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I fantasmi non esistono
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Il condominio dei fantasmi di Pietro Zemelo e Luca Usai ammicca a questa opzione criminale un po' per tutta la storia: Topolino, infatti, non credendo ai fantasmi, al pari di Pippo, del resto, in alcune occasioni fa la supposizione di qualcosa di losco dietro l'infestazione del condominio di sette piani acquistato da Mister Mastiff e anch'esso infestato da sette spettri.
Così Topolino e Pippo si dirigono insieme con Mastiff verso il palazzone, dove incontrano Paperino, giunto a Topolinia per supervisionare i lavori degli operai di Paperone, che Mastiff aveva assoldato per le ristrutturazioni del palazzo. A questo punto il trio si mette a indagare.
Ovviamente la soluzione del mistero non è più di genere criminale, mentre i fantasmi sono aiutati dalla tecnologia nelle operazioni di terrore, permettendo così agli autori di essere anche un po' più spaventosi rispetto alla storia originale: in questo senso è fantastico il modo in cui Topolino, Paperino e Pippo utilizzano la tecnologia "fantasmatica" contro i creatori dei fantasmi. Alla fine, oltre al buon aggiornamento fatto da Zemelo sulla storia, colpisce anche l'ottima prova di Usai: particolarmente efficaci, infatti, sono i suoi fantasmi, ma anche il mostro furioso che compare nel finale, quasi una sorta di boss da ultimo livello. E in effetti il soggetto rinnovato, in qualche modo, richiama proprio a un classico videogioco d'avventura.
Riunione nella notte
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La storia è comunque ben scritta e ancor meglio disegnata da un Lorenzo Pastrovicchio sempre in forma, anche con una struttura classica come quella de La disfida di Villa Rosa, ma forse sarebbe opportuno provare ad avere una via mediana per le storie di Paperinik, un modo per riportare nelle storie del personaggio, senza necessariamente dover mettere in campo PK, le dinamiche barksiane o scarpiane (non a caso Romano Scarpa ha siglato ben poche storie con Paperinik) che alcuni bravi autori stanno faticosamente portando nelle storie papere.
Forse è il caso che...
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Nel corso degli anni qualcosa è cambiato, il personaggio è diventato più sfaccettato, ma al contempo è stato anche utilizzato come rappresentazione dei piccoli criminali. Il problema è che questa caratterizzazione è diventata quella di base nel corso degli anni, ed è su questa linea che si inserisce Il mago del crimine di Alessandro Mainardi e Ottavio Panaro. La storia di per sé non è brutta e scorre via abbastanza agilmente. Indubbiamente un po' scontata, lascia però alla fine la sensazione che si potrebbe prendere qualcun altro per interpretare il ruolo di ladro scalcinato, ripescandolo dal bacino disneyano storico. Ovviamente un nome su tutti quello di Sgrinfa, che ad ogni modo anch'egli era molto più temibile alle origini.
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