lunedì 12 maggio 2025

Più verde del previsto

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Da lettore disneyano e amante di Casty avevo iniziato ad approfondire il tema dell'ecofantascienza, in particolare con Il mondo di Tutor (di recente ristampa), ovvero un sottogenere della fantascienza in alcuni casi anche prossimo allo stempunk (vedi per esempio Atmosfera mortale di Bruce Sterling), che si occupa di come il genere umano trasforma il mondo intorno a se. Ovviamente, come da stile fantascientifico, il tutto viene estremizzato nelle conseguenze, da un lato per rilevare i comportamenti errati degli esseri umani, ma dall'altro per ribadire il concetto della limitatezza dell'uomo rispetto al pianeta (che è esso stesso limitato).
Un po' tutto ciò si ritrova in Più verde del previsto di Ward Moore, autore diventato culto non tanto per la comunque ottima qualità dei suoi romanzi, ma per via del numero risicato degli stessi e delle scarse informazioni a disposizione sulla sua biografia.
Ad ogni modo Ward pone al lettore un tema interessante su cui riflettere: le modifiche genetiche alle piante. Infatti tutto nasce da una sostanza sviluppata da una scienziata misconosciuta per permettere ad alcune coltivazioni specifiche di poter prosperare anche in condizioni estreme. Per la sua diffusione si affida, però, a un venditore porta a porta, voce narrante del romanzo, che ha la bella idea di provarla su un giardino cittadino incolto senza nemmeno aver capito come funziona il prodotto. Da quel momento in poi inizierà una vera e propria invasione prima degli Stati Uniti e quindi, un pezzo di terreno alla volta, del mondo intero da parte dell'erbadiavolo, una graminacea infestante che dopo il trattamento di Albert Weener diventa, semplicemente, inarrestabile.
Scritto con incredibile ironia, è un'alternarsi di situazioni assurde, a partire dall'invasione del giardino iniziale in cui gli abitanti della casa vengono salvati per un soffio, alla sconfitta dell'invasore russo che sfruttando la situazione cerca di conquistare gli Stati Uniti, fermato proprio dall'erbadiavolo. In tutto questo risplendono (diciamo così) i due caratteristi principali: da un lato proprio Weener, che si rivela il classico capitalista che sfrutta proprio vantaggio la situazione, senza compiere il benché minimo gesto di autocritica, e la scienziata che ha ideato la sostanza, J.S. Francis, sufficientemente abile da immaginare le possibili conseguenze in caso di uso errato della sostanza, ma non abbastanza da risolvere la faccenda. E comunque abbastanza arrogante anch'essa da non riuscire a prendersi nemmeno lei le sue responsabilità.
A parte il disastro globale cui il genere umano e tutte le forme di vita della Terra sono soggette, in qualche modo sembra veramente che Ward avesse già intuito molti dei problemi cui il nostro pianeta stava andando incontro a causa dell'arroganza del suo principale abitante.

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