Stomachion

giovedì 30 aprile 2020

Le grandi domande della vita: Un oscuro mistero

In questa nuova puntata monotematica (in effetti le domande sono due, ma così interessanti da fare per quattro!) mi andrò ad occupare, spero il più semplicemente possibile, di uno dei molti problemi che l'universo pone ai cosmologi e agli astrofisici moderni: la materia oscura.
Ma che mistero
La storia della materia oscura inizia da lontano: già sul finire del XIX secolo si iniziava a fare sempre più larga l'idea dell'esistenza nell'universo di oggetti invisibili alla vista. Questa prima idea, che in qualche modo si confonde con i buchi neri, venne per la prima volta suggerita da Lord Kelvin nel 1884, che stimò come la maggior parte delle stelle che costituiscono la Via Lattea fossero scure. Il termine "materia oscura" venne, però, coniato da Henri Poincaré(1), in una nota in cui commentava proprio il lavoro di Kelvin del 1884, mentre il primo a supporre che l'idea di Kelvin non fosse campata in aria fu Jacobus Kapteyn nel 1922(2) grazie a una serie di misure astronomiche. Per avere i primi dati sufficientemente solidi ci volle un decennio: prima Jan Oort nel 1932(3), quindi Fritz Zwicky nel 1933(4) e infine Horace Babcock con le sue osservazioni sulla nebulosa di Andromeda(5) (a dire il vero Babcock non associò le sue osservazioni alla presenza di materia invisibile), la stessa studiata da Vera Rubin nel 1970 insieme con Kent Ford jr., portando nuovi supporti e riportando in auge l'idea della materia oscura(6).
Il punto centrale di queste osservazioni è molto semplice: osservando il moto delle periferie galattiche, si nota che queste ruotano troppo velocemente considerando il contenuto di materia visibile. Per spiegare tali osservazioni, bisogna postulare la presenza di materia invisibile all'interno della galassia.
L'esistenza della materia oscura, nel corso dei decenni successivi, ha ottenuto sempre più evidenze a favore: il moto di rotazione delle galassie, la velocità di dispersione della materia, il comportamento gravitazionale delle galassie all'interno degli ammassi, i dati provenienti dalle lenti gravitazionali e dalla radiazione cosmica di fondo, le misure di distanza delle supernove e, soprattutto, l'Ammasso del Proiettile.

mercoledì 29 aprile 2020

Uscire fuori

Ci sono libri che ti parlano, che, senza che tu te ne renda conto, ti dicono qual è il momento migliore per farsi leggere. E Il giro più pazzo del mondo, titolo quanto mai fuorviante, della scrittrice britannica Scarlett Thomas, è uno di questi. La trama, infatti, ruota intorno a due ragazzi, alle soglie dei trent'anni all'inizio del XX secolo, di cui uno, Luke, a causa di una non meglio identificata allergia al Sole, non esce da casa da quando è nato. La sua migliore amica, invece, Julie, è piena di paure: guidare, mangiare roba non preparata da lei o comunque da qualcuno che non conosce, e altre robette di questo genere.
Anche i loro amici, però, non sono da meno: David ha un cancro ai testicoli, Leanne crede di essere una strega, Chantel ha vinto alla lotteria ma ha una madre un po' particolare, Charlotte, la migliore amica di Julie, è in fuga continua da se stessa, innanzitutto dal "fantasma" del fidanzato Mark, morto un paio di anni prima e di cui si sente in colpa. Questo gruppetto si mette in viaggio per raggiungere un guaritore orientale che promette di liberare Luke dalla sua malattia.

martedì 28 aprile 2020

Ritratti: Georgy Voronoy

Tra i matematici sfortunati che non riuscirono a proseguire la loro attività a causa della salute si annovera anche il matematico russo Georgy Feodosevich Voronoy, che morì a soli 40 anni a causa dei calcoli biliari:
Ieri ho avuto per la prima volta un'idea chiara dell'algoritmo nella teoria delle forme su cui sto indagando, ma ho anche subito un forte attacco di colica biliare che mi ha impedito di lavorare la sera e di dormire tutta la notte. Ho così paura che i risultati dei miei sforzi duraturi, ottenuti con tale difficoltà, periranno insieme a me.
Voronoy nacque il 28 aprile del 1868 nel villaggio di Zhuravka, nel governatorato di Poltava. Il padre era professore presso il liceo di Nezhinsk, e successivamente divenne direttore prima del ginnasio di Kishinev, poi di quello di Berdyansk e infine del ginnasio di Priluki. Il figlio Georgy, nel frattempo, completava gli studi superiori nel ginnasio di Priluki, ottenendo il diploma nel 1885. Durante questo periodo scolastico mostrò sin da subito il suo talento matematico, in particolare nell'algebra: su tutti, basti ricordare la sua risoluzione su un problema di fattorizzazione di polinomi posto da tale professor Emakov dell'università di Kiev sulle pagine del Journal of Elementary Mathematics. Ottenne, in questo modo, il suo primo articolo scientifico.
Subito dopo il diploma, si iscrive presso l'università di San Pietroburgo, dove segue corsi di Andrey Markov e, soprattutto, di Yulian Sokhotsky:
Le lezioni di matematica pura mi affascinano sempre di più. Preferisco le lezioni del professor Sokhotsky nel corso speciale sull'algebra superiore a tutti gli altri. (...) La cosa principale che mi preoccupa è se ho abbastanza talento.

lunedì 27 aprile 2020

I rompicapi di Alice: Gli ingordi non sanno volare

Il sillogismo è un ragionamento dimostrativo proposto per la prima volta da Aristotele. Il nome deriva dal greco syllogismòs, formato da syn, "insieme", e logismòs, "calcolo", "ragionamento", e viene generalmente reso come "ragionamento concatenato".
D'altra parte il sillogismo, così come definito da Aristotele, è costituito da tre termini ("maggiore", "medio" e "minore") e da tre proposizioni che costruiscono i legami tra i tre termini. In particolare le prime due proposizioni stabiliscono le premesse alla terza proposizione che è la conclusione del ragionamento.
Secondo tale schema, se le premesse sono entrambe vere, allora la conclusione è vera, ma se anche solo una delle premesse risulta falsa, allora anche la conclusione lo è.
Nella sua opera più poderosa, Symbolic logic, Charles Lutwidge Dodgson, meglio noto come Lewis Carroll raffina un po' la definizione dei termini, distinguendo tra "eliminandi" e "retinendi". Gli "eliminandi" sono i due termini presenti nelle premesse, ma assenti nella conclusione; i "retinendi" sono, invece, i due termini presenti sia nelle premesse sia nella conclusione.
Prendiamo come esempio questo sillogismo ideato proprio da Carroll:

domenica 26 aprile 2020

Topolino #3361: Nel mondo delle criptovalute

Avrei voluto realizzare sin da subito un ponte pittorico con il Cappellaio Matto e la recensione del terzo episodio de La pietra dell'oltreblu grazie alla storia d'apertura, sempre incentrata su un pittore, ma alla fine ho optato per l'apertura di questo articolo dedicato al Topolino ancora in edicola con la nuova storia della serie Zio Paperone e l'alta finanza.
Uno sguardo sui bitcoin
Una criptovaluta, o più correttamente una crittovaluta, è, semplificando fino all'osso, una moneta digitale basata sulla crittografia. Le crittovalute utilizzano protocolli peer-to-peer (p2p) tipo quella buonanima di Napster o gli ancosa esistenti e-Mule o i file torrent con corrispondenti client. I nodi di questa rete p2p sono decentrati sui computer dei singoli utenti, senza il controllo di alcuna autorità centrale, e sostanzialmente regolano, come le monete correnti, lo scambio di materie e servizi tra gli utenti stessi.
L'utilizzo di una rete senza nodi centrali rende la rete stessa molto più stabile: mentre con un accentramento del traffico il crollo del nodo centrale porterebbe al crollo di tutta la rete, il decentramento permette all'intero sistema di funzionare anche nel caso di crollo di uno o più nodi. Inoltre l'utilizzo di sistemi di crittazione rende la moneta sicura da qualunque sguardo esterno.

sabato 25 aprile 2020

Giorgio Perlasca, un uomo comune

In questo periodo di clausura forzata, tra i tanti libri che vengon distribuiti gratuitamente c'è anche un volume a fumetti di cui in particolare oggi mi preme scrivere: Giorgio Perlasca. Un uomo comune di Marco Sonseri ed Ennio Bufi. Edito da ReNoir Comics nel 2011, racconta la storia di Giorgio Perlasca, un italiano che, in Ungheria, salvò all'incirca 8000 ebrei contro i soprusi nazifascisti.
Avendo letto a suo tempo La banalità del bene di Enrico Deaglio, è inevitabile il confronto, per quello che la memoria permette, e le differenze tra racconto giornalistico e narrazione romanzata sono quelle più evidenti.
La storia del salvataggio di una gran quantità di ebrei in Ungheria da parte di Perlasca è, in effetti, ricca di momenti di tensione che si prestano per un racconto narrativo. Perlasca, verso la fine del 1944, si trova in Ungheria, presso l'ambasciata spagnola, alla quale chiede protezione contro i nazisti. Perlasca, infatti, si era rifiutato di prestare giuramento alla repubblica sociale italiana di Benito Mussolini e per questo era diventato sgradito sia ai fascisti, sia ai nazisti, che provarono a trattenerlo. Ed era proprio per sfuggire ai tedeschi che si era rivolto all'ambasciatore di Spagna Ángel Sanz Briz. Perlasca, alla fine, riuscì a convincerlo a fornirgli un passaporto spagnolo, anche saltando quella burocrazia elefantina che accomuna Spagna e Italia: grazie al suo nuovo nome, Jorge, Perlasca e Briz, coadiuvati da alcuni stretti collaboratori di quest'ultimo, riuscirono a trasferire nelle case sotto la giurisdizione spagnola, migliaia di ebrei magiari, che altrimenti sarebbero stati deportati e uccisi dai nazisti, sia quelli locali, sia quelli tedeschi.

venerdì 24 aprile 2020

Un poligono antropomorfo

In geometria, un poligono antropomorfo è un poligono semplice (ovvero un poligono che non interseca se stesso) con esattamente due orecchie e una bocca. Come quello nella figura qui sotto:
Ovvero, per esattamente tre vertici poligonali, il segmento che collega i due vertici vicini non attraversa il poligono. Per due di questi vertici (le orecchie) il segmento che collega i vicini forma una diagonale del poligono, contenuta all'interno poligono. Per il terzo vertice (la bocca) il segmento che collega i vicini si trova fuori dal poligono, formando l'ingresso di una concavità del poligono.
Ogni poligono semplice ha almeno due orecchie (questo è il teorema delle due orecchie) e ogni poligono semplice non convesso ha almeno una bocca, quindi in un certo senso i poligoni antropomorfi sono i poligoni semplici non convessi più semplici possibili.
È possibile riconoscere i poligoni antropomorfi in tempo lineare, ovvero se può essere riconosciuto come tale da un algoritmo lineare, ovvero un algoritmo che impiega un tempo finito per concludere un numero $n$ di iterazioni.
Toussaint, Godfried (1991), Anthropomorphic polygons, The American Mathematical Monthly, 98 (1): 31–35, doi:10.2307/2324033

giovedì 23 aprile 2020

Astrofisica #pertecherestiacasa: astroarte casalinga

Nuovo appuntamento con la newsletter della redazione di Edu INAF. Questa settimana ci sono in particolare un reminder e la segnalazione di un nuovo progetto:
Scuola on-line
Una raccolta di video, incontri, pillole (scegliete la durata che si adatta di più alle vostre necessità!) da usare nel corso di videolezioni o per soddisfare la vostra curiosità, che si arricchisce quotidianamente di nuovi contenuti, sempre al solito link.
Vi segnaliamo che insegnanti, studenti e appassionati possono inviare le proprie proposte legate alla didattica e alla divulgazione dell'astronomia (attività didattiche, descrizione di progetti, ma anche foto e recensioni di libri) alla redazione EduINAF, che le valuterà per la pubblicazione.
In particolare questa settimana vi segnaliamo il concorso Osserva il cielo e disegna le tue emozioni: è possibile mandare gli elaborati entro il 27 aprile.
Questa settimana, inoltre, vi proponiamo una sfida: realizzare una vostra personale reazione a catena (o anche solo un piccolo pezzo), filmarla e inviarci il video. La nostra idea è di realizzare una lunghissima Reazione a Catena che sarà formata dall'insieme dei contributi che ci vorrete fare avere. L'iniziativa fa parte delle numerose esperienze RoundTheWorld_ChainReaction, che si stanno attivando in tutto il mondo a partire da un'idea del Tinkering Studio dell'Exploratorium di San Francisco, è descritta qui:
AstroEDU
Una rivista da cui scaricare materiale didattico certificato, a cui potete contribuire anche voi inoltrando attraverso il sito la vostra attività, che sarà pubblicata dopo un controllo di certificazione svolto da insegnanti e astronomi.
Risorse INAF su INDIRE
L'INAF contribuisce, insieme a tutti gli enti pubblici di ricerca italiani, all'iniziativa dell'Istituto Nazionale di Documentazione Innovazione e Ricerca Educativa (INDIRE) nata per mettere a disposizione di docenti, studenti e famiglie risorse e materiali su tutti i temi legati alla ricerca scientifica.
Tutto il materiale, tra cui le risorse dell'INAF, è disponibile in una pagina apposita sul portale INDIRE dotata dei filtri per selezionare le attività di vostro maggior interesse.
L'astronomo risponde
Vi ricordiamo che è sempre attiva la rubrica L'astronomo risponde per inviare le vostre domande (proprio quelle che "non avreste mai osato fare"!) e vederle pubblicate online con la nostra risposta (magari anche una da parte mia!).
Vi segnalo in particolare la risposta relativa ai corpi celesti apparsi nel cielo nella notte del 16 aprile 2020.
Con questo è tutto. Alla prossima!

martedì 21 aprile 2020

Alla ricerca delle leggi ultime della fisica

Nel 1986 il St John's College e la Cambridge Mathematics Faculty organizzarono la prima edizione di una serie di conferenze dedicate a Paul Dirac, deceduto due anni prima. In quell'occasione intervennero fisici del calibro di Richard Feynman e Steven Weinberg. In particolare quest'ultimo fece un intervento dal titolo abbastanza esplicito, Alla ricerca delle leggi ultime della fisica.
Ancora Stephen Hawking, citato nell'intervento, non era giunto alla conclusione che una teorica unificatrice di tutta la fisica non sarebbe stata possibile, per cui l'idea di tracciare una linea di ricerca dedicata a questo scopo non era così impossibile. Weinberg, che cita proprio il senso di bellezza di Dirac come guida non solo per il famoso fisico teorico, ma come principio abbastanza generale, basa essenzialmente il suo intervento, semplice da seguire ma sufficientemente specialistico da non essere banale per il lettore comune, sull'allora relativamente nuova teoria delle stringhe, principale candidata a quella che Hawking definiva la teoria del tutto.
Il quesito più importante che i fisici teorici dovevano e devono risolvere ancora oggi è l'unificazione tra meccanica quantistica e relatività di Albert Einstein. I problemi che emergono quando si tenta l'unificazione sono gli stessi esaminati da Dirac nelle sue conferenze raccolte ne La bellezza come metodo e la teoria delle stringhe, in questo testo edito da il melangolo tradotta come "teoria delle corde", sembra essere proprio la risposta a questo problema.
Oggi sappiamo che la teoria delle stringhe non è l'unica possibile teoria unificatrice, anche se i test per tali teorie risultano particolarmente problematici, come lo stesso Weinberg aveva già sottolineato all'epoca nel suo intervento. L'assunto di base, però, è che queste idee (con riferimento diretto, ovviamente, alla teoria delle stringhe, ma estendibile anche ad altri modelli) debbano essere sviluppate nel solco tracciato a suo tempo dal grande Paul Dirac che non credo che avrebbe disapprovato ciò che stiamo cercando di fare.

lunedì 20 aprile 2020

Il contagio che distrusse la civiltà

L'uomo e la scienza si erano evoluti, col tempo, ma anche virus e batteri avevano seguito la loro evoluzione, e adesso gli ultimi ritrovati nel campo degli antibiotici si rivelavano inefficaci contro generazioni di virus che, sopravvissuti, avevano sviluppato una immunità all'attacco delle medicine. I medici avevano riconosciuto da tempo che un virus modificato da radioattività ambientale, o dal naturale bombardamento di raggi cosmici, poteva compiere passi da gigante nella scala dell'evoluzione, e raggiungere uno stadio che rendeva inutili tutti i tentativi della scienza umana. Il virus di Hueste apparteneva probabilmente a questo tipo.
L'epidemia era cominciata in Cina pochi mesi prima. Nessuno sarebbe mai riuscito a scoprire come si era formato il virus, al quale il dottor Ludwing Hueste aveva dato il nome ma non una spiegazione. In Cina le vittime della nuova malattia erano state milioni.
Il resto del mondo, dapprima scettico sulle notizie provenienti dall'Oriente, aveva poi accettato il fatto di quella nuova epidemia di origine orientale considerandola con preoccupazione, ma non con terrore, una specie di colera, o di asiatica. L'OIRV del resto aveva fatto di tutto per evitare che si spargesse il panico, e sulla malattia al pubblico arrivavano soltanto notizie precedentemente censurate, addomesticate ed edulcorate.

domenica 19 aprile 2020

Topolino #3360: Insieme siamo più forti

Mentre La pietra dell'oltreblu entra nel vivo con l'inizio effettivo della caccia al tesoro ai misteri di Paperello/Raffaello, a sommario si trova una storia che, un po' per caso, incita i lettori a resistere contro le difficoltà.
Insieme nel deserto
Il tamburo della città perduta non è la semplice riproposizione del tema classico dell'avventura alla Indiana Jones, ma una storia che combina temi differenti. Gabriele Panini, coadiuvato dal gattiano Michele Mazzon, spedisce Indiana Pipps sulle tracce di un'antica civiltà e il suo perduto tamburo in grado, secondo la leggenda, di richiamare i fulmini e, quindi, influenzare il tempo. A mettergli i classici "bastoni tra le ruote" c'è, come al solito, Kranz, questa volta con al seguito una banda di loschi figuri.
Panini descrive un Kranz violento e tirannico nei modi come poche altre volte: giunto al villaggio nel deserto dove vivono i discendenti dell'antica civiltà, usa la violenza dei suoi scagnozzi per ottenere il desiderato tamburo. Questo, però, non possiede alcun potere magico, ma è un simbolo di unione e fratellanza all'interno della comunità al motto di "molte mani, un solo intento". La società con cui si confronta Indiana, infatti, è molto poco strutturata con un unico punto di riferimento, il sommo vetusto, custode delle tradizioni del popolo: una società in un certo senso ciminiana e intrinsecamente pacifica, che però grazie alla presenza di Indiana, riesce a trovare prima la forza di ribellarsi agli scagnozzi di Kranz, e poi a riunirsi per riparare al danno subito, imparando anche una lezione sulla fiducia nei confronti del mondo esterno. Non tutti gli stranieri portano guai!

sabato 18 aprile 2020

Il porto proibito

Forse spinto dalla nostalgia per l'assenza di Cartoomics 2020, e cercando di non pensare al fatto che le fiere fumettistiche e non solo potrebbero venire sospese per un paio di anni, ho pensato per questo sabato di recuperare la recensione de Il porto proibito, di cui ho, ovviamente, una copia autografata dai due fantastici autori: Teresa Radice e Stefano Turconi. Peraltro acquistai il volume lo stesso anno in cui venne raccolta in volume la loro Grande Parodia Disney de L'isola del tesoro: le due storie, d'altra parte, hanno in comune proprio quell'affascinante atmosfera marinara tipica dell'epoca dei pirati, anche se il 1811, anno di ambientazione de Il porto proibito, è ben lontano dai fasti della pirateria.
Il volume, disegnato in bianco e nero, ti trasporta sin da subito in atmosfere affascinanti, quasi favolistiche, non solo grazie ai disegni a matita, ma anche grazie a una narrazione in grado di alternare, con sapienza, scene completamente silenziose, ad altre ricche di dialoghi o di azione. Inoltre la sceneggiatura, probabilmente grazie alla capacità della Radice di comprendere al meglio il marito, sfrutta appieno le abilità di Turconi, permettendogli di alternare pagine ricche di vignette o di dettagli, ad altre molto più ariose con grandi vignette a tutta pagina.

giovedì 16 aprile 2020

Astrofisica #pertecherestiacasa: da Scratch a Mercurio

Nuovo articoletto della serie delle newsletter di Edu INAF. Salto la parte iniziale, che è un semplice reminder dei link didattici che vi piazzo alla fine e passo direttamente a
Crea il tuo astrodocumentario
Volete diventare divulgatori? Su Edu INAF potete imparare come produrre un documentario astronomico con il software di coding Scratch e alla fine, se volete, condividerlo.
Universi da ascoltare
Polvere di Stelle e INAF Osservatorio Astrofisico di Arcetri propongono brevi letture dedicate agli oggetti celesti, ai loro miti e ai protagonisti dell'astrofisica tratte dai libri per bambini e ragazzi. A cura di Francesca Brunetti, Rossella Spiga e Antonella Gasperini.
Prima uscitaLa figlia del sole, tratto da Storie dei cieli del mondo, a cura di Lara Albanese, Francesca Brunetti e Antonella Gasperini, illustrazioni di Paolo Domeniconi, Sinnos, 2012. Voce narrante: Francesco Fontani.
Età consigliata: da otto anni
Polvere di Stelle è il sito dei beni culturali dell’astronomia italiana.
Speciale Mercurio
Mentre Mercurio piano piano diventa sempre più vicino al Sole e più difficile da osservare all’alba, se vi siete persi il fly-by di settimana scorsa trovate sullo Speciale Mercurio raccolte tutte le informazioni su Bepi Colombo e sul pianeta più vicino al Sole, oltre alla mia nuova infografica dedicata proprio al flyby.
Detto ciò, ricordandovi sempre di dare un'occhiata alla rubrica de L'astronomo risponde, vi lascio con i link didattici promessi:

mercoledì 15 aprile 2020

Passaggio iperspaziale

Potrei sottotitolare questo post: quando la scienza si fa fantascienza.
Di solito questo avviene con la fisica teorica, che spinge spesso i modelli verso situazioni assolutamente inimmaginabili. I fisici, ad esempio, in vari modi differenti, sono spesso arrivati alla conclusione che il nostro è un universo immerso in un multiverso. Già queste cose suonano piuttosto fantascientifiche. In molti romanzi di fantascienza, poi, gli oggetti esotici che chiamiamo buchi neri, invece di spaghettificare il malcapitato che vi finisce dentro, lo catapulta in un altro universo, magari grazie a un buco bianco che sputa materia invece di assorbirla. In questa visione, però, un buco nero è associato con un buco bianco, eppure nel 1996 ci fu qualcuno che, come conseguenza di alcune premesse quantistiche, immaginò che in due universi distinti all'interno di un metauniverso esistevano due buchi neri associati uno con l'altro. E a quel punto ci si potrebbe chiedere come sia possibile verificare ciò. Semplice: basta essere un osservatore asintotico, ovvero salire, ad esempio, sull'Enterprise e dirigersi verso il bordo più estremo dell'universo nel lontano futuro. La conseguenza di questa visione, però, è che un universo all'interno del metauniverso non può mai essere autonomo e deve sempre avere almeno un confine che lo collega al resto di un metauniverso autonomo.
In parole semplici e fantascientifiche, deve esistere un passaggio iperspaziale verso un altro universo.
Gonzalez-Diaz, P. F. (1996). Quantum black-hole kinks. arXiv:gr-qc/9606036.

martedì 14 aprile 2020

Superman non muore mai

Sono due gli elementi che mi hanno spinto ad acquistare questo libretto dal banchetto di libri vecchi e usati dove l'ho trovato: il titolo, Superman non muore mai, e l'autrice, Claudia Salvatori. E' stata una delle poche sceneggiatrici in forza a Topolino. In particolare ricordo storie interessanti e divertenti all'interno di una serie di avventure sulle antenate di Minni, se la memoria non mi inganna.
Questo romanzo, uscito all'interno della collana de Il giallo Mondadori, è la prima opera in prosa della Salvatori che mi capita di leggere e possiede un'ulteriore particolarità: il giallo si sviluppa all'interno del mondo del fumetto. Il morto, infatti, è un fanzinaro, apparentemente ucciso durante un tentativo di rapina. A raccontare la storia e svolgere le indagini ufficiose è un suo amico, un fumettista, in particolare uno sceneggiatore, che si sta preparando per affrontare il lavoro più importante della sua carriera: sceneggiare il più venduto fumetto dell'orrore d'Italia.
La storia, ricca di cliché fumettistici e di genere, presenta molti piccoli cameo, in particolare con la presenza di diversi autori di fumetti, e un finale parzialmente a sorpresa, o comunque meno scontato di quanto lasciato intuire in alcuni passaggi del romanzo. Nel complesso, però,la lettura risulta non completamente soddisfacente, non tanto per il giallo in sé, che in fondo è abbastanza moderno, nonostante si stia parlando di un libro uscito nel 1994, quanto proprio per lo stile narrativo adottato per caratterizzare il protagonita/narratore. Marino Strano, infatti, non può fare a meno di descrivere molti dei passaggi iniziali dei vari capitoli usando immagini e tecniche fumettistiche. Il fatto che questa struttura sia adottata in buona parte dei capitoli, la rende abbastanza velocemente molto stucchevole. Inoltre lo stesso Strano risulta particolarmente antipatico all'interno di un romanzo che, a conti fatti, salva soltanto il morto. Il che, forse, dovrebbe dirci qualcosa sul fatto che Superman non muore mai.

lunedì 13 aprile 2020

E' bello il nostro pianeta: non distruggiamolo!

Con la caduta del nazifascismo, i risultati ottenuti nel campo della missilistica da parte degli scienziati tedeschi vennero acquisiti dalle due superpotenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale, Stati Uniti e Unione Sovietica. Da un lato grazie ai transfughi tedeschi Hermann Oberth e Wernher von Braun, entrambi fisici, che si consegnarono spontaneamente agli statunitensi, mentre i sovietici riuscirono a impossessarsi della fabbrica di Peenemünde che realizzava i famigerati V2 tedeschi: i due programmi spaziali avevano così trovato i rispettivi punti di partenza.
Il programma sovietico, in effetti, traeva le sue origini con gli studi pionieristici nel campo dell'astronautica di Konstantin Ėduardovič Ciolkovskij, che furono la base di partenza per la progettazione e la gestione dei vari progetti spaziali affidati all'ingegnere Sergej Pavlovič Korolëv.
Sotto la sua guida i russi ottennero una lunga serie di successi che misero in grave difficoltà gli Stati Uniti: in particolare il 12 aprile del 1961 venne lanciato in orbita il primo essere umano. Era Jurij (o Yuri) Gagarin, diventato la prima scelta per questa storica missione al posto di Gherman Stepanovich Titov (che successivamente sarebbe diventato il quarto uomo nello spazio). Al suo rientro sulla Terra divenne in brevissimo tempo un eroe planetario. A causa della guerra fredda, però, molti dettagli sia sulla missione sia sulla sua biografia, restarono sostanzialmente ignoti, a parte le apparizioni pubbliche fuori dalla "cortina di ferro". Così, almeno fino all'avvento di Gorbaciov, non si seppe nulla delle circostanze della sua morte o dei presunti disturbi mentali di cui soffrì dopo il rientro.
Così venne descritta la sua personalità da un medico sovietico nell'agosto del 1960, quando ormai il periodo di addestramento volgeva al termine:
Modesto; imbarazzo quando il suo umorismo diventa un po' troppo audace; alto grado di sviluppo intellettuale evidente in Jurij; memoria fantastica; si distingue dai suoi colleghi per il suo senso acuto e di vasta portata di attenzione a ciò che lo circonda; un'immaginazione ben sviluppata; reazioni rapide; perseverante, si prepara scrupolosamente per le sue attività e esercizi di allenamento, gestisce con facilità la meccanica celeste e le formule matematiche ed eccelle nella matematica superiore; non si sente vincolato quando deve difendere il suo punto di vista se si considera giusto; sembra che capisca la vita meglio di molti suoi amici.
Mentre era lassù nello spazio si tramanda che disse:
Il cielo è molto nero, la Terra è azzurra. Tutto può essere visto molto chiaramente.
Questa è probabilmente una delle poche frasi correttamente attribuite a Gagarin. Tra le molte, ce n'è anche una poco nota, almeno in italiano, che recita all'incirca così (da en.wikiquote):
In orbita intorno alla Terra sull'astronave, ho visto quanto è bello il nostro pianeta. Gente, conserviamo e aumentiamo questa bellezza, non distruggiamola!

domenica 12 aprile 2020

Topolino #3359: L'invasione degli ultravegetali

con storie di @titofaraci @RGagnor
E anche questa settimana riesco a ottenere la copia digitale di Topolino. Ci sarà tempo per ordinare gli arretrati, ma quanto meno continuo con la lettura settimanale, cosa che almeno placa l'anima collezionistica che non vorrebbe perdere nessun numero. Tornando ai contenuti, il #3359, come sottolineato sin dalla copertina di Alessandro Perina, è dedicato a Raffaello Sanzio di cui nei giorni scorsi è stato ricordato il cinquecentenario della morte. Mentre della storia che lo stesso Perina ha disegnato su testi di Bruno Enna ho scritto sul Cappellaio Matto, qui vado ad occuparmi di alcune delle altre storie che completano il sommario del Topolino di questa settimana.
Quando Ciccio mangia pesante
Sono stato un fervente lettore della mitica Ridi Topolino, rivista cui ho anche dedicato uno speciale della serie de Le grandi domande della vita. Era ricca di belle storie, alcune appartenenti a piccole serie, come ad esempio la mitica Quando Paperinik mangia pesante. Così, quando ho visto Ciccio che si stava per assopire sotto un albero dopo la classica abbuffata, il pensiero è inevitabilmente andato proprio a quella serie! E la cosa era persino giustificata dal coprotagonista de Le creature della fattoria: Paperinik!
A scrivere l'avventura ci ha pensato il deus ex-machina di quella rivista, Tito Faraci, che realizza a partire da un soggetto abbastanza tipico per molti film di fantascienza dell'epoca d'oro, peraltro spesso parodiati da Giuseppe Ferrario nella prima pagina della rivista, una divertentissima e cinetica storia in cui Paperinik e Ciccio si scontrano con due vegetali antropomorfi alieni giunti sulla Terra per non si sa bene quale motivo. Lo scrivo sinceramente: non ridevo così tanto da diverso tempo. A differenza, però, della serie dello stesso Faraci, Quando Paperinik mangia pesante, queste Creature della fattoria non è un incubo generato dagli alimenti mangiati da Paperino durante la serata. Inoltre non la si può neanche inserire in tutta quella serie di storie, soprattutto di produzione brasiliana, in cui essenzialmente autori e lettori ridevano di Paperinik e non con Paperinik, come avviene nella storia di Faraci. E questo dettaglio fa una grande differenza, insieme con un leggero autocitazionismo dello stesso autore, che va anche oltre Ridi Topolino e sfocia fino a PKNA, visto che molte battute di Paperinik ricordano alcune delle più efficaci battute che lo stesso Faraci, o gli altri autori che scrivevano per quella serie, metteva nel becco dell'eroe in molti momenti dei momenti di tensione, che ovviamente non mancano neanche ne Le creature della fattoria.
Ad affiancare Faraci, poi, troviamo un disegnatore avvezzo, anche da autore completo, alle storie cinetiche e sensa respiro: Lucio Leoni. Il suo tratto rotondo, tra Romano Scarpa e Luciano Gatto, risulta perfetto per la storia di Faraci: comico al punto giusto, ma anche drammatico, epico e spettacolare quando serve. Peraltro entra perfettamente nel mood della storia, non solo grazie alla rappresentazione degli alieni vegetali, ma anche con l'ottima quadrupla di apertura con il titolo che riprende proprio quei vecchi manifesti parodiati in Ridi Topolino.
In definitiva una gran bella storia che mi pare molti, in giro, hanno decisamente sottovalutato.

sabato 11 aprile 2020

Quando c'era lui

Uscito in 4 albi di poco meno di 40 pagine nel 2016 e successivamente raccolto in un unico volume di 160 pagine, Quando c'era lui è un fumetto satirico e irriverente che ha, però, portato non pochi problemi ai suoi autori. Daniele Fabbri e Stefano Antonucci hanno, infatti, rivolto il loro dissacrante obiettivo nei confronti di Casapound e del diffuso senso di nostalgia nei confronti di Benito Mussolini, generando per se stessi non pochi problemi ogni volta che andavano in qualche fiera a presentare la loro divertentissima opera.
Gli affiliati di Casapound, infatti, non perdevano occasione per minacciare a parole e spesso anche fisicamente i due autori e l'editore, la Shockdom di Lucio Staiano. E in un certo senso ne avevano tutte le ragioni: Quando c'era lui segue le vicende di un piccolo gruppo di Casapound che resuscita, utilizzando un esperto di ingegneria genetica tedesco, il buon Benito, dando inizio a una serie di esilaranti avventure del dittatore nel mondo moderno. Peraltro il clone del buon Mussolini si ritrova anche con una pelle particolarmente... abbronzata, giusto per riprendere una citazione di un altrettano famoso politico italiano. Ciascun albo, poi, è completato da vignette e redazionali esilaranti scritti nello stile della stampa del ventennio fascista.

venerdì 10 aprile 2020

Cosmo Brain: Il ritorno del pi greco

Sembra sia passata una vita fa, eppure è successo poco più di un anno fa: il 14 marzo del 2019 sono stato ospite di Cosmo Brain, quando era ospitata dagli studi di Radio Bla Bla. Ora Laura Paganini si sta muovendo in maniera indipendente, ma quella trasmissione lì avevo promesso che l'avrei resa disponibile, prima o poi. L'audio, che ho preso con il cellulare, non è sempre il massimo, ma spero che possiate apprezzarlo.
Due note sulla scaletta. Troviamo, tra le varie canzoni citate, ma non ascoltabili nell'audio, ci sono A little over zero di Elisa (di cui ho scritto settimana scorsa), Hey Jude! dei Beatles (ecco l'articoletto al Caffé del Cappellaio Matto), Endlessly dei Muse (a cui magari dedicherò una puntata futura delle particelle elementari). Vi ricordo, visto che ci sono, che dell'identità di Eulero ho scritto giusto quest'anno.
Detto ciò, un buon ascolto a tutti:

giovedì 9 aprile 2020

L'ipotesi dei grandi numeri

L'ipotesi dei grandi numeri asserisce che tutti i grandi numeri adimensionali che sono presenti in natura sono connessi con l'epoca attuale, espressi in unità atomiche, e quindi variano nel tempo. Essa richiede che la costante di gravitazione $G$ sia variabile e che ci sia anche una continua creazione di materia. Il coerente seguito dell'ipotesi conduce alla possibilità di soli due modelli cosmologici. Uno di questi, che si verifica se si assume che la creazione continua sia una moltiplicazione della materia esistente, è l'universo cilindrico chiuso di Einstein. L'altro, che si verifica se si assume che la creazione continua avvenga in modo uniforme in tutto lo spazio, coinvolge uno spazio di Minkowski approssimativamente piatto con un punto d'origine dove si è verificato il Big Bang.
Dirac, P. A. M. (1974). Cosmological models and the large numbers hypothesis. Proceedings of the Royal Society of London. A. Mathematical and Physical Sciences, 338(1615), 439-446. doi:10.1098/rspa.1974.0095

mercoledì 8 aprile 2020

La bellezza come metodo

Paul Dirac è considerato da una buona fetta di fisici teorici come uno dei più geniali fisici del XX secolo dopo Albert Einstein. I suoi contributi alla fisica del XX secolo sono numerosi, il più famoso dei quali è l'equazione che porta il suo nome e che ha permesso di identificare l'antimateria. Ciò che, però, ha sempre mosso Dirac nella sua attività di ricerca è ben riassunto nella seguente citazione:
C'è solo una roccia che può sopravvivere a ogni tempesta e alla quale ci possiamo aggrappare strenuamente: l'idea che le leggi fondamentali della Natura siano espresse da una teoria matematicamente bella.
In pratica ciò che, secondo Dirac, dovrebbe muovere la ricerca teorica in fisica è la bellezza matematica di un'equazione. Questa bellezza risiede soprattutto nella sua capacità di sintesi sia della matematica utilizzata, ma anche delle idee fisiche che essa racchiude.
Questo punto di vista, insieme alla visione più generale della ricerca in fisica e dei futuri sviluppi di questa disciplina sono raccolti in un agile volumetto che prende il titolo proprio dalla linea di condotta principale di Dirac, La bellezza come metodo.
Se alcuni testi sono abbastanza specialistici, pur in assenza di equazioni matematiche, altri sono semplici da seguire anche per il lettore non avvezzo. D'altra parte il libriccino, che presenta una prefazione di Vincenzo Barone, è una raccolta di conferenze e articoli dello stesso Dirac, presentati in ordine cronologico e ricchi di spunti particolarmente interessanti, soprattutto se consideriamo che molti di questi non sono ancora stati portati a compimento dalla fisica contemporanea, come la riconciliazione tra meccanica quantistica e relatività di Einstein.
Il problema dell'unificazione tra queste due grandi teorie del XX secolo, molto ben riassunte da Dirac in varie sue conferenze (inclusa una curiosità relativa alle equazioni di Schroedinger e Klein-Gordon), era ben noto al fisico statunitense e aveva in mente alcune possibili linee di ricerca che avrebbero, a suo parere, potuto fornire fruttuosi indizi per la risoluzione del problema. Il punto essenziale, però, nel pensiero di Dirac era che il prossimo grande salto nella fisica sarebbe arrivato solo introducendo un'idea completamente nuova, un nuovo paradigma che ci avrebbe costretti ad abbandonare un qualche principio precedente ben consolidato.

martedì 7 aprile 2020

Astrofisica #pertecherestiacasa: Un flyby per Bepi-Colombo

Secondo articoletto della serie delle newsletter di Edu INAF. Rispetto al testo che abbiamo mandato in giro, in questa occasione mi permetto di fare qualche modifica e variazione (e qualche aggiunta), ma nulla di fondamentalmente differente.
Scuola on-line
Una raccolta di video, incontri, pillole (scegliete la durata che si adatta di più alle vostre necessità!) da usare nel corso di videolezioni o per soddisfare la vostra curiosità: Scuolaonline si arricchisce quotidianamente di nuovi contenuti (all'incirca due al giorno, per il momento).
Vi, inoltre, di dare un'occhiata alle risorse didattiche di EduINAF, senza dimenticare astro EDU, che invece ​è una rivista dedicata alla pubblicazione di attività didattiche certificate​​.
Risorse INAF su INDIRE
L'INAF contribuisce, insieme a tutti gli enti pubblici di ricerca italiani, all'iniziativa dell'Istituto Nazionale di Documentazione Innovazione e Ricerca Educativa (INDIRE) nata per mettere a disposizione di docenti, studenti e famiglie risorse e materiali su tutti i temi legati alla ricerca scientifica.
Tutto il materiale, tra cui le risorse dell'INAF, è disponibile in una pagina apposita sul portale INDIRE dotata dei filtri per selezionare le attività di vostro maggior interesse.
Flyby di Bepi-Colombo
La missione Bepi-Colombo, lanciata il 20 ottobre 2018, si avvicinerà alla Terra venerdì 10 aprile alle 6:25 di mattina, per effettuare il primo dei nove voli ravvicinati (o flyby, in inglese) che le consentirà di rallentare leggermente la sua corsa cambiando traiettoria e puntando verso Mercurio, dove dovrebbe arrivare nel dicembre 2025. Eccovi alcuni riferimenti: Dall'Italia vedere la sonda non sarà facile perché sarà piuttosto bassa sull'orizzonte e non particolarmente brillante, però se ci riusciste (con un telescopio), potrete caricare le vostre foto sulla pagina Europlanet dell'evento.
Sarà presto disponibile su Edu INAF uno speciale sull'evento. Stay tuned!
E-book gratuito Nello spazio con Samantha
Il libro scritto dall'astronauta Samantha Cristoforetti e da Stefano Sandrelli dell'INAF, edito da Feltrinelli, è stato reso disponibile dall'editore gratuitamente online per questo periodo di quarantena al seguente link: Un racconto semplice e coinvolgente della straordinaria esperienza di vivere a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.
L'astronomo risponde
Vi ricordiamo che è sempre attiva la rubrica L'astronomo risponde per inviare le vostre domande (proprio quelle che "non avreste mai osato fare"!) e vederle pubblicate online con la nostra risposta (magari anche una da parte mia!).
Vi segnalo giusto le ultime due domande cui è stata data risposta: la prima sull'espansione dell'universo e la seconda, pubblicata giusto oggi, sulle manovre per andare sulla Luna.

lunedì 6 aprile 2020

Sentiero nero

Avevamo lasciato Rebecka Martinsson in una situazione a dir poco spiacevole: alla fine de Il sangue versato l'avvocatessa aveva scoperto che l'assassino, vistosi scoperto, aveva deciso di uccidere se stesso e il figlio, a cui Rebecka si era affezionata. Quest'ultimo evento luttuoso, unito con gli eventi narrati nel primo romanzo della serie, Tempesta solare, hanno prodotto un vero e proprio cedimento psicologico. Ed è proprio in questa difficile situazione che troviamo Rebecka all'inizio del romanzo.
La donna, però, dopo un lungo percorso di riabilitazione psicologica, torna a lavorare, come sostituto procuratore a Kiruna, la sua città natale. Qui si occupa essenzialmente di reati finanziari, ed è proprio questa competenza che spinge Anna-Maria Mella a coinvolgerla in una delicata indagine di omicidio che coinvolge una grande multinazionale svedese.
Questo, in soldoni, un romanzo in cui Rebecka svolge un ruolo tutto sommato marginale. In effetti Sentiero nero è il romanzo più corale dei tre che ho letto finora: Asa Larsson si concentra sull'approfondimento di Anna-Maria e del suo fido collaboratore, Sven-Erik Stalnacke, e trovano ampio spazio sia la morta, grazie a una serie di flashback che ne descrivono il carattere e le interazioni, sia la famiglia piuttosto allargata della donna assassinata. Il tutto intrecciato con la finanza internazionale e la politica. Un mix di sicura presa sul lettore salvo un paio di punti che lasciano perplessi. Uno è legato alla preveggenza, elemento che dovrebbe essere il più possibile assente dal genere (nonostante si contino situazioni ibride di successo e qualità), l'altro è il finale in se che, per quanto trascinante e appassionante per ritmo e immagini descritte, risulta leggermente irrealistico.

domenica 5 aprile 2020

Topolino #3358: Nel segno di Jack London

E anche questa settimana riesco a leggere la mia brava copia di Topolino, che in questo numero celebra, con la copertina di Alessio Coppola, il grande Zucchero. Abbinato con il servizio dedicato al cantante ci sono anche alcune autoconclusive da una pagina disegnate sempre da Coppola, su testi di Francesca Agrati. Il numero, però, inizia subito a volare alto con una nuova storia della serie Topolino giramondo.
In giro per l'Australia
Da bravo erede di Massimo De Vita, Giuseppe Zironi realizza una splendida avventura ambientata nell'outback australiano. Tra dinghi, dromedari e canguri, Topolino si ritrova coinvolto in una vicenda che mescola la coscienza ecologica e il rispetto per l'ambiente con una classica vicenda di rapimento, per l'occasione di un animale.
Ciò che colpisce della narrazione, però, è come essa sia sospesa in maniera magistrale tra il già citato De Vita e uno dei più grandi autori dell'avventura, Jack London. D'altra parte il titolo della storia di Zironi, Il richiamo dell'outback, riecheggia uno dei più noti romanzi di London. E, secondo me, più delle mille parole che potrei spendere, vale in particolare la striscia che metto qui sotto:

sabato 4 aprile 2020

Cinema Purgatorio: I mostri di Browning

Il quinto volume dell'edizione italiana di Cinema Purgatorio raccoglie i numeri 13, 14 e 15 dell'onomima serie antologica ideata da Alan Moore e portata avanti da un nutrito gruppo di bravi autori che si sono imbarcati con lo sceneggiatore inglese nella realizzazione di fumetti alla vecchia maniera: in bianco e nero. L'idea del bianco e nero non è l'unica, visto che anche le tematiche e la struttura antologica richiama alle esperienze sperimentali di molte riviste a fumetti britanniche. Come ho già raccontato in occasione delle recensioni del secondo e del quarto volume della raccolta, ciascuna delle serie sviluppate, a partire da quella che da il titolo all'antologico, sviluppa in episodi brevi, intorno alle 8/10 pagine, una trama più complessa.
Il re dell'horror.
Come al solito, i tre episodi della serie portante, disegnata da Kevin O'Neill, presentano una storia a continuazione nelle pagine iniziale e finale fornendo sempre più dettagli sulla spettatrice, presumibilmente morta, degli spettacoli cinematografici messi in scena dai due amabili autori. Le pellicole, che hanno tutte titoli con riferimenti a film del passato, si concentrano su alcune figure chiave dell'industria cinematografica. La prima storia è dedicata ad Arthur Lucan, che per buona parte della sua carriera ha interpretato il personaggio di Old Mother Riley in uno show omonimo insieme con Kitty McShane, che nella storia di Moore interpreta la figlia Kitty. In effetti questo secondo personaggio è particolarmente ambiguo, al pari dell'arzilla Mamma Riley, con la differenza che quest'ultima sembra vivere la sua ambiguità con molta più leggerezza.
La seconda storia è dedicata a quello che può essere considerato come il re dell'horror statunitense, Tod Browning. I suoi capolavori sono, infatti, il Dracula del 1931 con Bela Lugosi, e il corale Freaks del 1931, in un certo senso una summa della poetica (se così si può dire) cinematografica di Browning. Questi è anche il regista del più noto dei così detti film persi: de Il fantasma del castello (London after midnight), in cui il vampiro protagonista era interpretato da Lon Chaney, uno degli attori preferiti da Browning, non sono al momento note copie esistenti. L'ultima, infatti, andò perduta durante un incendio agli studi MGM nel 1965.
Si diceva di Freaks come la summa della carriera di Browning, e in un certo senso così è non solo per i contenuti, molti dei quali non superarono la censura, ma anche per gli esiti: la carriera del regista è, infatti, costellata di alti e bassi e Freaks, film rivalutato nel XX secolo, fu l'ultimo e più forte flop nella carriera di Browning, che aveva posto alte aspettative in questa pellicola. Tutto questo Moore lo racconta non con disprezzo o rigetto, ma con profonda stima e ammirazione, come evidente dalla quadrupla che sancisce la fine della pellicola su carta.
Il terzo episodio, ambientato in un obitorio, racconta un po' di episodi piccanti e poco gratificanti di alcuni personaggi del mondo del cinema, tutti peraltro finiti sulle pagine del foglio scandalistico Confidential, tracciando così un quadro non proprio edificante del mondo delle stelle del grande schermo, cosa che è abbastanza comune a un po' tutte le storie di Cinema Purgatorio.

venerdì 3 aprile 2020

Un po' sopra lo zero

Ancora oggi continuo a pensare, come esempio della superficialità di buona parte di presentatori e giornalisti, la presentazione che venne fatta da una nota conduttrice della canzone Dancing di Elisa:
E adesso si balla!
Già. La presentazione venne fatta a partire dal titolo della canzone, senza averla mai ascoltata. Dancing fa parte del terzo album di Elisa Toffoli, meglio nota con il solo nome proprio, The comes the sun, che racchiude un po' le speranze di questo momento particolare. Di tutta la track list, però, oggi vorrei soffermarmi su A little over zero, canzone centrale di quell'album, non tanto per qualche passaggio particolare nel testo, ma esattamente per quello zero nel titolo.

giovedì 2 aprile 2020

Contagi ed eradicazione

Molti ne hanno scritto in maniera anche più precisa e puntuale di me, ma visto che mi hanno segnalato un interessante articolo del 2012 sullo studio matematico dei contagi(3), mi sembrava utile discuterne in questa sede.
Bernoulli e il vaiolo

Daniel Bernoulli via commons
La storia inizia da lontano, ma neanche tanto. Siamo nel 1760 quando il matematico svizzero Daniel Bernoulli pubblica il primo articolo di matematica applicato all'epidemiologia. Il suo principale interesse era il vaiolo, che causava non pochi morti in Europa e non solo. Il matematico, dopo un preciso studio statistico, giungeva alla conclusione che, per combattere e sconfiggere il vaiolo l'unica arma efficace era la vaccinazione. L'articolo venne successivamente riportato alla luce da Klaus Dietz e J.A.P. Heesterbeek(2), che ne forniscono una descrizione nei termini della matematica moderna.
In pratica, alla fine dei calcoli, sorgeva l'impossibilità di eliminare il potere di contagio del vaiolo tra i suscettibili, conducendo così Bernoulli alla proposta che l'unico modo per eliminare tale potere di contagio fosse solo attraverso la vaccinazione. E vista l'eradicazione (o cancellazione) del vaiolo dalla faccia della Terra avvenuta sul finire degli anni Settanta del XX secolo, non gli si può dare tutti i torti. Certo ci sarebbe da ricordare che ci sono in giro scorte di vaiolo conservate a scopo di studio, però questa terribile malattia non è più in giro, a meno che qualcuno non decida diversamente.

mercoledì 1 aprile 2020

Vero o falso?

Con una filosofia non molto diversa dalle analoghe rubrichette sugli albi a fumetti, in particolare di supereroi, pubblicati negli Stati Uniti, anche su Topolino facevano capolino alcune paginette ricche di informazioni scientifiche, poste, però, con un modo didatticamente utile: il sistema del dubbio. In questo caso le illustrazioni che seguono sono tratte dal Topolino #337 del maggio 1962.
Ovviamente se avete qualche idea su cosa sia vero e cosa falso, ci sono i commenti!