Stomachion

sabato 5 ottobre 2019

Mother Cosmos: il fantastico mondo surreale di Sugiyama

Mother Cosmos è il manga d'esordio dell'illustratore Minoru Sugiyama. Portato in Italia dalla Star Comics all'interno della collana Umami, propone al grande pubblico uno stile di disegno e di composizione della pagina molto ordinato, in qualche modo molto occidentale, ma con un occhio differente rispetto ad autori come Atsushi Kaneko o Minetaro Mochizuki. Mentre questi ultimi due mangaka più che nel tratto è soprattutto nella composizione e nell'uso di tematiche pop che si lasciano influenzare dall'Occidente, Sugiyama guarda soprattutto ai pittori e illustratori europei. Palazzi e architetture che ricordano Maurits Cornelis Escher, mostri che richiamano Hieronymus Bosch, macchinari dall'aspetto antropomorfo che sembrano usciti dalle illustrazioni dei primi romanzi steampunk o le illustrazioni dell'artista francese Roland Topor, ma con una ricchezza e un'eleganza quasi barocche (mi viene da accostarli alle illustrazioni realizzare per il fumetto italiano 2700) si sposano con una storia di impianto fantasy che mescola tematiche alla 1984 di George Orwell con atmosfere alla Momo o Storia Infinita di Michael Ende. Non è da escludere l'influenza dei video musicali surreali di molti gruppi psichedelici, primi fra tutti i Pink Floyd.
La struttura della storia di Sugiyama è, come detto, tipicamente fantasy con la classica cerca, in questo caso della Mother Cosmos del titolo. E proprio come per un fantasy, ogni passo che avvicina la compagnia al suo obiettivo finale è un tassello di conoscenza che si aggiunge in un percorso iniziatico che porta il protagonista, il giovane Satoru, alla scoperta non solo delle origini del mondo in cui vive, ma anche delle sue stesse origini. Alcuni temi che vengono sviscerati, in particolare nel finale, hanno anche una certa ispirazione carrolliana, senza però il gusto per l'assurdo tipico dello scrittore di Alice nel Paese delle Meraviglie.
La narrazione, invece, si fa via via sempre più serrata fino al concitato finale, mentre il tratto utilizzato per i personaggi umani ricorda un disegnatore esordiente occidentale che prova a cimentarsi con il manga (mi viene da pensare anche a Marco Tanca e ai suoi Pinguini del deserto). I macchinari di cui si scriveva poco sopra, invece, evidentemente ispirati dai classici robottoni, combinano anche del materiale organico al loro interno, se non addirittura dei veri e propri esseri viventi, quasi come i macchinari ideati da Shintaro Kago per Super-Conductive Brains Parataxis, per restare nell'ambito del manga.
Nel complesso un'opera incredibilmente affascinante, che mescola fantasy, mecha, filosofia e religione, da gustare, come non mai, sia con la lettura sia, semplicemente, con gli occhi, proprio grazie alle bellissime illustrazioni di Sugiyama, che però soffrono un po' per un formato che, per quanto più grande rispetto a quello usuale dei manga, risulta comunque troppo piccolo per apprezzarne al meglio i dettagli.

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