Forse per via dell'attesa
Topolino #3313 è risultato una parziale delusione un po' in tutte le storie del sommario. Questa settimana, non solo per festeggiare il
towel day ma anche a causa degli
impegni alla Altec, le consuete recensioni qui su
DropSea e sul
Cappellaio Matto vengono entrambe pubblicate di domenica. Per cui restate sintonizzati per la recensione del terzo episodio de
Il grande gioco geniale. Nell'attesa leggete l'esame, forse puntiglioso, della storia, in due parti, che a quanto pare pone fine alla serie
Sezione scomparsi.
Tutta questione di dettagli
L'ultima avventura della serie ideata da
Giorgio Salati, pur restando fedele alle atmosfere da
serial televisivo poliziesco impostate dallo sceneggiatore, risulta deludente e lascia la sensazione di essere stata scritta piuttosto male. Le perplessità iniziano sin da subito quando il commissario Basettoni avvisa la moglie Petulia che farà tardi, ma non attraverso una semplice telefonata, ma con una videochiamata sul portatile della moglie. Premettendo che tale mezzo di chiamata mi sembra comunque poco usato anche dai ragazzini, risulta abbastanza poco credibile immaginare Petulia una
nerd così sfegatata da portarsi il portatile in cucina mentre spadella tra i fornelli, inoltre la brava moglie viene forzatamente utilizzata per introdurre delle
gag che, al massimo, lasciano la sensazione di essere di fronte all'ennesimo personaggio femminile idiota e superficiale. Il principale interesse di Petulia, moglie di un poliziotto, è quello di portare la zuppa di cipolle o il piatto di spaghetti al marito, senza preoccuparsi della sua scomparsa né quando questi torna a casa, né quando il rapimento di Basettoni diventa di dominio pubblico grazie alla televisione: Petulia si rivela, così, molto superficiale e sarebbe stato molto più interessante provare a metterla nel panico o a mostrare i motivi per mantenersi calma e tranquilla.
Altro dettaglio che nel complesso risulta fuori posto è la trasformazione di termini come
internet e
bluetooth in
toponet e
bluefoot di fronte ad altri che mantengono le loro espressioni usuali, come
smartphone e
gps. Il senso umoristico delle prime trasformazioni viene così perso dall'affiancamento dei termini usuali: né
internet né
bluetooth hanno una qualche valenza commerciale e sono termini entrati nell'uso comune e dunque, se uno sceneggiatore vuole storpiare le denominazioni in questo caso tecnologiche, sarebbe più efficace farlo con tutte anziché lasciarne alcune intatte.