martedì 1 giugno 2021

Diritto di nascita

Uscita originariamente tra il 2003 e il 2004, la miniserie Superman: birthright di Mark Waid disegnata da Leinil Francis Yu e Gerry Alanguilan ripercorreva i primi passi di Clark Kent da Smallville fino a Superman con uno stile più aggiornato ai tempi, ma senza sconfessare il Man of Steel di John Byrne. D'altra parte una delle idee della serie era mostrare come un alieno dotato di poteri inimmaginabili non avesse mai deciso di usarli per dominare il mondo.
Nell'ultimo decennio, però, proseguendo con il discorso intrapreso in Watchmen di Alan Moore, sono usciti nel panorama indipendente fumettistico statunitense una serie di fumetti che hanno spostato questo punto di vista. Principale autore di questo cambio di prospettiva è stato Mark Millar, irriverente sceneggiatore scozzese che ha dato "voce" a questa visione per la prima volta con Wanted, pubblicizzato come il Watchmen dei criminali. Questa visione ha ricevuto la sua consacrazione con Jupiter's Legacy, progetto sviluppatosi in cinque miniserie edite dalla Image Comics e che ora sono diventate una serie televisiva su Netflix.
Contrariamente a quello che state pensando, però, questa lunga introduzione non mi serve per parlare della serie Netflix (che non ho ancora visto), ma di un film del 2019, Brightburn di David Yarovesky.
20210601-brightburn
Classificato su Netflix come horror fantascientifico, è sostanzialmente un film di supereoi che sposa in maniera ancora più radicale la visione di Millar. Il protagonista è Brandon Breyer, interpretato dal giovane Jackson Dunn, un orfano proveniente da un pianeta alieno la cui culla spaziale è caduta una decina di anni prima nel campo della fattoria dei Breyer. La storia ricorda qualcosa? Effettivamente è l'ennesima e non tanto nascosta variazione sul tema di Superman. Yarovesky, peraltro, all'inizio mostra una famiglia felice e una coppia che è riuscita in qualche modo a tirare su un bambino tutto sommato tranquillo e amorevole. Il seme della follia, però, è dietro l'angolo: Brandon scopre di avere dei superpoteri a causa di un incidente con un tosaerba. Successivamente inizia a sentire delle voci nella testa e diventa preda di sonnambulismo, attirato durante la notte verso una botola nel fienile dove è nascosta la sua astronave.
Qui gli autori sono molto bravi da un lato a giocare con la tensione sempre crescente e una regia tipica del genere horror, e dall'altro con la scrittura di una storia che sfuma le responsabilità della follia crescente di Brandon tra gli influssi del suo pianeta natale, veicolati dai messaggi inviatigli telepaticamente dall'astronave, e la rottura del patto di fiducia su cui credeva si basasse la sua vita con i Breyer. I due genitori, infatti, nonostante il sospetto che i cambiamenti in Brandon non siano di natura adolescenziale, non pensano minimamente di raccontare la verità al loro figlio adottivo, almeno fino a che la situazione non è diventata ormai irrecuperabile. Non è un caso che Brandon, una volta perso qualunque freno morale, continui ad accusare i suoi genitori di avergli nascosto la verità. In questo senso salta subito all'occhio la grande differenza con i Kent, i genitori terrestri di Superman, che sono riusciti a costruire un rapporto di fiducia con il bambino delle stelle.
Alla fine il film è sì di genere supereoistico, ma si inserisce decisamente nel filone del millarworld in cui gli esseri dotati di superpoteri non fanno altro che prendere il controllo sul mondo che li ospita. E' interessante osservare in chiusura come le informazioni sui possibili sequel sembrano presagire l'arrivo di una versione distorta della Justice League. Vedremo se il progetto, che vede James Gunn coinvolto come produttore, avrà un seguito.

Nessun commento:

Posta un commento