Stomachion

domenica 30 novembre 2014

Il (non) carnevale della fisica #3

Siamo arrivati alla 3.a edizione del (non) carnevale della fisica, iniziativa nata per riempire il vuoto lasciato dal carnevale della fisica, che faceva il suo esordio esattamente cinque anni fa. A differenza di quel carnevale, qui non si assegnano premi a nessuno perché ha scritto l'articolo migliore, ma invece è la presenza all'interno del post che, si spera, venga considerata il vero premio, perché semplicemente il blogger che ospita l'edizione ha ritenuto valido quanto ha letto. E' questo lo spirito del (non) carnevale, che diventa così meno stressante per tutti, e con questo spirito si muoveranno i blogger che (si spera) mi aiuteranno ad ospitare le future edizioni. Potere dare un'occhiata al passato e al futuro del (non) carnevale nell'apposita pagina di presentazione, con tanto di elenco aggiornato.
L'unica regola per entrare in questo (non) carnevale è essere in qualche modo letti dal blogger che organizza il post, che ovviamente può, a sua discrezione, scegliere tra post recenti o estratti dall'archivio del blogger che si vuole segnalare, possibilmente con la restrizione di indicare un post per blogger (vedrete come questa regola abbia colpito il sottoscritto in prima persona): l'idea è quella di invogliare i lettori stessi all'esplorazione dell'archivio.
Dopo una doverosa premessa, che ha anche il senso di una chiamata alle armi piuttosto casereccia, iniziamo con il vero e proprio (non) carnevale della fisica!
Nel 1903 veniva assegnato ai coniugi Curie, Pierre e Marie, il 3.o nobel per la fisica per il loro contributo fondamentale nella ricerca sui fenomeni radiativi scoperti da Henri Becquerel, premiato proprio insieme ai Curie. La radioattività ha, nel bene e anche nel male, fatto la storia del pianeta per tutto il XX secolo, aprendo le porte, anche grazie alla comprensione fornita dalla meccanica quantistica, alla manipolazione di nuove forme di energia. Questo genere di energie sono essenzialmente quelle che tengono insieme la materia: le energie che si trovano all'interno degli atomi e dei nuclei. Ed è proprio dedicato agli atomi il post di Margherita Spanedda con il quale apro questa carrellata
Dell'esistenza dell'atomo:
E’ vero che gli atomi non potranno mai essere visti con gli occhi o utilizzando un normale microscopio. Sono troppo piccoli per la luce visibile la cui lunghezza d’onda è migliaia di volte più grande di un atomo.
Oggi però, si può però ottenere un’immagine indiretta dell’atomo usando altri tipi di microscopi che non usano la luce visibile, come ad esempio un microscopio elettronico o uno scanning tunneling microscope STM. Le immagini che mostrano sono false: forme e colori sono aggiunti dai computer. Tuttavia si può ottenere una mappa che dà informazioni sulle dimensioni e la la loro disposizione.
Direttamente collegato con il tema che ho scelto per questo inizio di (non) carnevale, mi sembrava interessante proseguire con la biografia di John Dalton, padre della teoria atomica moderna, scritto per Chimicare da Vincenzo Villani:
Per il nostro, gli atomi sono entità ben definite che si conservano nelle reazioni chimiche e queste possono essere spiegate attraverso l’unione di due o più atomi. In questo modo, nella calcinazione del mercurio un atomo di ossigeno si unisce con uno di mercurio per dare l’ossido di mercurio (HgO). Utilizzava apposite sferette per illustrare le reazioni, in modo analogo noi utilizziamo i modelli molecolari sullo schermo di un computer...
Manipolando il nucleo, però, si accede all'energia nucleare, che può essere utilizzata per produrre energia elettrica. Se però non si pone la necessaria attenzione, le centrali nucleari possono rappresentare dei rischi seri per la salute e per l'ambiente, come la tristemente famosa centrale di Fukushima. E' qui che ci porta Marco Casolino in Matsuri agricoltori e fondo di radiazione, prima puntata di una serie di appunti da Fukushima:
In generale la radiazione di fondo sembra diminuita rispetto al gennaio 2013. Questo è dovuto in parte al decadimento dell’isotopo di cesio 134, il cui tempo di dimezzamento è due anni, ma soprattutto all’attività di lavaggio delle piogge, che muove il cesio in strati più profondi della terra e lo trasporta nei fiumi, da cui raggiunge il mare. In prossimità dei fiumi infatti la radiazione scende a meno di 0.05 microSv/h. Se nel 2013 avvicinando il Geiger al terreno si notava un notevole incremento dei conteggi, ora i valori sono costanti e oscillano tra 0.05microSv/h e 0.6microSv/h (ricordiamo che Roma ha 0.3microSv/h). Vi sono ancora hotspot con valori che superano i 2 microSv/h ma sembrerebbero in numero minore e più diffusi.
C'è spazio anche per gli amanti del fumetto, in questa edizione, e la prima segnalazione, che utilizzo come stacco perfetto sul flusso regolare, riguarda un atteso ritorno, quello del professor Orondo, ideato da Marco Fulvio Barozzi, in arte Popinga, con L'impero della tecnica a scuola
Oggi il prof. si confronta con le tecnologie applicate alla didattica, argomento che ha occupato decine di ore della sua esperienza di sessantenne discente, allievo di giovanotti tanto sicuri di sé quanto ignoranti di ogni campo del sapere non connesso a un modem.

sabato 29 novembre 2014

Anteprima: recensione di OraMai

Anteprima (realizzata con una serie di screenshot) della mia recensione (che uscirà su LSB) di OraMai di Tuono Pettinato, albo presentato al Festival della Scienza di Genova e a Lucca Comics & Science tra fine ottobre e primi di novembre. Un ringraziamento a Mattia Di Bernardo, Roberto Natalini e Andrea Plazzi:

mercoledì 26 novembre 2014

L'Europa da ragione ai precari

Periodo instabile, questo. Quel che riesco a scrivere è tutto frutto di motivazioni così forti che, in un periodo più tranquillo avrebbero fruttato post a raffica. E' anche per questo (e non solo per non tenere fermo il blog troppo a lungo, come ultimamente) che pubblico questa news dall'Europa, giratami grazie a una mailing list di precari:
La Corte di Giustizia Europea sbarra la strada al lavoro precario. Docenti e Ata della scuola con più di 36 mesi di servizio hanno diritto all'assunzione. È una svolta storica per i tanti precari di tutto il pubblico impiego. La soddisfazione della FLC CGIL impegnata sin dal 2010 in questa vertenza.
La Corte di giustizia stabilisce che l'Italia viola le direttive Ue: i precari con più di 36 mesi di servizio devono essere assunti a tempo indeterminato. Flc Cgil: "Una sentenza che farà da apripista e dà una speranza a centinaia di migliaia di persone"
A tutto questo ottimismo rispondo con: non ci sono soldi a meno di non tagliare qualcosa d'altro (spese militari, per esempio?); la sentenza della Corte, per essere applicata, implica (a mio modo di vedere, ovviamente) una modifica sostanziale delle modalità di assunzione da parte dello stato italiano (che nella mia ottica vuol dire essere meno legati ai concorsi e dare una maggiore responsabilità a segreterie e presidenze di fronte ad assunzioni sbagliate), e anche questo mi sembra molto difficile che accada.

martedì 25 novembre 2014

In breve: la cascata dei barioni

In maniera semplice si può parlare di meccanica quantistica nel momento in cui si descrivono le proprietà delle particelle utilizzando i numeri interi. Fatti quei primi passi all'inizio del XX secolo, come fisici abbiamo descritto le particelle utilizzando i così detti numeri quantici in grande abbondanza: la loro scoperta era sempre legata alla scoperta di nuovi decadimenti che non potevano essere altrimenti spiegati senza violare la conservazione di un qualche numero quantico precedentemente noto. Uno dei numeri quantici più evocativi (e forse per qualcuno anche tra i più romantici!) è il colore, utilizzato per descrivere i quark, e da cui deriva il nome del modello che descrive le interazioni tra queste particelle elementari: la cromodinamica quantistica (QCD).
La cornice teorica della QCD(1, 2) ha permesso di predire tutta una serie di barioni, le particelle costituite da tre quark (come protoni e neutroni), tra cui spiccano i barioni Xi, detti anche particelle cascata a causa della loro instabilità, che li porta a decadere rapidamente attraverso una catena (cascata) di decadimenti successivi. A livello di costituenti interni, essi si presentano come un quark up o un quark down e due quark di massa superiore (strange, charm e bottom). La teoria prevede l'esistenza di una ventina di $\Xi$, dalla cui lista mancano al momento 4 barioni: la prima di queste particelle venne scoperta all'interno dei raggi cosmici nel 1952(3) (quindi prima che venisse formulata la teoria della cromodinamica quantistica), mentre la prima scoperta in laboratorio è del 1959(4). Gli ultimi tre barioni della famiglia ad essere stati scoperti, hanno, invece, lasciato traccia all'interno dei rivelatori dell'LHC, in particolare in CMS nel 2012(5) e di recente in LHCb(6): questa nuova scoperta, se confermata, porterebbe l'ennesimo punto a favore del modello standard e, per traslato, alla generazione di fisici teorici che hanno contribuito a costruirlo.
(via ScienceNews)

giovedì 20 novembre 2014

La pila

Le lampade portatili prendono nome dalle "pile" che forniscono loro energia, e sono poi le stesse dei giocattoli, delle radioline, dei minicalcolatori. Quei cilindretti pieni di strane sostanze schifosette che quando escono sporcano tutto hanno un antenato illustre: vennero inventati da Volta, nei primi anni del 1800, quando scoperse che sovrapponendo una "pila" di dischi di rame e zinco alternati a panno intinto in acqua e acido solforico si produceva una lieve corrente elettrica.
In suo onore ancora oggi l'energia delle "pile" (e non solo quella), è misurata in "volt".
Testo e illustrazione (probabilmente di G.B.Carpi) tratti da Almanacco Topolino n.309

mercoledì 19 novembre 2014

Aquacopter: il "granchio a motore" per esplorazioni sottomarine

acquacopter
Alla Fiera Mondiale di [New York del 1964] la General Motors espone questo fantastico veicolo, chiamato acquacopter per esplorazioni sottomarine. Esso è destinato alle ricerche petrolifere sul fondo dell'oceano, in prossimità dei poli. Come si vede, è munito di pinze che prelevano materiale sul fondo e lo trasportano alla base per le necessarie analisi. Il veicolo è mosso da un motore elettrico, alimentato da batterie, che consente una velocità di 10-15 chilometri orari in immersione.

(di M. Janni dal Corriere dei Piccoli n.20 del 17 maggio 1964 - già pubblicato su instagram)

lunedì 17 novembre 2014

La logica dello stato

Lì dove finisce la logica, inizia lo stato
E' quello che ha detto un carabiniere a un mio studente, che ha citato la frase per commentare la situazione attuale della scuola italiana che, per esempio, ad anno scolastico in corso (dopo due mesi, ormai), ha avuto come conseguenza il cambio di almeno un paio di insegnanti.
E i cambi potrebbero non essere finiti.

martedì 11 novembre 2014

Una casa con utopia

E poi succede così, all'improvviso, mentre parli con una conoscente di come vanno le cose, di come procede l'acquisto della casa, della gioia e speranza di avere quella casa tutta per sé, di come è stata fatta la ricerca escludendo a priori determinate zone della città... perché troppo care! Ed è qui che il mio inconscio fa riemergere quel pallino che spesso metto da parte: il costo delle case.
Quante volte mi è stato chiesto perché non compro casa, che l’affitto sono soldi buttati, ecc. E quante volte dico che non voglio e soprattutto non posso, perché non ho i soldi necessari. E ogni volta mi chiedo il perché di questa differenza di prezzi, troppo spesso molto eccessiva, che non giustifico solo perché una parte della città è più fornita con i mezzi pubblici di un'altra.
E mi chiedo anche perché devo pagare (caro) quello che per me dovrebbe essere un diritto: avere un tetto sulla testa. Il mondo che vorrei non è questo. Nel mio mondo le persone hanno tutti un tetto sulla testa, senza sacrifici per mantenerlo; non c'è differenza di zona, di prezzo, di status.
"Voglio un mondo all'altezza dei sogni che ho" (cit. Ligabue)

Già pubblicato su CaffèUtopia

Pensiero critico, pensiero wikipediano

Di fronte a una notizia, approfondisci!
Usa la logica! Ragiona! Fatti domande!
Controlla e confronta le fonti!
Sii scettico.
Non fidarti neppure del sottoscritto:
Sii Wikipediano!
Variazione su un motto più o meno diffuso su web, giusto per ribadire l'importanza dell'educazione alla cultura scientifica
Per approfondire: Eleonora Degano, Pietro Centorrino

martedì 4 novembre 2014

Il cielo con occhi diversi

Nell'ambito della serie di conferenze divulgative I cieli di Brera, mercoledì 12 novembre presso la Sala delle Adunanze dell'Istituto Lombardo nel Palazzo Brera in via Brera 28, Milano, Teresa Montaruli proporrà a chi vorrà andare ad ascoltara la conferenza dal titolo Guardando il cielo con occhi diversi:
Avreste mai immaginato di poter guardare le stelle dal fondo del ghiaccio antartico? Di poter installare degli "occhi elettronici" alla profondità di 2 chilometri sotto la superficie del ghiaccio al Polo Sud per svelare i segreti delle sorgenti più potenti dell'Universo? Questa è l'incredibile impresa di un gruppo di scienziati che ha costruito il telescopio di neutrini più grande del mondo, IceCube, un insieme di oltre 5000 "occhi elettronici" in un volume di 1 chilometro-cubo col mandato di scoprire i neutrini messaggeri dell’universo. Recentemente, IceCube ha finalmente scoperto i neutrini accelerati in sorgenti come gli shock di supernova o i jet dei buchi neri. Questa evidenza apre la strada a un modo nuovo di osservare il cielo che verrà descritto durante il seminario.
Non si vive, però, di sole conferenze, ma c'è anche il teatro scientifico, che storicamente è stato proposto dal Teatro Oscar, ma quest'anno si propone anche il Libero, che inizia con un interessante spettacolo, in scena dal 4 all'11 novembre: Il principio dell'incertezza
In scena si sviluppa l'esposizione del "professore" che si inerpica attraverso alcuni fra i più misteriosi concetti della meccanica quantistica (l'esperimento della doppia fenditura, il gatto di Schroedinger, i many-worlds di Hugh Everett III) per raccontare un meraviglioso mondo fatto di misteri e paradossi. Ma sotto si nasconde un'inquietante verità. La lezione si trasforma così in una confessione che mescola le teorie più evolute della meccanica quantistica, le teorie dei mondi paralleli, con i segreti del professore, spingendolo a prendere una decisione estrema.
A supportare il lavoro in scena di Andrea Brunello c'è il musicista Enrico Merlin. Si crea così un connubio fra voce, testo, suoni e musica, che porta lo spettatore a vivere una piena esperienza teatrale pur senza negare i rigorosi contenuti scientifici presenti nel testo.
Lo spettacolo prende le mosse dalla figura di Richard Feynman, premio Nobel per la fisica nel 1965. È una vera e propria lezione di meccanica quantistica con un risvolto molto umano. Andrea Brunello, oltre ad essere attore professionista, possiede un Ph.D. in fisica teorica.
Il Principio dell'Incertezza nasce all'interno del progetto Jet Propulsion Theatre (JPT) - Laboratorio Permanente della formazione e della divulgazione scientifica in coordinamento con il Laboratorio di Comunicazione delle Scienze Fisiche dell'Università degli Studi di Trento.
Poiché Brunello è anche un fisico teorico, il teatro ha pensato bene di organizzare degli incontri di approfondimento nei giorni 5, 7 e 10 novembre, dalle 17 alle 18.
Il Teatro Oscar, invece, propone dal al lo spettacolo Appuntamento al limite - lo spettacolo sublime:
Il calcolo infinitesimale è una delle teorie matematiche che più ha arricchito la matematica moderna e determinato il progresso scientifico, in quanto è in grado di interpretare il continuo e il movimento. Newton e Leibnitz ne sono indiscutibilmente riconosciuti come gli scopritori, ma per rintracciarne le origini bisogna risalire fino ai geometri greci dell’antichità, inoltrarsi nel progredire del concetto di numero sino ad arrivare alla sintesi tra geometria e algebra di Cartesio. Poi ancora bisogna conquistare il concetto di funzione, superare lo scoglio dell'infinitamente grande e dell'infinitamente piccolo, entrare d'un tratto nel concetto di limite. I matematici e i filosofi che hanno portato avanti le idee di Newton e di Leibnitz sono arrivati a offrirci una teoria ben costruita, logicamente ineccepibile, ma ancora ricca di frutti da cogliere. Davvero il calcolo infinitesimale è, come si diceva ancora sino al XIX secolo, il calcolo sublime nel senso etimologico del termine e cioè ciò che arriva sino alla soglia più alta. La nascita dell'analisi matematica coincide con il definitivo stringersi del legame tra matematica e fisica, quindi tra matematica e scienza moderna. Imparare un po' di analisi è quindi imparare un linguaggio necessario a comprendere la scienza moderna; è alfabetizzazione scientifica. Ed è anche importante conoscere qualche aspetto storico del nascere e dello svilupparsi del calcolo infinitesimale, grazie al quale sono entrati a far parte della matematica, in modo pervasivo, i procedimenti infiniti.
Lo spettacolo Appuntamento al limite esplora questi temi in chiave teatrale, partendo dall'idea di limite, inteso come non-luogo estremo verso cui tendiamo senza potervi giungere, nel quale la realtà che conosciamo cambia natura, e i rapporti si trasformano: una soglia proibita che conduce a un mondo capovolto e magico dove, come nel teatro, "tutto è finto, ma niente è falso".
Anche in questo caso viene proposto un incontro di approfondimento, ma questa volta a carattere astronomico per venerdì 21 novembre dalle 22: Gli infiniti mondi: lo spazio come laboratorio sociale con Stefano Sandrelli, INAF-Osservatorio di Brera e Angelo Adamo astronomo, musicista, fumettista.
Giordano Bruno l'aveva detto: "non è un sol mondo, una sola terra, un solo sole; ma tanti son mondi quante veggiamo circa di noi lampade luminose". Negli ultimi 19 anni sono stati identificati 1.138 sistemi planetari, per un totale di 1.760 pianeti. Con un po’ di fantasia, possiamo immaginare molti mondi abitabili e molte civiltà diverse, trasformando il cosmo in un laboratorio sociale: un altro mondo è possibile. Dove, però, non è dato sapere.
Una bella serie di appuntamenti, quindi, e magari uno o due riuscirò anche ad andarli a vedere, di domenica, forse, che a quanto pare la scuola sembra impermeabile alle proposte (a meno che non mi attivi personalmente, ma ancora non so fino a quanto mi durerà la supplenza...)

lunedì 3 novembre 2014

Storia e gloria di un numero uno

Stupiti che 1 non sia primo? Scopriamo insieme perché è "solo" l'unità!
Abbiamo già visto come, partendo dai numeri primi, si possa sviluppare un discorso più o meno approfondito sulle fondamenta matematiche. Altrettanto fondamentale, però, si rivela provare a rispondere alla domanda su quale sia il numero primo più piccolo. E', infatti, abbastanza noto come il numero 1 sia stato ora inserito ora escluso dalla lista dei numeri primi, ottenendo in alcuni casi lo status di più piccolo tra i numeri primi, ora perdendolo in favore del 2.
Il problema, gli antichi greci, non se lo ponevano nemmeno: Euclide, infatti, non considerava l'1 come un numero e quindi non poteva essere nemmeno considerato il più piccolo dei numeri primi. Nel libro 7 degli Elementi, il matematico greco definisce come unità ciò per la cui virtù tutte le altre cose esistono(6), e la chiama 1; un numero, poi, è una moltitudine composta da unità(6); un numero primo, infine, è ciò che può essere misurato solo utilizzando unità(6).
Ovviamente Euclide non era il solo a non considerare l'unità un numero. Scrive Smith(2):
Aristotele, Euclide, e Teone di Smirne definivano un numero primo come un numero "misurata da nessun numerose non che dalla sola unità", con leggere variazioni nel testo.
Dal momento che l'unità non era considerato un numero, spesso non veniva menzionato.
La tradizione che porta l'1 al non essere un numero è lunga e consolidata e passa per una serie di illustri matematici del passato, gente come Nicomaco di Gerasa, Severino Boezio, Cassiodoro, Marziano Capella, che stabilisce non solo che l'1 non è un numero(3), ma anche quali siano le proprietà e le qualità di ciascuno di essi. Questo fronte non era però così unanime: ad esempio, come riporta Taran, Speusippo (siamo nel 350 circa) faceva partire da 1 la sequenza dei numeri primi(6).
Il primo punto di svolta in questa storia arrivò nel 1585 quando Simon Stevin nel De Thiende, oltre a porre le basi per il sistema decimale, definì l'1 come numero. Questa piccola rivoluzione venne successivamente formalizzata circa un secolo dopo nel dizionario matematico di Moxon(6)

domenica 2 novembre 2014

Le strabilianti imprese di Fantomius

Paperinik fa il suo esordio sui numeri 706 e 707 di Topolino del giugno 1969. L'ispirazione per le imprese e il costume arrivano a Paperino dai diari del vecchio possessore di Villa Rosa, una casa abbandonata vinta da Gastone con il solito concorso, ma che con l'inganno Paperino ha dichiarato sua. I diari sono scritti da un ricco gentiluomo che di notte si dedica alla carriera di ladro con il nome di Fantomius insieme con la sua degna compagna Dolly Paprika: dietro la maschera dell'inafferrabile ladro si nasconde Lord John Lamont Quackett, nome completo dell'originale martiniano Lord Quackett.
Il Fantomius originale era semplicemente una figura di contorno, un'ombra aleggiante sopra il passato di Paperopoli e quindi di Paperinik, fino a che Marco Gervasio non iniziò a occuparsi del personaggio, iniziando con due storie scritte rispettivamente da Bruno Sarda (Paperinik contro le Giovani Marmotte) e da Fabio Michelini (Paperinik e l'estate a Villa Lalla). Il primo, vero esperimento di Gervasio con Fantomius e Dolly Paprika è in Paperinik e il tesoro di Dolly Paprika, dove la coppia di ladri, evidentemente originariamente ispirata da Diabolik ed Eva Kant, compare in un flashback. Gervasio li farà poi comparire in altre due avventure, Il segreto di Fantomius e Il passato senza futuro, realizzando alla fine un vero e proprio prologo alla serie Le strabilianti imprese di Fantomius che esordiscono sul Topolino #2972 con la storia Il Monte Rosa. Delle 10 storie fin qui realizzate da Gervasio, le prime quattro sono state pubblicate sul primo numero della Disney Definitive Collection, una serie che, nel formato di Zio Paperone, ristamperà una serie di cicli (a seguire, infatti, ci saranno Darkenblot e Pippo reporter, ma mi piacerebbe vedere anche una raccolta sui mitici Mercoledì di Pippo!).

sabato 1 novembre 2014

Tutti mi danno del bastardo

Metti che una mattina esci con tuo fratello per andare a fare la (seconda per me) colazione in un determinato posto. Metti che questo posto è chiuso. Metti che tuo fratello non ha fatto colazione e risulta scomodo ritornare a casa perché dopo si esce per pranzo. Metti che vicino il posto chiuso c'è una libreria aperta con bar. Come si può continuare la storia?
Siamo andati a fare la (sempre seconda per me) colazione al bar della libreria! Una libreria aperta da poco, che non avevamo mai visitato e che stupisce piacevolmente, anche per i grandi e numerosi divani presenti.
Dopo aver fatto colazione, per trascorrere quell'ora e mezza circa che ci separa dal pranzo, decidiamo di testare anche i divani. Ma li testiamo ovviamente con un libro in mano!
Visto il poco tempo a disposizione, per me ho cercato un libro piccolo, in modo da essere quasi sicura di finirlo in tempo e mi sono ritrovata tra le mani questo piccolo libro di Nick Hornby.
I protagonisti sono una coppia sposata ma ormai in crisi, lei, Elaine, giornalista e lui, Charlie, impiegato in banca che, senza aspettarselo, si ritrova protagonista della rubrica settimanale sul giornale per cui lavora la sua ex moglie! Elaine non ha certo belle parole nei suoi confronti, racconta tutto quello che ha fatto e non ha fatto, con non poco veleno in corpo, anzi in penna! Charlie dovrà affrontare ogni settimana, all'uscita della rubrica, la telefonata della mamma e le chiacchiere dei colleghi, e ammettere anche con se stesso che comunque l'ex moglie scrive molto bene. Nonostante le cattiverie che scrive su di lui, riesce a non essere volgare né sgarbata, come invece risulta essere un giornalista (di un'altra testata) che prova a imitare la sua rubrica dedicata alla ex moglie.
Da queste due rubriche inizierà un incontro, fatto di incastri tra fine settimana impegnati e baby sitter non sempre a portata di mano.
Libro perfetto se avete poco tempo, scritto bene, scorrevole, piacevole e una trama divertente nello stile di Hornby, e si lascia anche spazio alla fantasia del lettore per una sua probabile conclusione della storia.
Oltre a molti spunti di riflessione, mi ha lasciato anche un ben preciso messaggio: mai far arrabbiare un/una giornalista!