sabato 1 settembre 2018

Topolino #3275: Topolino, Pippo e i due vendicatori

Il numero di Topolino attualmente in edicola non propone solo la seconda storia celebrativa per i 90 anni del titolare della testata, ma anche la doppia (nel senso di due parti sullo stesso numero) avventura I due vendicatori con Fantomius e Paperinik. Visto che il Torbido inganno l'ho brevisionato sul Cappellaio Matto (e lo riporterò più sotto), permettetemi di iniziare con i due paperi mascherati.
Paperi mascherati
Si potrebbe dire che, finalmente, nella serie de Le strabilianti imprese di Fantomius Marco Gervasio abbia introdotto una novità narrativa interessante che spezza un po' l'andazzo monotono delle ultime avventure. Inoltre inserisce anche una serie di riferimenti di continuity alle sue storie con Paperinik e Fantomius, di cui forse l'unico che potrebbe essere più utile per godersi al meglio la storia è quello a Il passato senza futuro. Lo stesso Gervasio sembra pensarla allo stesso modo, visto che ne riassume gli elementi essenziali grazie a due ballon di pensiero di Paperino, rendendo ininfluente la sua mancata lettura per il lettore più giovane.
La ventata di novità sta proprio nell'idea di mettere a confronto direttamente I due vendicatori in uno dei più classici paradossi temporali: a causa dell'invenzione di Copernico Pitagorico, Dolly Paprika si ritrova nella Paperopoli del futuro. Fantomius la segue utilizzando un piccolo orologio da taschino costruito dall'amico appositamente per tale scopo. Nel futuro il ladro gentiluomo scopre che la sua eredità è stata raccolta da Paperino, anche se l'ha "leggermente" modificata come scopo diventando l'eroe noto come Paperinik. Così, in una scena iniziale dalle atmosfere noir, Fantomius si dirige a casa di Paperino per chiedere il suo aiuto nella ricerca dell'amata Dolly.
Il confronto tra i due personaggi non finisce esattamente a pari merito: evidentemente Gervasio, che giustamente cerca di far emergere le capacità di Fantomius anche in una situazione di difficoltà come un'epoca a lui aliena, o di criticare l'eccessiva fiducia che spesso si da alle nuove tecnologie, mostra un Paperinik in alcuni punti poco determinato, quasi ridicolo, mentre Fantomius è molto più aderente alla lezione martiniana (senza, però, gli eccessi dell'epoca). Tutto sommato è l'unico, perdonabile difetto in una storia divertente, veloce nella lettura e appassionante, che in ultima analisi costituisce anche un atto d'amore dell'autore ai paperi e alla loro ricca storia.
Poco da dire sui disegni in una storia dove sono presenti il personaggio peggiore e quello migliore mai disegnati da Gervasio: il peggiore è Doretta Doremì, che compare in un breve flashback. Non sto affermando che è disegnata male, ma che non mi piace come Gervasio la visualizza: è solo una questione di gusto. Quello stesso gusto personale che mi fa scrivere che Cuordipietra Famedoro è, invece, il miglior personaggio mai disegnato da Gervasio finora. Magari tale apprezzamento potrebbe essere dovuto alla colorazione più brillante delle scene ambientate nel futuro, ma ritengo che, pur se migliorativa, nel caso specifico non abbia inciso eccessivamente.
Due amici come loro
Si potrebbe discutere di come sia possibile che due personaggi così diversi come Topolino e Pippo siano diventati amici, e la risposta sarebbe anche troppo ovvia: una coppia così male assortita non poteva non appassionare i lettori, proponendo uno degli accoppiamenti più classici nella letteratura.
Si potrebbe discutere di quanto tale abbinamento sia diventato ufficiale, ma sarebbe semplicemente inutile. Il fatto potrebbe essere avvenuto tanto sulle strisce quotidiane di Floyd Gottfredson, quanto nei corti animati, dove peraltro Pippo ha fatto il suo esordio, esattamente il 2 maggio del 1932 ne La rivista di Topolino.
Mettendo allora da parte qualunque intento storico, Marco Bosco con i disegni di Giampaolo Soldati decide di mettere in crisi l'amicizia tra i due personaggi con uno spunto semplice ma originale: poiché nella vita reale Topolino e Pippo "non riuscirebbero a bisticciare neanche volendo", come ricorda Orazio a Clarabella, Bosco li fa litigare sul palco.
I due, infatti, sono entrati in una compagnia teatrale dilettante e si stanno preparando per debuttare con Il torbido inganno provando la scena del litigio a casa di Topolino. In quel mentre passa Clarabella, che equivoca la situazione con tutte le conseguenze del caso. La storia alla fine risulta una sequela di gag senza respiro fino alla divertente scena collettiva poco prima della chiarificazione dell'equivoco.
Il tratto di Soldati, rotondo e con l'inchiostrazione marcata, contribuisce a rendere al meglio i toni comici della storia, ma risulta efficace anche con le espressioni e, più in generale, con la recitazione dei personaggi.
In definitiva una chicca deliziosa in attesa delle celebrazioni ufficiali del 18 novembre 2018.
Voodoo in salsa disneyana
Secondo la tradizione voodoo, sarebbe possibile controllare una persona a distanza, arrecandole un danno o un favore, semplicemente utilizzando una bambola, spesso di pezza ma non solo, messa a contatto con qualcosa di proveniente dalla persona stessa, come un pezzo di pelle o dei capelli.
Carlo Panaro aggiorna in termini tecnologici questa leggenda, utilizzando l'inventore più amato di Paperopoli: Archimede Pitagorico pesca dal suo vasto archivio una bambola, costruita per diletto, sul cui retro è posto uno scomparto dove inserire la foto di un particolare soggetto cui si vuole fare uno scherzo. Infatti, utilizzando la bambola, è possibile far compiere alla persona presa di mira delle azioni contro la sua volontà. Il problema è che questa invenzione finisce nelle mani dei Bassotti, che potete immaginare come decideranno di utilizzare.
Ne emerge una storia ricca di gag, divertente e dinamica nella quale Ottavio Panaro rende il suo stile rotondo più snello e sbarazzino, in alcuni punti quasi alla Warner Bros!

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