Dopo una breve introduzione di Stefano Sandrelli, l'intervento principale della mattinata è stato quello molto interessante e ricco di spunti e contenuti di Andrea Ligabue, cercando di fornire una differenza tra la gamification e il gaming. In particolare la prima è, molto semplicemente, l'applicazione di elementi ludici in contesti e situazioni non ludiche (ad esempio la raccolta punti dei supermercati). Il gaming, che nella maniera più estensiva possibile è esattamente la pratica del giocare, nel contesto educativo può essere inteso come l'utilizzo di un gioco per insegnare conoscenze, ma soprattutto competenze, che possono essere le più diversificate in funzione delle possibilità che fornisce il gioco. A differenza di molti giochi espressamente educativi, infatti, l'utilizzo in un ambiente didattico e divulgativo di giochi commerciali permette di coinvolgere in maniera più efficace gli studenti (e in generale i giocatori) e in alcuni casi far loro compiere operazioni e risolvere problemi in maniera molto più nascosta rispetto ai giochi educativi.
In quest'ultimo caso, tali giochi hanno per la maggior parte un errore di fondo: non sono progettati per divertire, ma per fornire informazioni, nozioni, o per verificarle. Andrea ci ha fornito numerosi esempi di quest'ultimo caso, ma ci ha anche portato alcuni giochi da tavolo di ambientazione scientifica, alcuni anche a tema spaziale, come ad esempio questo qui sotto:
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Subito dopo, come compito prima di pranzo, è stato assegnato a ognuno dei gruppi che si sono creati nei vari tavoli (più o meno spontaneamente in funzione dell'arrivo al mattino e di dove ci si è seduti), il compito di progettare un gioco utilizzando uno schema che ci era stato fornito. Ovviamente ognuno dei gruppi ha puntato sul tema spaziale/astronomico, tutti più o meno concentrati su un gioco da svolgersi in un ambiente chiuso, tranne uno. Indovinate chi ha proposto un'ambientazione all'aperto?
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P.S.: mi spiace non essere stato in grado di scrivervi tutto, ma proprio tutto. Il tempo dei live blogging, per quel che mi riguarda è finito, e comunque non mi sembra il caso di scrivere tutto, essenzialmente perché molte riflessioni su questa esperienza matureranno solo nei prossimi giorni, con la conclusione di una settimana particolarmente intensa. Ad ogni modo mi scuso con tutti coloro che sono intervenuti in maniera attiva al workshop se ho dimenticato qualcosa, ma la completezza, come ha dimostrato Kurt Godel, non è per nulla raggiungibile.
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