Fu un personaggio eclettico: appassionato di scienza e matematica, si tramanda che sia stato l'introduttore delle cifre arabe in Europa:
Gerberto fu una figura di massima importanza come religioso, politico e scienziato, che non poté essere ignorata dai suoi successori al soglio pontificio. Considerato il massimo esponente intellettuale del X secolo e uno dei più importanti del Medioevo, poliedrico e profondo conoscitore delle arti del trivio e del quadrivio, Gerberto introdusse in Occidente, grazie al contatto con la più avanzata cultura islamica, l'uso dell'orologio, di una sirena funzionante a vapore acquoso, e fu inventore di complicati strumenti musicali e astronomici. Tutte invenzioni che utilizzò a Reims per la didattica nella scuola cattedrale. Per esempio, Gerberto aveva costruito un complesso sistema di sfere celesti volte a far calcolare le distanze che intercorrevano fra i pianeti e, sempre in ambito astronomico, chiese in una lettera del 984 a Lupito di Barcellona la traduzione di un trattato arabo di astronomia, le Sententiae Astrolabii. Sempre a Reims fece costruire un organo idraulico che eccelleva su tutti gli strumenti precedentemente noti, nel quale l'aria doveva essere pompata manualmente, e che nel XVI secolo era visibile ancora a Ravenna. Nel campo della matematica, a lungo si è attribuita a Gerberto l'introduzione dei numeri arabi in Europa, merito di difficile attribuzione: sicuramente il giovane aquitano li conobbe alla scuola di Hatto a Vich, ma nulla ci autorizza a pensare che le abbia poi fatte conoscere nel vecchio continente. Di sicuro, Gerberto ebbe il grande merito di contribuire agli studi sull'astrolabio e di reintrodurre l'abaco in Europa, di cui, secondo una cronaca antica, avrebbe appreso l'uso dagli Arabi.Le cifre arabe venivano all'epoca considerati segni demoniaci, quindi non dovrebbe stupire che papa Innocenzo X, nel 1648, decise di riesumarne il corpo con lo scopo di scoprire se vi fosse una qualche traccia di questi ultimi sul suo predecessore. La riesumazione venne così narrata dal canonico Cesare Rasponi:
Quando si scavò sotto il portico, il corpo di Silvestro II fu trovato intatto, sdraiato in un sepolcro di marmo a una profondità di dodici palmi. Era rivestito degli ornamenti pontificali, le braccia incrociate sul petto, la testa coperta dalla sacra tiara; la croce pastorale pendeva ancora dal suo collo e l'anulare della mano destra portava l'anello papale. Ma in un momento quel corpo si dissolse nell'aria, che ancora restò impregnata dei soavi profumi posti nell'urna; nient'altro rimase che la croce d'argento e l'anello pastorale.Le cifre arabe derivano dai simboli indiani brahmi probabilmente risalenti al 300 a.C. e vennero diffuse soprattutto dai matematici arabi al-Khwārizmī e al-Kindi. Nonostante l'opera meritoria di introduzione di Gerberto, fu solo con Leonardo Fibonacci che, a cavallo del 1200, le cifre arabe vennero adottate in occidente in maniera sistematica e diffusa.
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