domenica 25 marzo 2018

Topolino #3252: Sezione scomparsi e altre storie

Mentre prosegue L'orizzonte degli eventi di Francesco Artibani e Lorenzo Pastrovicchio (su cui spero di poter scrivere un articolo a fine serie), il resto del sommario di Topolino propone un'interessante serie di avventure più o meno riuscite su cui spicca in particolare il quarto episodio della serie Sezione scomparsi.
Le apparenze ingannano
Ideata nel 2009 da Giorgio Salati per i disegni di Francesco D'Ippolito, riprende nel 2017 con Gus, per poi bloccarsi nuovamente fino all'uscita del terzo episodio su Topolino #3244 di fine gennaio e quindi con Il troppo stroppia del numero ancora in edicola.
La struttura è abbastanza standard e riprende l'incipit del noto serial televisivo Senza traccia: nel caso della serie disneyana abbiamo la prima pagina che narra brevemente le circostanze della scomparsa su cui andranno a indagare Basettoni insieme con Manetta, Rock Sassi e Sara Fox, personaggio ideato da Salati appositamente per questa serie e visualizzato da D'Ippolito con un aspetto che ricorda molto da vicino la Patty Ballesteros di Anderville.
Fondamentalmente Sezione scomparsi è un poliziesco/procedurale fatto di raccolta di prove e testimonianze sul campo, interrogatori e quant'altro con un ritmo serrato ma non ansiogeno che nel complesso riesce a restituire le atmosfere di Senza traccia su una rivista come Topolino. Il tratto forte e marcato nelle inchiostrazioni di D'Ippolito mostra molte influenze dovute a Stefano Turconi, anche nella scelta dei personaggi di contorno in un florilegio di animali antropomorfi lì dove la maggior parte dei disegnatori disneyani tende a utilizzare per lo più i cani antropomorfi.
Salati, infine, inserisce nell'ultimo episodio, Una questione di fiducia, alcuni elementi interessanti tipici dei serial televisivi che promettono sviluppi futuri decisamente appassionanti.

martedì 20 marzo 2018

I cieli di Brera 2018

Mercoledì 21 marzo parte il nuovo ciclo delle conferenze pubbliche dell'Osservatorio Astronomico di Brera, I cieli di Brera, sempre in collaborazione con l'Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere, che ospita gli incontri presso la Sala della Passione della Pinacoteca di Brera in Palazzo Brera, via Brera 28, a Milano. Ognuna delle sette conferenze avrà inizio ale 18:00
Con questo ciclo di conferenze l'Osservatorio Astronomico di Brera (OAB), oggi moderno centro di ricerca dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), intende celebrare l'eccellenza dell'astronomia italiana, che ha dato e continua a dare prestigio al Paese, nel segno della continuità con il celebre astronomo Schiaparelli.
I ricercatori presentano al pubblico con linguaggio semplice e accessibile la ricerca scientifica da loro svolta, avvalendosi di strumenti multimediali e sfruttando contaminazioni multidisciplinari in linea con la tradizione polivalente di Palazzo Brera.
Questo l'elenco completo delle conferenze della 10,ma edizione:
  • 21 marzo: Convivere con la nostra stella: dalla quiete apparente del sole alle tempeste spaziali di Alessandro Bemporad, INAF - Osservatorio Astrofisico di Torino
  • 16 maggio: Il lato oscuro dell'universo di Andrea Cimatti, Università degli Studi di Bologna
  • 13 giugno: BepiColombo, scienza e tecnologia alla scoperta di Mercurio del Bep-it! team, INAF & Università La Sapienza
  • 19 settembre: Storia di un neutrino: dalle fucine cosmiche al ghiaccio del Polo Sud di Chiara Righi, Università degli Studi dell'Insubria, Como
  • 17 ottobre: A caccia di suono e luce con onde gravitazionali e fotoni di Marica Branchesi, Gran Sasso Science Institute
  • 14 novembre: Sotto lo stesso cielo? 1938 - 2018 Le leggi razziali e gli astronomi in Italia di Agnese Mandrino, INAF - Osservatorio Astronomico di Brera
  • 13 dicembre: Esopianeti: un Espresso per stanarli di Marco Landoni, INAF - Osservatorio Astronomico di Brera

domenica 18 marzo 2018

Il mystero della città viaggiante

Con l'avvento di Cartoomics 2018 ho saltato l'appuntamento con il nuovo ciclo di recensioni topolinesche. Riprendo questa domenica con la recensione di Topin Mystère e Orobomis la città che cammina, uscita in due puntate sui Topolino ##3250-3251.
Scritta da Casty con il beneplacito/supervisione di Alfredo Castelli, questa è la parodia bonelliana del 2018, che sta ormai diventando tradizionale, tanto che Panini Comics ha deciso di realizzare un volume che raccoglie alcune delle parodie fin qui realizzate. Su questo particolare progetto ci sarà modo di approfondire, avendo seguito la conferenza a esso dedicata, ma per questa sera dedichiamoci a Orobomis.
Un serpente che si morde la coda
La genesi della storia è da un lato casuale e dall'altro mysteriosa, come afferma lo stesso Casty nell'intervista a corredo della prima puntata. Da un lato è Casty, dopo un pranzo con Castelli, che coglie al balzo l'idea del creatore di Martin Mystère di realizzare una parodia mysteriosa con Topolino protagonista, dall'altro è la stessa redazione di Topolino a proporla all'autore. Il fatto mysterioso è che la telefonata con cui gli viene proposto il progetto arriva esattamente nella sera del pranzo con Castelli!
Indipendentemente dai dettagli della genesi, la storia è abbastanza semplice da realizzare: Topolino nei panni di Martin; Minni in quelli di Diana, la storica fidanzata; Pippo in quelli di Java.

venerdì 16 marzo 2018

Un omaggio a Ramanujan

Arthur Clarke è, indubbiamente, uno dei più noti scrittori di fantascienza del XX secolo. Inserendosi nel filone di Isaac Asimov e Alfred Elton Van Vogt, Clarke ha utilizzato a piene mani la scienza per rendere il più verosimili e plausibili possibile i suoi romanzi e racconti. D'altra parte uno dei capolavori di Stanley Kubrik, 2001: Odissea nello spazio, è basato su un suo racconto, mentre la stessa sceneggiatura ha visto la collaborazione dello scrittore ed è stata solo il punto di partenza per una serie di romanzi intorno alla storia narrata nel film.
Per L'ultimo teorema, Clarke chiese l'assistenza alla scrittura di un altro grande scrittore della fantascienza statunitense, Frederik Pohl: la sintesi tra i due autori ha prodotto un romanzo appassionante che unisce la matematica con la geopolitica in un mix di spunti che indubbiamente colpiscono sia il lettore di fantascienza, sia quello più addentro alle "cose matematiche".
Il protagonista è Ranjit Subramanian, genio matematico dello Sri Lanka, la cui figura è evidentemente ricalcata su Srinivasa Ramanujan, il geniale matematico indiano. In effetti, se c'è una persona che ha mai incarnato il senso della parola "genio", questa è proprio Ramanujan, grazie alla sua quasi istintiva comprensione della matematica, anche a livelli più alti rispetto al semplice calcolo (basti pensare alle serie geometriche proposte per il calcolo del $\pi$).
Il romanzo di Clarke e Pohl, edito originariamente nel 2008 e giunto in Italia nel 2012 grazie a Urania, affronta anche un problema matematico tra i più spinosi: l'ultimo teorema di Fermat, da cui il titolo del libro.
Il teorema venne dimostrato nel 1994 da Andrew Wiles, cosa che gli valse il Premio Abel nel 2016, ma la sua dimostrazione ha sempre avuto un problema, almeno dal punto di vista della divulgazione matematica: è piuttosto complicata. Questo vuol dire che la dimostrazione che Pierre de Fermat millantava di avere ottenuto (e che non è stata ritrovata) o era errata o era molto avanti sui suoi tempi. Proprio la conoscenza di questi fatti ha evidentemente spinto Clarke a proporre per Subramanian proprio la ricerca di una dimostrazione più semplice dell'Ultimo teorema. Cosa che per altro, senza specificarla nei dettagli, riesce a scoprire. Il fatto curioso è che nel 2015 Ken Ono e Sarah Trebat-Leder scoprirono tra gli appunti di Ramanujan un lavoro sulle curve ellittiche che poteva essere collegato con la dimostrazione del famoso teorema di Fermat.
Ovviamente il romanzo non si limita solo a questo, ma racconta dei tentativi dell'umanità di raggiungere la pace sulla Terra: ciò, però, avviene solo grazie alla minaccia di un’arma satellitare, controllata dall'ONU. Questa, però, è per certi versi, una visione pessimistica da parte degli autori sulle possibilità che si possa raggiungere la pace senza un certo grado di coercizione politica.
Altro elemento interessante è il contatto con una razza aliena tecnologicamente avanzata, pacifica e che avrà conseguenze interessanti per la Terra e il protagonista del romanzo, che ovviamente invito tutti i lettori a recuperare in qualche banchetto al mercato.

giovedì 15 marzo 2018

Breve storia del pi greco / parte 5

Come ogni anno, ecco arrivare dopo il Carnevale della Matematica del pi day, la nuova puntata della breve storia del $\pi$. Anche quest'anno ho deciso di operare un rimontaggio dei contenuti. Buona lettura!


Era il 1621 quando venne dato alle stampe il Cyclometricus di Willebrord Snellius, allievo di Ludolph van Ceulen. Snellius dimostrò che il perimetro del poligono inscritto converge al valore della circonferenza due volte più velocemente rispetto al poligono circoscritto. Da buon allievo di van Ceulen, Snellius riuscì a ottenere 7 cifre decimali per il $\pi$ utilzzando un poligono di 96 lati. Il suo miglior risultato, invece, furono 35 cifre decimali, che migliorava le 32 del suo maestro.
Il miglioramento successivo è datato 1630 ad opera di Christoph Grienberger, ultimo matematico a valutare $\pi$ con il metodo dei poligoni, mentre il primo cambio di metodo di successo arrivò grazie al matematico e astronomo britannico Abraham Sharp che determinò 72 cifre decimali di $\pi$, di cui 71 corrette, utilizzando una serie di arcotangenti. Pochi anni dopo John Machin migliorò ulteriormente il risultato di Sharp con la formula che porta il suo nome e che gli permise di raggiungere il ragguardevole risultato di 100 cifre decimali! \[\frac{\pi}{4} = 4 \arctan \frac{1}{5} - \arctan \frac{1}{239}\] L'approccio di Machin si rivelò vincente, tanto che il barone sloveno Jurij Vega migliorò in due occasioni la formula di cui sopra ottenendo un maggior numero di cifre decimali di $\pi$, la prima volta nel 1789 con una formula simile a quella di Euler

mercoledì 14 marzo 2018

Carnevale della matematica #117

Benvenuti al 117.mo Carnevale della Matematica e soprattutto un buon pi day a tutti quanti! Come ogni anno, da un po' di anni a questa parte, il Carnevale del giorno del pi greco viene ospitato su DropSea e, come da tradizione, si inizia con le proprietà del numero dispari che identifica questa edizione.
Il 117 è un numero composto i cui divisori sono 1, 3, 9, 13, 39, 117. Inoltre, essendo divisibile per la somma delle sue cifre, è anche un numero di Harshad. La somma dei suoi divisori, 117 escluso, è 65 < 117, il che lo rende un numero difettivo.
Inoltre è un numero pentagonale e fa parte di una ricca serie di terne pitagoriche:
(44, 117, 125), (45, 108, 117), (117, 156, 195), (117, 240, 267), (117, 520, 533),
(117, 756, 765), (117, 2280, 2283), (117, 6844, 6845)
Una curiosa proprietà del 117 è che i suoi corrispettivi in base 6 e in base 12 sono palindromi, rispettivamente 313 e 99, e in quest'ultimo caso anche a cifra ripetuta. Inoltre, come tutti i numeri dispari, è anche nontotiente, ovvero tale che l'equazione \[\varphi (x) = n\] dove $\varphi (x)$ è la funzione di Eulero (quella dell'ipotesi di Riemann), non ha soluzione.
Il 117 fa parte, poi, della lista dei numeri congruenti, dove per numero congruente sin intende un numero naturale che è l'area di un triangolo rettangolo i cui lati sono razionali.
Esiste, sebbene non direttamente collegato con il nostro 117, un problema dei numeri congruenti:
Dato un numero $p$, stabilire se esso è congruente
Tale problema non ha ancora trovato soluzione, sebbene esista il teorema di Tunnell che fornisce un algoritmo per stabilire se un dato numero è congruente. Il problema è che si basa sulla congettura di Birch e Swinnerton-Dyer, che non è stata ancora dimostrata. Esiste, però, a tal proposito un risultato interessante che porta la firma di Pierre de Fermat, ovvero il teorema di Fermat sui triangoli rettangoli, che stabilisce che nessun quadrato perfetto può essere congruente.
Fuori dal campo matematico, il 117 è un numero astronomico, poiché esistono ben tre oggetti celesti che hanno tale numero dispari nel nome: la cometa 117P/Helin-Roman-Alu, l'asteroide 117 Lomia e la galassia lenticolare NGC 117 appartenente alla costellazione della balena. Infine è il numero atomico del Tennesso.
E visto che il 14 marzo del 117 era un sabato e non si registrò alcun evento particolare, mi sembra giusto dare il via alle danze con la cellula melodica dedicata a questa edizione, identificata dal verso gaussiano il merlo, il merlo allegro, e gentilmente preparataci da Flavio Ubaldini:

venerdì 9 marzo 2018

I rompicapi di Alice: Contare i granelli di sabbia

Morte di Archimede di Francesco Bonvi
Nessuno potrà mai cacciarci dal paradiso che Cantor ha creato per noi
Così commentava David Hilbert la scoperta dei numeri transfiniti e la formalizzazione della teoria degli insiemi frutto del lavoro immane di Georg Cantor.
La definizione di paradiso non è nemmeno così casuale se pensiamo che con le sue scoperte Cantor permise alla matematica di avvicinarsi e contare veramente gli infiniti, che erano tradizionalmente riservati alle divinità o a coloro che erano in grado di intercedere tra il divino e l’umano, come ad esempio gli oracoli dell’Antica Grecia.
Ad esempio la Pizia risponde ai messaggeri di Creso giunti a lei per conoscere la durata delle sue sventure con queste parole(1):
Io conosco il numero dei grani di sabbia
D’altra parte il Siracide si apre così:
La sabbia del mare, le gocce della pioggia e i giorni del mondo chi potrà contarli? L’altezza del cielo, l’estensione della terra, la profondità dell’abisso chi potrà esplorarle?
(…)
A chi fu rivelata la radice della sapienza? Chi conosce i suoi disegni? Uno solo è sapiente, molto terribile, seduto sopra il trono.(2)
Possiamo considerare queste delle vere e proprie parole di sfida per l’uomo di ingegno, in particolare quando quest’uomo si chiama Archimede. Il grande matematico e fisico dell’antichità, infatti, apre l’Arenarius così(1):
[Vi sono] alcuni, o re Gelone, [che] stimano il numero [dei grani] d’arena essere indeterminabile nel numero, [e] non mi riferisco [già] soltanto a [quei grani d’arena che stanno] attorno a Siracusa o nel resto della Sicilia, ma anche a quelli [diffusi] per ogni parte della Terra, abitata o inabitata che questa sia. Vi sono poi altri che, pur non considerando questo numero infinito, credono tuttavia [che sia] impossibile definire un numero [che esprima una] grandezza tale da superare [quella] quantità.
(...)
Con dimostrazioni geometriche che potrai logicamente seguire e [servendomi] dei numeri definiti ed esposti negli scritti [inviati] a Zeuxippo, io proverò a mostrarti che alcuni [numeri] non solo superano il numero [dei grani] d’arena per un volume [supposto] eguale quello della Terra [e di questi] riempita come appunto s’è detto, ma anche di quelli per un volume eguale all’[intero] cosmo.
E’ evidente come la sfida di Archimede non sembri dissimile da quella che affrontò quasi due milleni dopo Cantor. Prima, però, di approfondire i ragionamenti di Archimede facciamo un passo indietro verso il modello cosmologico pitagorico.

#dentrolagalleria: telescopio rifrattore

A partire dal 7 marzo, ogni mercoledì alle 11:30 sulla pagina facebook dell'Osservatorio Astronomico di Brera verrà presentato uno degli strumenti che fanno parte della galleria del MusAB, il Museo Astronomico di Brera. Questa settimana si è iniziato con il telescopio rifrattore:
Nei telescopi rifrattori la luce viene raccolta da una lente. Le due lenti dell'obiettivo, inventate da John Dollond, riducono l'effetto dell'aberrazione cromatica, che genera la comparsa di aloni colorati intorno alle immagini osservate. Questi telescopi sono stati quasi interamente costruiti nell'officina dell'Osservatorio di Brera alla fine del XVIII secolo da Giuseppe Megele e venivano usati dagli astronomi per osservare la Luna, gli anelli di Saturno, i satelliti di Giove, le eclissi e le comete.

giovedì 8 marzo 2018

Cecilia e le lezioni di Rutherford

Il corso avanzato in fisica iniziò con le lezioni di Rutherford. Ero la sola studentessa a seguirli e il regolamento richiedeva che le donne si sedessero da sole in prima fila. C'era stato un tempo in cui era necessario un accompagnatore ma per fortuna quei giorni erano passati. Ad ogni lezione Rutherford mi guardava con attenzione, mentre mi sedevo da sola sotto il suo naso, e iniziava con la sua voce stentorea: "Signore e signori". Tutti i ragazzi salutavano regolarmente questa battuta con applausi fragorosi, battendo con i piedi nel modo tradizionale, e ad ogni lezione avrei voluto sprofondare sotto terra. Fino a oggi ho istintivamente preso posto il più lontano possibile in una sala per conferenze.
- Cecilia Payne

domenica 4 marzo 2018

L'arte contro gli austriaci e altre storie su Topolino #3249

In attesa del Topolino dedicato alla 25.ma edizione di Cartoomics con una storia dedicata al buon vecchio zio Martin di Alfredo Castelli e Casty, vediamo alcune delle storie presenti su Topolino #3249.
L'arte contro gli austriaci
Nel 1817 Francesco I d'Austria decise di convolare a nozze per la quarta volta. La nuova moglie era Carolina Augusta di Baviera, e poiché il buon Francesco aveva sotto di sé un po' di possedimenti, chiese un tributo/regalo di nozze (ovviamente non molto spontaneo). All'epoca a Venezia era presidente dell'Accademia di Belle Arti di Venezia il conte Francesco Leopoldo Cicognara, che ebbe un'idea eccezionale: pagare il tributo con opere d'arte.
La proposta di Cicognara era vincente sotto ogni punto di vista: utilizzare i soldi del tributo per finanziare gli artisti veneti (permettendo, così, al denaro di non uscire dai confini dell'ex-Serenissima) e pubblicizzare la loro arte, visto che la cultura era di fatto diventata uno dei pochi campo dove Venezia poteva ancora esprimere la sua personalità. L'impresa, però, per avere successo aveva bisogno di un altro elemento: Antonio Canova. Era lo sculture e più in generale l'artista italiano più noto in Europa e il suo coinvolgimento avrebbe reso l'iniziativa un sicuro successo. Per fortuna di Venezia Cicognara era amico di Canova, così non gli fu difficile convincerlo a partecipare. E lo scultore riciclò la statua della musa Polimnia, che avrebbe dovuto ritrarre Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone. In questa impresa venne anche coinvolto uno dei più noti romantici italiani, Francesco Hayez.
Con questi tre amici a sostenere il progetto, il tributo artistico nuziale fu un successo che oggi ritorna in mostra quasi interamente raccolto in Canova, Hayez, Cicognara - L'ultima gloria di Venezia, cui è anche dedicata la storia in costume d'apertura del volumetto, Topolino e il dono dell'Accademia. Ottimamente documentata, come spesso accade per storie di genere storico che compaiono sul settimanale disneyano, viene arricchita dai disegni di Giorgio Cavazzano, veneziano, che su testi di Alessandro Sisti ritrae un Topolino artista nella Venezia del 1817 innamorato della nipote di Cicognara, Minni!
L'avversario è il solito Gambadilegno, che qui interpreta un ufficiale austriaco corrotto che cerca, per interesse personale, di sabotare il progetto di Cicognara e rivendere all'estero le opere d'arte realizzate per il tributo. Questo permette a Sisti di incrociare l'arte con la resistenza e i patrioti veneziani, che vengono ingiustamente accusati del furto dallo stesso Gambadilegno.
Siamo lontani ancora una trentina d'anni dai moti del 1848, ma gli elementi sono presenti si da quell'epoca e, pur se forse in maniera leggera, sono giustamente raccontati in una storia che ha come principale obiettivo quello di raccontare un pezzo di storia dell'arte italiana.

venerdì 2 marzo 2018

Aria di neve!