domenica 24 maggio 2020

Topolino #3365: La meta è il viaggio

In un paio di occasioni il nuovo direttore di Topolino, Alex Bertani, si è lasciato sfuggire una delle sue grandi passioni: il viaggio. Ed effettivamente ciò sta influenzando e non poco il sommario del settimanale da un po' di tempo a questa parte. I personaggi disneyani, infatti, vengono spediti in giro per il mondo (ma anche nello spazio) come non accadeva da diverso tempo, e questo ha anche avuto, come conseguenza, il gradito ritorno di Indiana Pipps, che peraltro sarà presente già settimana prossima con un fantastico crossover. Per questa settimana, però, la ricerca archeologica è toccata, anche solo per caso, al buon Topolino.
Tra le sabbie del Sahara

Topolino giramondo in questo numero viaggia nel deserto del Sahara e racconta la sua avventura in flashback a dei ragazzini di una scuola. Da buon reporter di viaggio, Topolino afferma che
(...) Lo scopo dei miei viaggi non è arrivare, ma conoscere posti nuovi!
E infatti Giuseppe Zironi, con una prima parte molto simile a un classico della letteratura da viaggio, descrive i luoghi affascinanti, le persone e i costumi intorno al Shara. Il disegnatore, che si dimostra come sempre efficace con le ambientazioni naturalistiche ed esotiche, costruisce intorno anche una storia interessante, riuscendo a rendere appassionante una vicenda tutto sommato comune, come il giovane che intraprende il viaggio nel deserto con un camioncino per portare al suo villaggio le palme, uno dei pochi strumenti che i popoli del Sahara hanno per combattere contro l'avanzata delle dune.
Zironi mescola la tematica della diffidenza tra diversi con la scoperta improvvisa di un insediamento romano, con tanto di acquedotto, che permette di trovare una soluzione al problema dell'acqua. D'altra parte i romani si erano comunque spinti nelle zone occidentale e centrale del Sahara, per cui la scoperta non deve stupire.
Un aiuto dalla fortuna
Proseguono le sgangherate avventure del team di Paperone al Giro d'Italia. Bruno Enna, sempre coadiuvato da Marco Mazzarello ai disegni, per l'occasione, mette contro gli atleti dello zione anche la sfortuna, in parte aiutata dalla squadra dell'imprenditore di tegole Spinton, ancora più tirchio di Paperone. Il team di quest'ultimo, infatti, è diretto concorrente di quello dei paperi nel tentativo di evitare l'ultimo posto nella classifica a squadre e, vista la scaramanzia dei ciclisti di Paperone, cerca di sfruttare la cosa a proprio vantaggio.
Scontato l'intervento di Paperone per evitare una nuova debacle alla squadra. Nel complesso, a parte un piccolo accenno che suggerirebbe una probabile vittoria di tappa di uno degli atleti della squadra nell'ultima settimana di corsa, l'avventura è leggera e divertente, ma forse avrebbe giovato uno stile narrativo più spigoloso e surreale, alla Roberto Gagnor, per indenderci.
Salvare i bamballocchi
E giunge a conclusione anche Operazione Alaska. E come parzialmente prevedibile il finale risulta piuttosto caotico: Federico Rossi Edrighi chiude la trama ruisolvendo tutti gli interrogativi che aveva lasciato trapelare in un'unica lunga scena d'azione. D'altra parte l'intera saga si perde sostanzialmente dietro la leadership del gruppo tra i tre nipotini, una soluzione narrativa che poteva essere interessante, ma che alla fine si è risolta a metà strada tra una possibilità di proseguire con le caratterizzazioni differenti introdotte da Enna e la classica visione quasi unitaria dei tre gemelli. Inoltre proprio il ritmo caotico non permette di approfondire il come e il perché le attività di Mike Perry comprometterebbero l'habitat dei pestiferi bamballocchi, unico vero successo della saga nel suo complesso.
Anche dal punto di vista visivo la saga ha lasciato perplessi, e ancor di più l'ultimo episodio. Da un lato il desiderio di caratterizzare, nel primo episodio, le GM canadesi con un logo personalizzato, quando anni di storie barksiane e non solo hanno mostrato un'uniformità al tempo stesso parodica, ma solida per i valori di difesa dell'ambiente che trasmette. Inoltre, dopo i quattro nipotini contemporanei del secondo episodio, nella nona pagina si perde il lettering della penultima vignetta che viene parzialmente spostato, non si sa perquale motivo, nell'ultima. Per contro il generalmente ottimo Francesco D'Ippolito mostra tratti e posture di chiara ispirazione carpiana e una composizione della pagina dinamica, forse in un paio di occasioni leggermente caotica, probabilmente un difetto ereditato dalla sceneggiatura che cerca di sciogliere tutti i nodi con quest'ultimo episodio. La trama, di genere spionistico, poteva essere una bella occasione per rinverdire le Giovani Marmotte con un genere poco esplorato per il gruppo di scout paperopolese, ma l'occasione, nel complesso, è andata perduta. Forse il soggetto, con un personaggio come Topolino, avrebbe reso molto di più.
Colpo di genio
Come non succede quasi mai, chiudo la recensione del numero di Topolino con una menzione di merito alla storia breve, questa settimana appartenente alla serie Miao, che mostra le (dis)avventure di Malachia, il gatto di Paperino. Questa settimana a presentarle è il solo Enrico Faccini con un genere di storie di cui è diventato maestro: quelle silenziose. E Malachia risulta perfetto per questo genere!

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