Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori, le cortesie, l'audaci imprese io cantoC'era una volta un super cattivo che conquistò la Terra. Le sue truppe, ad armi spianate, pattugliavano le città, immerse nell'oscurità, mentre la gente si nascondeva per sopravvivere o veniva sopraffatta.
(dall'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto)
Nascosti nei sotterranei, tra le macerie e i vicoli oscuri, un gruppo di sopravvissuti un tempo noti come supereroi resistevano alla tirannia: i primi fra loro, i leader carismatici, erano caduti uno alla volta e la situazione era disperata. Fino a che una voce dal passato non si fece nuovamente sentire, fino a che un piano non prese forma e il sacrificio di pochi riconsegnò a molti il loro amato pianeta.
C'era una volta un cantastorie che mi raccontò questa storia e quando, dieci anni più tardi, lo ritrovai nello stesso posto, visto che mi era piaciuta, decise di raccontarmela ancora. Era più o meno la stessa storia: sempre lo stesso supercattivo che trasforma la Terra in un luogo da incubo, sempre i campioni a lottare, nascosti, per la libertà e contro la distopia e sempre uno degli eroi protagonisti, senza paura, ad affrontare ancora una volta i raggi della morte. Questa volta, però, il menestrello volle mescolare anche dettagli presi da altre storie, per rendere il racconto ancora più ricco, ancora più epico.
Ecco poi arrivare un cantastorie concorrente, che in un reame vicino, dove si diceva che le idee nascessero per prime, iniziò a raccontare questa storia: un supercattivo, una volta, conquistò la Terra. Le sue truppe, ad armi spianate, pattugliavano le città, mentre la gente si nascondeva per sopravvivere o veniva sopraffatta.
Nascosti nei sotterranei, tra le macerie e i vicoli oscuri, un gruppo di sopravvissuti un tempo noti come supereroi resistevano alla tirannia: i primi fra loro, i leader carismatici, si sentivano persi, senza i loro simboli e solo pochi di loro pensavano di dover fare qualcosa, mentre il mondo era perso e disperato. C'erano, dunque, due cantastorie: uno che si chiama Grant Morrison e scrisse Darkseid è... (un capitolo de La pietra dei tempi, saga della sua JLA) e Crisi Finale e Gli Invisibili e altre cose che sarebbe troppo lungo raccontare. L'altro, invece, si chiama Brian Michael Bendis, uno che raccontava belle storie su un amichevole tessiragnatele di quartiere, ma che alla fine ha deciso di scrivere per l'ennesima volta la solita storia, quella già raccontata da Morrison, anche se il titolo e il supercattivo erano diversi.
La storia si chiama Age of Ultron e se avete letto Morrison, a non leggerla, non vi perdete niente (questo non vuol dire che non possiate leggerla lo stesso, però). Sembra scritta venti anni fa, quasi a dire: il fumetto non è cambiato per nulla. Se questo è un bene, però, ve lo dico tra vent'anni.
Se poi Morrison non l'avete letto, magari può anche valere la pena leggerla: Brian Michael Bendis, in fondo, scrive bene, mentre Brian Hitch disegna anche meglio (ogni tanto si perde, a dire il vero). E poi il protagonista è il più letale avversario dei Vendicatori: Ultron, il robot creato da Hank Pym e apparso per la prima volta su Avengers #54.
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