Il 12.mo volume di
Epix, lo speciale di
Urania dedicato al
fantasy e al fantastico in generale (e che da un po' ho ormai perso di vista...), è una selezione della raccolta
Tales of Lovecraft Mythos curata da
Robert Price. Dalla raccolta la redazione di
Urania ha escluso
Robert Bloch, presente con una prefazione, un racconto dello stesso Price, e tra gli altri anche 2 racconti di
August Derleth, che è uno dei principali ordinatori dell'opera di
Lovecraft. La raccolta, comunque, nasce per mettere insieme racconti ambientati e ispirati dal
solitario di Providence e principalmente legati ai
miti di Cthulhu.
Gli autori presenti in questo volume sono
- Howard con Le cose nel tetto e Il fuoco di Assurbanipal
- Clark Ashton Smith con Le sette maledizioni
- Henry Kuttner con Gli invasori e La campana dell'orrore
- Price con Il signore dell'illusione
- Richard Seeright con Il custode della conoscenza
- Henry House con Il guardiano del libro
- Robert Lowndes con L'abisso
- Duane Russell con La musica delle stelle
- Carl Jacobi con L'acquario
- Donald Wollheim con L'orrore di Lovecraft
- Fritz Leiber con Per Arkham ad astra
In appendice
Alt+Canc di
Mario Bianchino, collaboratore della redazione, un racconto che nulla ha a che spartire con il volume.
I racconti migliori in assoluto sono quelli di Howard, ma questo non era difficile da prevedere. In particolare
Il fuoco di Assurbanipal ha un sapore
conaniano che lo rende particolarmente affascinante. La storia ha poi molto in comune con il frammento
howardiano Il salone dei morti, rielaborato in forma di fumetto in una trilogia da
Mike Mignola con i disegni di
Cary Nord per la prima serie della Dark Horse dedicata a
Conan e raccolto in Italia sul 4.0 volume di
100% Conan: Il salone dei morti edito dalla Panini.
Particolare il racconto di Smith, che utilizzando una struttura favolistica, racconta di orrori tipicamente
lovecraftiani. Come lettore mi aspettavo una risoluzione circolare del racconto, che invece trova la sua fine con la morte improvvisa del protagonista, tale
Ralibar Vooz. Probabilmente l'attesa era dovuta all'accenno ai cerchi:
(...) Ho circondato questo luogo con dodici cerchi di illusione, il cui effetto è moltiplicato dalle loro innumerevoli intersezioni; e la possibilità che un intruso riuscisse a trovare la strada per la mia dimora era così piccola da essere trascurabile.
Sono le parole dello stregone
Ezdagor, che impone la prima fatica sul nostro Ralibar Vooz, una sorta di Ercole
lovecraftiano che si aggira tra divinità oscure, di volta in volta suscitando interessi mangerecci o sperimentali o quant'altro fino alla morte conclusiva e quanto mai casuale!