sabato 29 giugno 2024

La sposa cadavere

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Come anche ricordato nei puntuali redazionali di Chiara Gianni, che ne ha anche curato la traduzione, il film in stop motion del 2005 di Tim Burton (e Mike Johnson) è ispirato alla versione russa di un racconto folkloristico ebraico. Di fatto il racconto, e quindi il film, condivide con il testo di Frederich August Schulze il titolo e il tema: una storia d'amore e di fantasmi.
Probabilmente la storia da cui ha tratto ispirazione Burton è quella che, a sua volta, ha ispirato altri racconti simili, incluso quello di Schulze, che viene per la prima volta presentato nella sua traduzione dal testo originale in tedesco e non in una traduzione da una delle sue traduzioni francesi o inglesi. Di fatto siamo di fronte a una serie di racconti incastonati uno nell'altro, in cui il narratore esterno, diciamo così, è esso stesso un personaggio inquietante: basti pensare che nelle pagine finali sparisce senza lasciare alcuna traccia del suo passaggio!
Si potrebbe riassumere il tutto come una storia di vendetta e possessione, vendetta di una donna abbandonata il cui fantasma possiede colei che ha spinto l'uomo ad abbandonarla, trasformandola nel mezzo con cui ottenere la sua vendetta. Eppure c'è anche qualcosa di più. Schulze, infatti, attraverso le donne protagoniste esplora il tema del doppio. Troviamo, infatti, ben due coppie di gemelle, al tempo stesso molto simili nell'aspetto, ma anche molto diverse nel carattere, in cui di fatto la complessità dell'animo umano, in questo caso quello femminile, viene letteralmente sdoppiata e resa esplicita attraverso le gemelle.
In tutto questo la figura maschile, che inevitabilmente è legata ai cliché dell'epoca, patriarcali (stiamo parlando di un racconto pubblicato nel 1811), cerca, invano oserei dire, di proteggere più se stesso che le donne a lui vicine proprio grazie agli schemi patriarcali, che però non impediranno la rovina per un padre e per un promesso sposo generata dal tradimento.
In questo senso, infatti, forse più che i toni inquietanti e gotici del racconto, a colpire è l'empatia che si prova nei confronti del fantasma e di quella che, man mano che la narrazione procede, diventa una giusta vendetta: è inevitabile non pensare degli uomini protagonisti un sincero "se la sono cercata"!
La riscoperta di questo bel racconto gotico viene, poi, arricchita dalla sempre meravigliosa edizione della AB Editore, ricca di illustrazioni dell'epoca che fanno riferimenti più o meno espliciti alla leggenda della sposa cadavere, di cui il racconto di Schulze è sono una delle tante variazioni giunte fino a noi. Molto interessante sia per l'incastro narrativo, sia per il modo di sviluppare il tema, è sicuramente un testo da recuperare per tutti gli amanti del gotico e del terrore in generale.
Tutte le storie d'amore discendono fondamentalmente da un unico tema e non possono non condividere alcuni tratti principali.

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