sabato 19 giugno 2021

Superman: tra politica e avventura

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Mentre John Byrne si occupava soprattutto di avventura pura (come vedremo a breve), Marv Wolfman e Jerry Ordway sulle pagine di Adventures of Superman realizzavano storie più politicamente impegnate.
Siamo nel 1987. Crisi sulle Terre infinite è ormai alle spalle da un paio d'anni, mentre appena l'anno prima era uscita una delle opere che più di tutte avrebbe cambiato il modo di intendere i supereroi per diversi decenni, Il ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller. L'approccio proposto da Miller andava in una direzione meno ingenua e più calata nei tempi attuali. E proprio in quella direzione si stava muovendo Wolfman, facendo interagire Superman con il terrorismo. Il primo racconto del quinto numero di DC Best Seller: Superman è il prosieguo dell'attacco terroristico a Metropolis. In questo caso, però, è Superman che decide di andare direttamente alla fonte, il Qurac. Ovviamente la cosa non è così semplice e banale come un dittatore che vuole ottenere un qualche vantaggio personale e c'è dell'altro: Wolfman e Ordway, infatti, introducono una sorta di mutanti che vogliono in qualche modo cercare di controllare Superman, a quanto pare anche loro per un qualche distorto desiderio di dominio.
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La storia successiva, Del proprio meglio, introduce una serie di temi per cui probabilmente potrei scrivere per ore e ore. Da una parte abbiamo il Daily Planet nella figura di Perry White che è il principale accusatore di uno dei tanti mafiosi di Metropolis. Dall'altra abbiamo Jerry White, figlio di Perry, che bazzica i bassifondi per contrasto nei confronti di un genitore assente, troppo impegnato sul lavoro e nel portare avanti la sua crociata di onestà sulle colonne del Daily Planet per riuscire a trovare il tempo di dimostrare il suo affetto al figlio. E la storia di Wolfman sfrutta in pratica ben due espedienti narrativi, Superman e la lotta alla mafia, per approfondire il rapporto genitore-figlio che diventa quasi un ostacolo e non un elemento a cui aggrapparsi.
Meno impegnate sono, invece, le trame proposte da Byrne sulle pagine di Action Comics e di Superman. Nel caso della storica rivista, Byrne propone un nuovo team-up, questa volta con Etrigan il demone, personaggio ideato da Jack Kirby. Il confronto con questo nuovo personaggio magico dell'Universo DC conduce Superman nel lontano passato a sacrificarsi per salvare la città di Gotham. Il tutto all'interno di un paradosso temporale che alla fine chiude la storia come se nulla fosse accaduto. Nella seconda storia, La mummia colpisce, l'autore canadese realizza una storia di impianto archeologico che ben presto si rivela l'inizio di una saga fantascientifica!
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Ancora una volta, però, ci sono alcuni aspetti collaterali piuttosto interessanti su cui soffermarsi. Il primo è di genere sentimentale: una constatazione abbastanza banale è che questo "nuovo" Clark Kent non è indifferente al fascino femminile e all'ampia rosa che ha a disposizione si aggiunge anche Wonder Woman, tra l'altro ricollegandosi al serial di WW scritto, guarda un po', proprio da Wolfman per i disegni di George Perez (che più avanti ne avrebbe preso le redini come autore completo). E poi ci sono i soliti spunti scientifici.
Su Action Comics c'è un riferimento esplicito a una stazione spaziale sovietica: d'altra parte l'obiettivo di quegli anni era proprio quello di costruire un'installazione scientifica nell'orbita terrestre, per cui dall'autore che aveva citato lo Sputnik in Man of Steel non ci si poteva aspettare nulla di meno. In Superman, invece, Kal-El per velocizzare al massimo il viaggio che lo avrebbe portato da Metropolis al sito archeologico sudamericano dove si trova Lois, compie un volo suborbitale. In questo caso Byrne non si preoccupa né dell'assenza di ossigeno, visto che il tratto fuori dall'atmosfera terrestre è di breve durata, né del surriscaldamento in salita né, soprattutto, di quello in discesa. Byrne, infatti, non ci mostra nessuno dei due, ma in fondo non abbiamo bisogno di vedere il rientro infuocato di Superman, visto che la sua invulnerabilità non avrebbe lasciato alcuna traccia né sul suo corpo né sul suo costume.
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