bipolare dell'umore, ma presenta anche una serie di controindicazioni, come un effetto sedativo (motivo per cui un malato bipolare che ho conosciuto ha avuto molte difficoltà nell'assumere le medicine per controllare il suo disturbo) e in un certo senso viene utilizzato in entrambe le canzoni come sinonimo di droga.
In particolare nella canzone scritta da Kurt Cobain, secondo Michael Azerrad, il testo si riferisce alla religione come oppio dei popoli di Karl Marx. In effetti questi versi sembrano inequivocabilmente andare nella direzione indicata da Azerrad:
Poiché il litio viene utilizzato in medicina, soprattutto per il disturbo bipolare dell'umore, ma presenta anche una serie di controindicazioni, come un effetto sedativo (motivo per cui un malato bipolare che ho conosciuto ha avuto molte difficoltà nell'assumere le medicine per controllare il suo disturbo) e in un certo senso viene utilizzato in entrambe le canzoni come sinonimo di droga.
In particolare nella canzone scritta da Kurt Cobain, secondo Michael Azerrad, il testo si riferisce alla religione come oppio dei popoli di Karl Marx. In effetti questi versi sembrano inequivocabilmente andare nella direzione indicata da Azerrad:
We've broken our mirrorsInvece la canzone scritta da Amy Lee, a differenza di quanto alcuni pensavano (un riferimento all'uso del litio come droga) è una canzone sull'infelicità e la depressione, come abbastanza evidente dalla stanza d'ingresso:
Sunday morning is everyday for all I care
And I'm not scared
Light my candles in a daze
'Cause I've found god
Lithium, don't want to lock me up insideVisto, però, che il litio è stato il protagonista del Premio Nobel per la Chimica 2019, andiamo a vedere alcune delle proprietà di questo elemento.
Lithium, don't want to forget how it feels without
Lithium, I want to stay in love with my sorrow
Oh, but, God, I want to let it go
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giovedì 10 ottobre 2019
Joker: l'oscuro pagliaccio del crimine
Non vi tedierò con un qualche lungo trattato sul Joker: mi basta rimandarvi al lungo articolo che ho dedicato allo storico avversario di Batman in occasione dei 75 anni del Cavaliere Oscuro.
Joker di Todd Phillips con un bravissimo Joaquin Phoenix nel ruolo del protagonista e titolare della pellicola, si sviluppa lungo il soggetto de Il ritorno del Cavaliere Oscuro, ma senza alcun Batman. Non sono, in effetti, pochi gli elementi che i due prodotti hanno in comune: una Gotham in preda al caos e alla criminalità; una presenza esagerata da parte dei media, sempre pronti a esagerare gli eventi violenti della città; alcune scene che sembrano prese pari pari dal fumetto di Frank Miller, come l'esordio televisivo del Joker. La pellicola, però, pesca anche dal primo Batman di Tim Burton: in quell'occasione, infatti, il Joker era la causa della morte dei genitori di Bruce Wayne, in questo caso ne è solo la causa indiretta. Lo stesso Phoenix, in particolare nella scena delle scale, ricorda molto nelle movenze il Jack Nicholson che interpretò da par suo un personaggio al tempo stesso semplice e complesso come il Joker.
Joker di Todd Phillips con un bravissimo Joaquin Phoenix nel ruolo del protagonista e titolare della pellicola, si sviluppa lungo il soggetto de Il ritorno del Cavaliere Oscuro, ma senza alcun Batman. Non sono, in effetti, pochi gli elementi che i due prodotti hanno in comune: una Gotham in preda al caos e alla criminalità; una presenza esagerata da parte dei media, sempre pronti a esagerare gli eventi violenti della città; alcune scene che sembrano prese pari pari dal fumetto di Frank Miller, come l'esordio televisivo del Joker. La pellicola, però, pesca anche dal primo Batman di Tim Burton: in quell'occasione, infatti, il Joker era la causa della morte dei genitori di Bruce Wayne, in questo caso ne è solo la causa indiretta. Lo stesso Phoenix, in particolare nella scena delle scale, ricorda molto nelle movenze il Jack Nicholson che interpretò da par suo un personaggio al tempo stesso semplice e complesso come il Joker.
martedì 8 ottobre 2019
Storia di una radiazione
La storia è abbastanza nota ed è stata scritta in varie occasioni, ma forse vale la pena provare a riassumerla. Dopo il rilascio della teoria della relatività generale di Albert Einstein, l'interesse verso il modello del fisico teorico tedesco produsse un bel po' di idee. Il teorico russo Alexander Friedmann fu tra i primi ad affrontare le equazioni della relatività generale, scoprendo che l'universo descritto da tali equazioni era dinamico(1). In effetti scoprì tre distinti universi: uno aperto, in cui era prevista un'espansione infinita dello spaziotempo; uno piatto, in cui l'equilibrio tra espansione e gravità avrebbe alla fine portatto comunque l'universo alla morte termica; e uno chiuso, in cui a un certo punto l'espansione si sarebbe invertita trasformandola in una contrazione. In tutti e tre i casi l'universo aveva un inizio in una singolarità, ovvero una situazione di densità ed energia infinite. Tutto questo racchiuso nella famosa equazione di Friedmann.
Nel frattempo anche il gesuita Georges Lemaitre si stava interessando a un universo in evoluzione, giungendo alla fine a conclusioni analoghe a quelle del fisico russo. In effetti il suo lavoro venne pubblicato nel 1927(2), cinque anni più tardi l'articolo di Friedmann, che nel frattempo era morto due anni prima a causa di una febbre tifoidea non diagnosticata e probabilmente contratta in Crimea durante il viaggio di nozze. A differenza del russo, Lemaitre introdusse nel suo modello anche i concetti di spostamento verso il rosso (redshift) e le idee più recenti su radiazione e materia.
Nel frattempo i modelli di Friedmann spinsero Einstein a introdurre nelle sue equazioni una costante cosmologica per rendere l'universo statico: secondo la concezione del fisico tedesco l'universo non poteva evolvere e doveva essere uguale a se stesso nel passato così come nel futuro. Solo che nel 1929, due anni dopo la pubblicazione del modello di Lemaitre, l'astronomo Edwin Hubble non solo dimotrò inequivocabilmente che l'universo conteneva altre galassie oltre la Via Lattea, ma che queste galassie si stavano (e si stanno) allontanando da noi: l'universo appariva in espansione proprio come predetto dai modelli di Friedmann e Lemaitre!
Nonostante la scoperta di Hubble, però, non si iniziò a parlare di teoria del Big Bang fino a che non entrò in scena uno degli allievi di Friedman, George Gamow.
Nel frattempo anche il gesuita Georges Lemaitre si stava interessando a un universo in evoluzione, giungendo alla fine a conclusioni analoghe a quelle del fisico russo. In effetti il suo lavoro venne pubblicato nel 1927(2), cinque anni più tardi l'articolo di Friedmann, che nel frattempo era morto due anni prima a causa di una febbre tifoidea non diagnosticata e probabilmente contratta in Crimea durante il viaggio di nozze. A differenza del russo, Lemaitre introdusse nel suo modello anche i concetti di spostamento verso il rosso (redshift) e le idee più recenti su radiazione e materia.
Nel frattempo i modelli di Friedmann spinsero Einstein a introdurre nelle sue equazioni una costante cosmologica per rendere l'universo statico: secondo la concezione del fisico tedesco l'universo non poteva evolvere e doveva essere uguale a se stesso nel passato così come nel futuro. Solo che nel 1929, due anni dopo la pubblicazione del modello di Lemaitre, l'astronomo Edwin Hubble non solo dimotrò inequivocabilmente che l'universo conteneva altre galassie oltre la Via Lattea, ma che queste galassie si stavano (e si stanno) allontanando da noi: l'universo appariva in espansione proprio come predetto dai modelli di Friedmann e Lemaitre!
Nonostante la scoperta di Hubble, però, non si iniziò a parlare di teoria del Big Bang fino a che non entrò in scena uno degli allievi di Friedman, George Gamow.
domenica 6 ottobre 2019
Topolino #3332: I colori della scienza
Il Topolino attualmente in edicola è decisamente nel segno della scienza, non solo grazie a La Luna d'occasione di Alessandro Sisti e Francesco D'Ippolito, ma anche grazie alla storia di chiusura. Anche il resto del sommario presenta alcune storie notevoli su cui soffermarsi, come la prima puntata di una nuova doppia storia su Paperinik e un nuovo episodio di Paperino paperotto che dopo la scorpacciata adolescenziale dei numeri precedenti, conclusasi con l'ultima puntata di Young Donald Duck, riporta su Topolino l'infanzia di Paperino nella bucolica Quack Town.
Minni e i colori della scienza segna l'esordio delle Victorian Ladies, rinviato dopo la storia prevista ad agosto e poi cancellata per fare spazio all'omaggio di Topolino ad Andrea Camilleri. La storia è raccontata come una sorta da Minni a Tip e Tap: protagonista è un'antenata vittoriana di Minni, Minni Seamouse, pittrice e naturalista, che parte per un viaggio di esplorazione scientifica insieme con Zapotech e con la botanica Trudy a bordo della Challenger, guidata da Mickey Jacktop con piglio autoritario e dispotico, come si conviene per i capitani dell'epoca.
I punti interessanti nella storia sono effettivamente vari. Iniziamo dalla nave: effettivamente è esistita una nave vittoriana con quel nome, la HMS Challenger, nave britannica varata il 13 febbraio del 1858. Questa, per conto della Royal Society compì una spedizione scientifica, nota come Spedizione Challenger, tra il 1872 e il 1876 che compì una serie di interessanti osservazioni naturalistiche che gettarono le basi della moderna oceanografia. In particolare la spedizione si avvalse di due capitani, tre naturalisti e due oceanografi, ovviamente tutti maschi. Infatti, per quanto il mestiere di naturalista ha visto la presenza di molte donne, erano poche quelle che si mettevano in viaggio in giro per il mondo, come ad esempio la tedesca Amalie Dietrich, che portò a termine alcune osservazioni sul campo in Australia.
Scienza, obiettivo comune
Nonostante lo stile narrativo un po' semplicistico, Matteo Venerus riesce nell'intento di costruire una storia intorno al messaggio centrale già espresso nel titoletto di questa sezione: la scienza è, o comunque dovrebbe essere l'obiettivo comune di tutto il genere umano.Minni e i colori della scienza segna l'esordio delle Victorian Ladies, rinviato dopo la storia prevista ad agosto e poi cancellata per fare spazio all'omaggio di Topolino ad Andrea Camilleri. La storia è raccontata come una sorta da Minni a Tip e Tap: protagonista è un'antenata vittoriana di Minni, Minni Seamouse, pittrice e naturalista, che parte per un viaggio di esplorazione scientifica insieme con Zapotech e con la botanica Trudy a bordo della Challenger, guidata da Mickey Jacktop con piglio autoritario e dispotico, come si conviene per i capitani dell'epoca.
I punti interessanti nella storia sono effettivamente vari. Iniziamo dalla nave: effettivamente è esistita una nave vittoriana con quel nome, la HMS Challenger, nave britannica varata il 13 febbraio del 1858. Questa, per conto della Royal Society compì una spedizione scientifica, nota come Spedizione Challenger, tra il 1872 e il 1876 che compì una serie di interessanti osservazioni naturalistiche che gettarono le basi della moderna oceanografia. In particolare la spedizione si avvalse di due capitani, tre naturalisti e due oceanografi, ovviamente tutti maschi. Infatti, per quanto il mestiere di naturalista ha visto la presenza di molte donne, erano poche quelle che si mettevano in viaggio in giro per il mondo, come ad esempio la tedesca Amalie Dietrich, che portò a termine alcune osservazioni sul campo in Australia.
sabato 5 ottobre 2019
Mother Cosmos: il fantastico mondo surreale di Sugiyama
Mother Cosmos è il manga d'esordio dell'illustratore Minoru Sugiyama. Portato in Italia dalla Star Comics all'interno della collana Umami, propone al grande pubblico uno stile di disegno e di composizione della pagina molto ordinato, in qualche modo molto occidentale, ma con un occhio differente rispetto ad autori come Atsushi Kaneko o Minetaro Mochizuki. Mentre questi ultimi due mangaka più che nel tratto è soprattutto nella composizione e nell'uso di tematiche pop che si lasciano influenzare dall'Occidente, Sugiyama guarda soprattutto ai pittori e illustratori europei. Palazzi e architetture che ricordano Maurits Cornelis Escher, mostri che richiamano Hieronymus Bosch, macchinari dall'aspetto antropomorfo che sembrano usciti dalle illustrazioni dei primi romanzi steampunk o le illustrazioni dell'artista francese Roland Topor, ma con una ricchezza e un'eleganza quasi barocche (mi viene da accostarli alle illustrazioni realizzare per il fumetto italiano 2700) si sposano con una storia di impianto fantasy che mescola tematiche alla 1984 di George Orwell con atmosfere alla Momo o Storia Infinita di Michael Ende. Non è da escludere l'influenza dei video musicali surreali di molti gruppi psichedelici, primi fra tutti i Pink Floyd.
venerdì 4 ottobre 2019
Radio Star
I Buggles sono stati un duo formatosi nel 1977 dalla collaborazione tra Trevor Horn e Geoff Downes. Il gruppo risultò attivo fino al 1981, quando entrarono negli Yes, storico gruppo progressive britannico. La cosa può apparire un po' strana, considerando che i Buggles sono un gruppo synth pop, mentre il brano che li fece conoscere a livello mondiale, Video killed the radio star, è considerato un precursore del techno pop.
Il testo non ha alcun riferimento scientifico, ma solo tecnologico. Anticipa indubbiamente le tematiche letterarie del cyberpunk (la canzone esce, come singolo, nel 1979, mentre Neuromante, il romanzo che ha dato il via al genere, è del 1984), e nascosta dietro una musica coinvolgente, propone una visione non molto ottimistica del futuro tecnologico, che emerge non solo dal titolo, ma anche da alcuni versi come ad esempio:
Il testo non ha alcun riferimento scientifico, ma solo tecnologico. Anticipa indubbiamente le tematiche letterarie del cyberpunk (la canzone esce, come singolo, nel 1979, mentre Neuromante, il romanzo che ha dato il via al genere, è del 1984), e nascosta dietro una musica coinvolgente, propone una visione non molto ottimistica del futuro tecnologico, che emerge non solo dal titolo, ma anche da alcuni versi come ad esempio:
Pictures came and broke your heartSebbene, nel complesso, titolo, testo e video ufficiale (che peraltro fu il primo video trasmesso da MTV l'1 agosto del 1981) sia un chiaro riferimento alla sfida tra televisione e radio, e sebbene la radio viva una stagione decisamente molto interessante, anche grazie a podcast e web radio, non è di tutto questo che voglio scrivervi quest'oggi, ma, letteralmente, di radio stelle!
giovedì 3 ottobre 2019
La prima ferrovia italiana
La ferrovia Napoli-Portici fu la prima linea ferroviaria costruita nella penisola italiana, nel territorio all'epoca facente parte del regno delle Due Sicilie. Commissionata da re Ferdinando II delle Due Sicilie, la linea venne ufficialmente inaugurata il 3 ottobre 1839: era a doppio binario e aveva la lunghezza di 7,25 chilometri. E aveva anche o'sole, o'core e o'mare (il sole, il cuore e il mare).
(...)
Il primo convoglio ferroviario portava nelle vetture 48 personalità, una rappresentanza militare costituita da 60 ufficiali, 30 fanti, 30 artiglieri e 60 marinai. Nell'ultima vettura prese posto la banda della guardia reale. Il percorso venne compiuto in nove minuti e mezzo tra ali di gente stupita e festante.
Nei successivi quaranta giorni ben 85.759 passeggeri usufruirono della ferrovia.
(...)
Data la novità del mezzo ferroviario, per la realizzazione fu necessario rivolgersi all'industria straniera: la progettazione, così come il capitale investito, era francese, le locomotive giunsero dall'Inghilterra ed erano costruite sul modello delle prime progettate da George e Robert Stephenson, nelle officine Londridge e Starbuk di Newcastle. Il resto dei materiali rotabili era stato invece costruito nel Regno delle Due Sicilie. Il ferro delle rotaie proveniva infatti dalle miniere della Vallata dello Stilaro e fu lavorato nel polo siderurgico di Mongiana, in Calabria. Le rotaie erano realizzate in ferro battuto, in moduli da 5 metri, per il peso di 25 kg per metro di lunghezza.
mercoledì 2 ottobre 2019
Una mucca indiana a Sarajevo
Tra il 1992 e il 1995 la Bosnia è stata territorio di una guerra etnica e civile caratterizzata soprattutto dalla forte presenza dei cecchini in molte delle città bosniache, prima su tutte Sarajevo. Uno degli elementi più stupefacenti, almeno per qualcuno che si reputa abbastanza lontano dalla religione, è come le ideologie che hanno diviso la popolazione bosniaca hanno di fatto separato amici e parenti, persone che fino al giorno prima erano in rapporti più o meno stretti e che poi si sono ritrovate dai due lati della barricata. Per la maggior parte la scelta è stata in un certo senso dettata dalla paura di essere isolati dalla comunità religiosa di appartenenza, per altri la conclusione di un percorso di odio. Ad ogni modo la Bosnia è stata di fatto invasa sia dalle forze di pace di ONU e NATO, sia da cecchini e mercenari di altre nazioni che videro nella guerra in Bosnia un'ottima occasione per lucrare sulla morte.
In tutto questo contesto la città di Sarajevo ha resistito a un vero e proprio assedio, opponendo alla violenza la forza della vita e della cultura, di cui la città è stata sempre ricca. Ed è proprio tutto questo che Lorenzo Mazzoni racconta ne Il muggito di Sarajevo, un romanzo indubbiamente realistico, ma al tempo stesso incredibilmente surreale. Per capire soprattutto quest'ultimo punto, basta riassumere il romanzo attraverso questi pochi elementi:
In tutto questo contesto la città di Sarajevo ha resistito a un vero e proprio assedio, opponendo alla violenza la forza della vita e della cultura, di cui la città è stata sempre ricca. Ed è proprio tutto questo che Lorenzo Mazzoni racconta ne Il muggito di Sarajevo, un romanzo indubbiamente realistico, ma al tempo stesso incredibilmente surreale. Per capire soprattutto quest'ultimo punto, basta riassumere il romanzo attraverso questi pochi elementi:
martedì 1 ottobre 2019
La Cina e il passo del gambero
Il primo ottobre del 1949 Mao Zedong annunciò la formazione della Repubblica Popolare di Cina. L'obiettivo della Cina comunista non era così differente dall'obiettivo di molti movimenti socialisti e comunisti odierni: uguaglianza, diritti economici, fine dello sfruttamento e democrazia. Ma gli obiettivi non sono la stessa cosa dei risultati.Guarda il video di Free the People:
Il presidente Mao non ha potuto conformare l'economia cinese alla sua volontà. Sotto il suo dominio, milioni di persone affamate e il malcontento crebbero man mano che i diritti venivano cancellati. Il piano di Mao per un'utopia socialista provocò, invece, la morte di 45 milioni di persone, il più grande omicidio di massa della storia. Non dimentichiamo che il socialismo uccide.
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