Un concentrato di conoscenza
Il gruppo di scout delle Giovani Marmotte fa il suo esordio nel 1950 sulle pagine di Paperino e l'E.S.S.B. di Carl Barks. Quest'ultimo viene anche considerato come l'ideatore del Manuale utilizzato dalle GM come piccolo tomo di consultazione contentente praticamente tutto lo scibile umano (o quanto meno un suo sunto). Barks utilizza uno strumento di questo genere, senza però nominarlo come Manuale delle GM, in Zio Paperone pesca lo Skirillione del 1954, ma è in Paperino novello pioniere, pubblicata nel 1953, di Carl Fallberg e Jack Bradbury che viene nominato per la prima volta il mitico Manuale.Successivamente arrivò Don Rosa che si occupò del Manuale in maniera più estensiva, prima aggiungendo le sue origini e successivamente il ruolo che rivestì nella fondazione del corpo delle Giovani Marmotte: il Manuale, infatti, venne redatto da Fenton Penworthy come sintesi dei volumi sopravvissuti della perduta Biblioteca di Alessandria. Conservato nella caverna sottostante al Forte Paperopoli, venne ritrovato da Cornelius Coot, fondatore della città, e da questi affidato al figlio Clinton Coot, che lo utilizzò come guida per il corpo delle Giovani Marmotte, di cui era il fondatore. Se nel suo lontano passato il Manuale ha avuto un suo redattore iniziale, in tempi moderni necessita di periodici aggiornamenti. Ed è proprio per cercare l'identità di chi lo aggiorna che Qui, Quo, Qua iniziano Un'indagine da Manuale. L'idea di Marco Nucci, affiancato dall'ottimo Stefano Zanchi ai disegni, è decisamente molto originale e interessante, pur se prende una strada decisamente molto più semplice rispetto a quella di Don Rosa: il Manuale è stato redatto direttamente da Cornelius Coot. Altro elemento di differenza rispetto a Don Rosa è, poi, l'idea che il Manuale sia consultabile da tutti quanti e non solo dagli appartenenti al corpo delle GM.
Dal diario di Coot si dipana, per i tre nipotini, un'indagine che, di contratto in contratto, li porta a scoprire varie personalità della cultura paperopolese, fino alla presunta identità dell'ultimo "aggiornatore" del Manuale. Identità che i lettori avranno il privilegio di scoprire, a differenza di Qui, Quo, Qua, che invece prenderanno il classico abbaglio, senza però averne consapevolezza, quasi a confermare con il finale l'idea precedentemente espressa da Cornelius Coot nel suo diario:
La cultura non ha nome, ma appartiene a tutti!
Tesori americani
Con il nome di pueblo escondido vengono indicati molti villaggi abbandonati nella zona centrale del continente americano che probabilmente erano stati costruiti per nascondersi all'invasore spagnolo. Questi villaggi sono, oggi, mete per turisti, ovviamente accessibili con le opportune attrezzature: cavalli, jeep, tende da campo e quant'altro. Ed è proprio uno di questi puebli la location del quinto episodio di Young Indiana di Bruno Sarda e Marco Palazzi. Il giovane Indiana Pipps, infatti, insieme con altri compagni di corso di Oxbridge e con l'insegnante di archeologia, il professor Century, va in visita al villaggio dell'amico Tim, facendo la sua prima esperienza di vita notturna che lo segnerà per il resto della vita, come ben sappiamo. Inoltre è proprio in questo viaggio che Indiana scopre le liquirizie Negritas, di cui diventa l'unico estimatore.A parte questa curiosità, siamo di fronte a una storia divertente, tipicamente archeologica, anche se con poca avventura, piacevole alla lettura e con pochissimi riferimenti alle storie precedenti: in questo senso era forse più interessante utilizzare la storia della settimana scorsa per creare l'attesa sull'episodio conclusivo di Young Indiana.
I segreti di un magnate
Non avevo molta intenzione di recensire L'intervista definitiva, non tanto per chi l'ha scritta, Fausto Vitaliano, ma per il protagonista, il giornalista Paperica, che è la versione papera di Vincenzo Mollica, che onestamente trovo da alcuni anni a questa parte piuttosto antipatico. Gli elementi essenziali della storia, però, alla fine la rendono abbastanza interessante da passare sopra a questo "veto" personale. Innanzitutto il cuore del soggetto: l'ennesima intervista di Paperica a Paperone, questa volta, però, quella definitiva, in cui il magnate racconta tutti i suoi segreti più intimi.Ovviamente questa scelta da parte di Paperone risulta interessante per tutti i suoi avversari (Rockerduck, i Bassotti, Amelia) che cercano in tutti i modi di mettere le mani sul nastro, ovviamente con esiti decisamente divertenti per il lettore.
L'altro elemento interessante è il concetto di "pensione". Sebbene tale parola sia stata utilizzata in varie altre storie, resta comunque molto poco utilizzata, ma è sulla pensione che Vitaliano gioca all'inizio della storia, anche se la sostituisce con la locuzione di "ritiro e meritato riposo". Ed è eccezionale la reazione di Paperone alla proposta di Paperica di... andare in pensione, o, per usare le pagine del giornalista, di "mollare i tuoi affari".
Ben poco da aggiungere sui sempre ottimi disegni di Giorgio Cavazzano che, proprio grazie all'intervista con Paperica, ritorna a disegnare Paperone con stili differenti come gli era già capitato in varie storie celebrative.
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