giovedì 22 febbraio 2024

Scienza e democrazia

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Ogni tanto ritorna questa discussione sulla famosa citazione di Piero Angela che è poi stata ripresa da moltissimi altri tra divulgatori e scienziati: La scienza non è democratica.
Se vogliamo una mezza conferma di questa affermazione la troviamo in una citazione di Freeman Dyson:
Non c'è una cosa come un'unica visione scientifica, non più di quanto esista un'unica visione poetica. La scienza è un mosaico di visioni parziali e in conflitto tra loro. Ma c'è un elemento comune in queste visioni. L'elemento comune è la ribellione contro le restrizioni imposte dalla cultura locale prevalente, sia Occidentale che Orientale. La scienza non è più Occidentale di quanto sia Araba o Indiana o Giapponese o Cinese. Arabi, Indiani, Giapponesi e Cinesi hanno dato un grande contributo alla scienza moderna. E duemila anni prima, gli albori della scienza erano Babilonesi, Egizi e Greci. Uno dei fatti centrali della scienza è che non fa differenza a Est, Ovest, Nord, Sud, nero, giallo e bianco. La scienza appartiene a chiunque voglia fare lo sforzo di apprenderla.
In realtà la citazione più che ribadire la non-democraticità della scienza, fa emergere l'anarchismo dentro l'attività scientifica, in quella ribellione contro le restrizioni imposte dalla cultura locale prevalente. Queste restrizioni sono, in qualche modo, ben rappresentate proprio da ciò che, in termini anarco-libertari, sono chiamati stati-nazione, che di democratico in se hanno poco. D'altra parte, proprio in virtù della mia scelta anarco-libertaria, ho sempre pensato che la democrazia fosse altro rispetto a quel che ci veniva detto, o a come veniva, nei fatti, applicata in molti di questi stati-nazione. E anzi ho spesso pensato che se la democrazia fosse un po' più anarchica, e può esserlo, basti pensare alle posizioni di Simone Weil in merito ai partiti e al parlamento, allora sì che potremmo essere in una società più democratica.
In questo senso, quindi, la scienza è, potremmo dire, più democratica della stessa democrazia in cui viviamo. Ne sono un esempio i cinque valori che, secondo Pietro Greco, sono alla base sia della scienza sia della democrazia:
(...) comunitarismo (comunicare tutto a tutti); universalismo (tutti possono concorrere al governo della cosa pubblica); disinteresse (obiettivo della democrazia è il bene pubblico); originalità (trovare soluzioni originali e appropriate ai problemi); scetticismo sistematico (rifiuto di ogni autoritarismo e ancor più di ogni dittatura).
Personalmente, quando ho letto questo elenco, pochi di questi valori li ho trovati difesi nella struttura democratica in cui viviamo. E non solo in questo particolare momento storico. Si potrebbe, anzi, dire che il livello della democrazia in cui ci troviamo a vivere man mano che si alternano i governi dipende da quanti di questi valori vengono rispettati dai rappresentanti politici.
Prima di lasciarvi, però, vorrei segnalarvi un interessante intervento di Antonio Scalari del 2018, "La scienza non è democratica": un equivoco da superare, che secondo me, nonostante la lunghezza, vale la pena ascoltare tutto.
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