sabato 29 gennaio 2022

La gioventù di Mickey

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Il terzo volume degli originali disneyani editi dalla Glénat e pubblicati dalla Giunti racconta La gioventù di Mickey, realizzato dal creatore di Titeuf, Tebo. In effetti il suo personaggio fa in qualche modo capolino nel volume, grazie a Norberto, pronipote di un ormai vecchio Topolino. Già in questo Tebo dimostra di non avere alcun timore reverenziale nei confronti del personaggio e della sua storia, scegliendo di omaggiarlo in un modo non molto diverso da quanto fatto da Don Rosa con la giovinezza di Paperon de' Paperoni. Il vecchio Topolino, infatti, si ritrova a raccontare le sue avventure del passato, spesso contro Gambadilegno, a un incredulo Norberto.
5 sono i racconti contenuti nel volume e narrano le avventure del giovane Topolino dal vecchio west fino all'esplorazione spaziale, catturando da un lato l'essenza avventurosa del personaggio e dell'altro la forza comica dell'originale. Forse in certi punti Topolino risulta troppo simile a Rat-Man per caratterizzazione (un idiota che non si arrende mai), ma in effetti tale scelta è coerente con l'età avanzata del narratore, che non ha una memoria che si possa considerare di ferro. Per esempio, con un chiaro riferimento alla $aga di Don Rosa, nel primo episodio Topolino chiama il cavallo su cui cavalcava nel vecchio west Norberto. Al che il pronipote, leggermente stizzito, vuole un chiarimento, cui Topolino risponde:
In realtà non ricordo più il suo nome... ho pensato fosse una buona idea chiamarlo come te...
Ricordo, infatti, che Paperone chiamò la sua intrattabile cavalla nel periodo in cui lavorava come mandriano Ortensia, proprio come la sua intrattabile sorella! Per certi versi Tebo vuole, così, spazzare via qualunque falsa idea nel lettore: la sua è un'operazione divertente, che non vuole avere alcun intento di continuity come la $aga. Questo permette, allora, all'autore di giocare anche con Topolino stesso, che rispetto ad altre caratterizzazioni, diventa anche un abile inventore: le sue avventure, infatti, sono ricche di marchingegni più o meno elaborati costruiti da egli stesso. Per esempio, durante l'episodio ambientato alla fine della seconda guerra mondiale, mentre sta cadendo circondato dai rottami del suo aereo, armato di chiave inglese, assembla un aggeggio a metà strada tra un elicottero e un jet pack.
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Tutto ciò può sembrare incredibile, dare la sensazione di essere di fronte al classico racconto ingigantito dal tempo che passa e Norberto esprime esattamente questa posizione in varie battute sarcastiche, ma il prologo del secondo episodio, ambientato nel laboratorio di Topolino, convince il pronipote e con esso il lettore che il vecchio prozio ha realmente vissuto quelle fantastiche avventure e ha realmente costruito quegli incredibili marchingegni.
Norberto, e dunque il lettore, viene completamente conquistato dalla narrazione delicata, divertente e spigliata di Tebo, fortemente ispirata al Calvin & Hobbes di Bill Watterson. L'autore si dimostra anche abile nell'alternare pagine ricche di vignette e gag a doppie splash page che enfatizzano al tempo stesso sia la meraviglia del racconto sia i suoi eccessi. In questo senso eccezionale è la doppia illustrazione delle pagine 58-59 con l'inseguimento tra Gambadilegno e Topolino sulle tubature della fabbrica clandestina di cioccolato di Topolino e Minni, in cui la sequenza dei movimenti dei personaggi è dettata dalla forma stessa dell'ambiente in cui si trovano, che a sua volta richiama a una delle classiche macchine visualizzate da Rube Goldberg.
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Tebo, così, colpisce nel segno e, ben prima dell'epilogo (che lascia spazio per nuove avventure), semina nel lettore l'attesa di nuovi volumi di questo suo vecchio/giovane Topolino e del suo simpatico pronipote Norberto: un modo bello, divertente e intelligente di unire generazioni differenti in un'unica storia appassionante, quella della fantasia.

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