lunedì 20 gennaio 2014

Cuore di tenebra

Cuore di tenebra
Molto spesso i film tratti o ispirati ai libri, soprattutto quando si parla di grandi romanzi, tradiscono l'opera originale. Quando il tradimento è nello spirito, trasformando la trasposizione in una semplice riproposizione delle immagini significative, a essere contento è al massimo il proprio gusto estetico, e il film può essere giudicato solo dimenticandosi del libro o del racconto di partenza. Ancora più delicata è una trasposizione che cerca di essere fedele, ma che inevitabilmente deve tagliare alcune scene: il rischio è quello di escludere pezzi importanti non solo ai fini della trama, ma soprattutto per la caratterizzazione dei personaggi.
La vera sorpresa, però, c'è quando un film come Apocalypse now di Coppola risulta incredibilmente fedele nello spirito, nelle scene e nella caratterizzazione con un romanzo breve, ma intenso come Cuore di tenebra (Heart of darkness) di Joseph Conrad.
Lo scrittore polacco, successivamente naturalizzato inglese, ebbe una carriera nella marina della sua nazione d'adozione e questo indubbiamente gli permise di raggiungere una scrittura efficace nel genere dell'avventura, diventandone un maestro. Nel caso di Cuore di tenebra, Conrad scende nel profondo di un animo tormentato, un uomo che, dal suo piccolo feudo lungo le rive di un fiume africano, dall'alto di una cultura non certo superficiale, sembra ormai preda dell'avidità da un lato e di una impossibile ricerca di se stesso dall'altra, diventando di fatto gratuitamente violento e odiato da quasi tutti. Kurtz riprende in sé la tradizione di personaggi solitari e tormentati, come l'Achab di Melville o Il lupo di mare di London, ma al tempo stesso torna alle origini del genere umano grazie alla collocazione geografica proprio come farà Ballard ne Il mondo sommerso, dove però il ritorno alle origini è causato dai cambiamenti climatici. In un certo senso è questo ritorno, questa sorta di guardarsi indietro che porta alla follia, che porta alla discesa nelle tenebre, da cui non ci sarà ritorno o salvezza.

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