martedì 23 luglio 2024

Omega Centauri e il problema dell'anello mancante

No. Il così detto (e falso) problema dell'anello mancante non è stato risolto dagli astronomi osservando le stelle, ma questo è un problema prettamente astronomico.
Come sappiamo, nell'universo sono presenti oggetti giganteschi da cui stare ben lontani, come per esempio i buchi neri. Questi oggetti cosmici, tutti osservati per vie indirette, a parte i pochi casi noti, ricadono in due grandi classi: quelli di massa stellare e i buchi neri supermassicci, questi ultimi trovati tutti al centro delle galassie. Mancano quindi evidenze di buchi neri nella fascia di massa intermedia.
In realtà c'era già da diversi anni l'idea che al centro di Omega Centauri, un ammasso globulare (un insieme di stelle a simmetria sferica - quando il gergo matematico aiuta a descrivere meglio!) posto nella costellazione del Cantauro, potesse contenere al centro un buco nero di queste caratteristiche. Secondo la teoria dell'evoluzione galattica, infatti, le prime galassie si dovrebbero essere formate intorno a buchi neri intermedi, che sarebbero poi cresciuti di pari passo con l'evoluzione della galassia stessa, man mano che quest'ultima iniziava a inglobare, in virtù di una massa maggiore, le galassie satellite. E si pensava che proprio Omega Centauri fosse ciò che rimaneva di una galassia di questo genere inglobata diversi eoni fa dalla nostra Via Lattea. Ovviamente, a causa del processo di "ingrasso" del buco nero supermassiccio al centro, non c'erano grandi speranze di trovare buchi neri intermedi al centro della nostra galassia, e invece, studiando una serie di scatti di Omega Centauri realizzati dal telescopio Hubble, ecco che si è scoperto un buco nero intermedio di una massa pari a circa 8200 dei nostri Soli proprio al centro di questo ammasso globulare.
L'idea dietro la scoperta è, in effetti, il metodo più semplice per l'osservazione indiretta dei buchi neri: osservare il moto delle stelle, oltre 1400 nel caso di Omega Centauri, che ruotano intorno a un centro gravitazionale che non produce alcuna luce visibile.
A quanto pare (lo so grazie al comunicato stampa INAF!) il team guidato da Nadine Neumayer ha ottenuto il permesso di studiare l'ammasso globulare utilizzando il James Webb Space Telescope, che permetterà loro di migliorare sensibilmente i dati ottenuti grazie all'HST. Inoltre, a causa delle sue ridotte dimensioni, quella cui stiamo assistento è solo l'inizio di una ricerca di lungo termine destinata a durare per tutto il prossimo secolo!
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Da sinistra verso destra: i riquadri mostrano zoom successivi di Omega Centauri. Nel punto al centro dell'ultimo riquadro è evidenziata la regione contenente il buco nero intermedio. Crediti immagine: ESA/Hubble & NASA, M. Häberle (MPIA). Fonte: INAF
Häberle, M., Neumayer, N., Seth, A., Bellini, A., Libralato, M., Baumgardt, H., ... & van de Ven, G. (2024). Fast-moving stars around an intermediate-mass black hole in ω Centauri. Nature, 631(8020), 285-288. doi:10.1038/s41586-024-07511-z (arXiv)

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