domenica 16 settembre 2018

Topolino #3277: Due cugini per l'avventura

Oltre alla storia d'apertura, ancora dedicata alle celebrazioni del 90.mo compleanno di Topolino, il settimanale a lui dedicato presenta due avventure con Paperino e Paperoga coprotagonisti. I due cugini passeranno da una storia agreste all'avventura spionistica nel freddo nord Europa.
Dalla campagna alla Scandinavia
La predizione succosa di Carlo Panaro per i disegni di Marco Mazzarello (niente di nuovo da segnalare su questo fronte) è una storia divertente dove Paperino e Paperoga, grazie ai presunti poteri predittivi di quest'ultimo, si ritroveranno coinvolti in una gara di raccolta dell'uva. La storia ha una trama e uno sviluppo abbastanza classici, quasi scontati, non solo negli aspetti mystery, ma anche per l'abbastanza classico finale dolce/amaro.
Il fluido energetico riporta la P.I.A. sulle pagine di Topolino: Giorgio Figus, coadiuvato ai disegni da Marco Palazzi, dal tratto che ricorda Franco Valussi, spedisce i due cugini in Scandinavia per recuperare una stele su cui sarebbe inciso il segreto di una bevanda energetica. La storia è la solita sequela di gag e pur se non presenta il solito distruttivo Paperoga, quanto meno risulta una piacevole variazione, insieme con la storia di Panaro, sulla tipica caratterizzazione di Paperino: grintoso e determinato, riesce quasi sempre a ribaltare le situazioni negative in cui incappa ora a causa della fastidiosa presenza degli agenti della Blonk, ora a causa di una inusitata distrazione da parte di Archimede.
Nel complesso un numero migliore di quello della settimana scorsa, anche grazie alla storia d'apertura:
Un amore di commissario
Come era già avvenuto per Il torbido inganno, anche La popolarità ingombrante di Federico Rossi Edrighi per i disegni di Nicola Tosolini, pur non avendo l’onore della copertina, si rivela un’ottima storia. In questo caso lo sceneggiatore, che si sta ritagliando un suo interessante spazio sulle pagine di Topolino, si concentra sul rapporto con Basettoni, messo in crisi a causa di un'improvvisa popolarità da parte del Topo dopo l'ennesimo arresto ai danni di Macchia Nera.
Rossi Edrighi realizza una spy story abbastanza scontata e banale, almeno per gli amanti del genere, che però ha la sua ragion d'essere proprio nel contorno mediatico che induce gli screzi tra i due vecchi collaboratori. In questo senso efficacissima la scena in cui Topolino e Basettoni si accusano, prima con sottintesi e poi esplicitamente, di non riuscire a lavorare bene uno separato dall'altro.
In questo forse unica nota stonata la caratterizzazione di Manetta e Rock Sassi molto stereotipata sui detective pasticcioni, a dimostrazione che l'ottimo lavoro svolto da Giorgio Salati sui due personaggi e più in generale sul dipartimento di polizia di Topolinia nella serie Sezione scomparsi non è ancora stato accettato dagli altri sceneggiatori.
A parte tutto, ottimo il contributo di Tosolini: il suo stile, fortemente influenzato da Alessandro Gottardo, si rivela particolarmente efficace nella rappresentazione delle espressioni, soprattutto in quelle corrucciate di Topolino, mentre alcuni personaggi spiccano per una rappresentazione spigolosa rispetto al tratto sostanzialmente rotondo del disegnatore.
Alla fine, proprio perché la parte spionistica è marginale rispetto all'intento principale degli autori, La popolarità ingombrante si rivela un'ottima storia con un buon ritmo e una buona caratterizzazione dei personaggi.
Ora non resta che sperare che la quinta storia celebrativa non venga influenzata da quella che potremmo definire come... la maledizione della copertina!
I supereroi sono altro
Su soggetto di Stefano Munarini (che non avevo citato settimana scorsa, e me ne scuso), proseguono i WhizzKids di Vito Stabile ed Emilio Urbano con la seconda puntata e la loro ricerca delle quattro pietre degli elementi. Oltre ai difetti già rivelati su soggetto e sviluppo che ricordano serie televisive pre-adolescenziali o poco più come target, si aggiunge anche la sensazione di una scarsa coerenza nella caratterizzazione stessa della storia.
Nel mondo dei supereroi gli unici personaggi che in qualche modo si possono permettere di bandire la superstizione sono quelli come Batman, privi di poteri. Per cui quando Qui bolla come sciocche superstizioni le paure degli abitanti dell'isola dove è custodito il secondo diamante, quello del fuoco, la battuta risulta fuori posto per almeno un paio di ottime ragioni. Innanzitutto perché un supereroe che ha acquisito i poteri in un modo abbastanza inspiegabile non può permettersi un'affermazione del genere, anche quando le origini di tali poteri potrebbero essere spacciate per scientifiche; inoltre questo stesso supereroe, insieme agli altri componenti del suo supergruppo, sono alla ricerca di diamanti dai poteri mistici o magici che dovrebbero dare vita a un gigante di pietra, e quindi stanno esattamente seguendo manufatti identificabili proprio come sciocche superstizioni.
Nel complesso continuo a ritenere che sarebbe stata più ispirativa, non solo per i lettori ma anche per gli scrittori stessi, un soggetto non dissimile ma con tutto il corpo delle Giovani Marmotte come protagonista.

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