martedì 29 maggio 2018

Immortalità quantistica

La lettura de Il nostro tragico universo è stata così ricca di spunti interessanti, che ha generato un secondo articolo di approfondimento, che esamina aspetti un po' new age della meccanica quantistica.
Il punto omega

Il modo più veloce per raggiungere il punto omega è farsi colpire dai raggi omega di Darkseid!
La parte filosofico-scientifica su cui ruota il romanzo di Scarlett Thomas è la così detta teoria del punto omega.
Il punto omega è un concetto filosofico coniato da Pierre Teilhard de Chardin, gesuita e scienziato francese della prima metà del XX secolo, per descrivere il massimo livello di complessità e di coscienza verso il quale sembra che l’universo tenda nella sua evoluzione.
Le idee di Teilhard vennero recepite da altri protagonisti del XX secolo, come l’architetto italiano Paolo Soleri o il fisico Frank Tipler. In particolare è soprattutto la figura di quest'ultimo che sembra confluire nel personaggio di Kelsey Newman, mentre la teoria di quest’ultimo sembra una sintesi tra quelle di Teilhard e Tipler.
D'altra parte per entrambi il punto omega ha di fatto cinque proprietà. Per il gesuita esse sono:
  • è sempre esistito;
  • deve essere personale;
  • deve essere trascendente;
  • deve essere autonomo;
  • deve essere irreversibile.
La teoria di Tipler(1), invece, che viene (o prova a essere) sviluppata a partire da meccanica quantistica e relatività, presenta queste cinque caratteristiche
  • l'universo è spazialmente chiuso (ha dimensioni spaziali finite e la sua topologia è una 3-sfera);
  • non sono presenti orizzonti degli eventi nell'istante finale, il che significa che il confine-c futuro è un punto;
  • la vita deve continuare per sempre, espandersi su tutto l'universo e riuscire a controllarlo;
  • la quantità di informazione che verrà elaborata tra il momento presente e il raggiungimento dello stato finale è infinita;
  • la quantità di informazione immagazzinata nell'universo diverge all'avvicinarsi dello stato finale.

lunedì 28 maggio 2018

Wikiritratti: Alan Bean

Alan Bean, selezionato come astronauta della NASA nel 1963, è stato il quarto astronauta a mettere piede sulla Luna in occasione della missione Apollo 12, la seconda ad atterrare sulla superficie del nostro satellite.
Gli inizi

Alan Bean sulla Luna
Nato il 15 marzo del 1932 a Wheeler, nel nordest del Texas, di avi scozzesi, Bean visse a Minden, nel nordovest della Louisiana, dove il padre lavorava per la U.S. Soil Conservation Service. Ottenne il diploma superiore nel 1950 presso la R.L. Paschal di Fort Worth, in Texas.
Nel 1955 conseguì la laurea di primo livello (bachelor) in ingegneria aereonautica presso l'Università del Texas di Austin. Successivamente entra nell'aereonautica militare statunitense: in particolare presso la U.S. Naval Test Pilot School ebbe come istruttore Pete Conrad, futuro comandante della Apollo 12. Come scritto in apertura, è stato selezionato nel 1963 come astronauta della NASA.
Selezionato per essere il pilota di comando dell'equipaggio di riserva del Gemini 10, non è riuscito ad ottenere il primo incarico di volo per l'Apollo. Nel frattempo è stato inserito nell'Apollo Applications Program. In quella veste, è stato il primo astronauta a immergersi nel Neutral Buoyancy Simulator e un paladino nel processo di addestramento degli astronauti. Quando il suo compagno astronauta Clifton Williams venne ucciso da un incidente aereo, si aprì un posto per Bean sull'equipaggio di riserva dell'Apollo 9. Fu il comandante dell'Apollo 12 Conrad, che era stato istruttore di Bean, a chiedere personalmente la sostituzione di Williams con il suo ex-allievo.

domenica 27 maggio 2018

Topolino #3261: Il mondo di Oberon e altre storie

Anche su questo numero le storie sono effettivamente 5 e non sei, grazie all'episodio in due parti Oberon della serie Wizards of Mickey. La qualità della saga, una volta liberatasi dal torneo di magia che caratterizzò gli esordi, è stata piuttosto altanelante, con storie più efficaci e altre meno. Quest'ultimo è il caso dell'avventura pubblicata su Topolino #3261.
Avventura nel mondo degli elfi
Dopo gli eventi narrati in Magicraft, nel mondo magico dei Wizards of Mickey si è deciso di dare ai doomspider la loro libertà dalla prigionia all'interno dei diamagic in cima ai bordoni. Questo lascia gli stregoni con la sola magia elfica a disposizione, ma per permettere ai nuovi maghi di impratichirsi (e a quelli vecchi di continuare a esercitarsi), Topolino e compagni decidono di costruire un'accademia di magia, sfogo abbastanza ovvio e classico per molte serie fantasy moderne.
L'avventura, che presenta una serie di spunti interessanti, tra ispirazioni tolkeniane (come il potere magico della musica elfica), influenze di Elf Quest (vedi ad esempio la trasformazione fisica degli elfi rimasti sul mondo dei Wizards o l'isolazionismo degli elfi guidati da Valedrin), porta i nostri amici nel mondo degli elfi, che, è proprio il caso di dirlo, si trova ad appena qualche frequenza di distanza.

martedì 22 maggio 2018

Il nostro tragico universo

Tra tutti i romanzi di Scarlett Thomas, Il nostro tragico universo è il più filosofico di tutti, ma anche il più scientifico e stuzzicante. Andiamolo a esaminare un po' più nel dettaglio
L'amore, l'universo...
Meg Carpenter, tra tutti i personaggi femminili tratteggiati dalla Thomas, protagonista e narratrice, è indubbiamente il più esplicito alter ego dell'autrice, essendo Meg una scrittrice. La sua è una vita piena d'amore: quello per Cristopher, il fidanzato, e quello per un uomo più grande di lei, ma anche già impegnato con un'altra donna. Ci sono, poi, gli amori della migliore amica di Meg, divisa tra il marito, che non riesce a lasciare non sa bene se per amore o per chissà cos'altro, e l'amate, un uomo più giovane di lei verso il quale non sa bene se prova amore o semplice attrazione fisica. E c'è infine l'amore mai sopito di Josh, fratello di Cristopher, verso la stessa Meg, sua ex.
Tutto ciò fa indubbiamente de Il nostro tragico universo un romanzo d'amore, per certi versi tragico. La tragedia, però, non sta nell'amore, ma nell'universo. E questa tragedia viene rappresentata dal fantomatico Kelsey Newman, un filosofo, forse, o magari un ciarlatano, o chissà chi, ma certamente uno scrittore che cerca di divulgare la sua visione dell'universo, una sorta di mondo fittizio che ci prepara al raggiungimento di quello vero, reale, dove ognuno di noi è un eroe che riesce a compiere grandi imprese.
L'universo è, insieme all'amore e alla scrittura, uno dei tre punti cardine del romanzo, un interesse che nella protagonista nasce grazie alle recensioni di libri pseudo-scientifici che scrive per una rivista, un lavoro che le permette di rivelare i ciarlatani che usano la scienza per la propria autopromozione.
In fondo il problema di Meg è più o meno quello dell'informazione, in particolare quella scientifica, dalla sua nascita a oggi: dare credibilità a un certo modo di raccontare l'universo, cercando di inquadrare le ipotesi tra scientifiche e fantasiose. A margine di questo problema, però, ecco spuntare quello che in effetti ispira il titolo del romanzo: il destino dell'universo e degli esseri intelligenti che vivono in esso.

lunedì 21 maggio 2018

Sotto la cupola

Finché ci sarà la Cupola, credo che legale sarà tutto quello che decideremo noi che debba esserlo.
È in questa frase del capo della polizia di Chester Mills, Peter Randolph, il senso di The dome di Stephen King. Al di là di qualunque considerazione sugli elementi fantascientifici, mistici, orrorifici o di qualunque altro genere presenti nel romanzo, il nodo centrale che King sviluppa con una prosa dettagliata, ma sempre ironica, è quello delle libertà individuali e di come qualunque stato di crisi costituisca un'ottima scusa per limitarle o sospenderle. Indipendentemente da una reale necessità.
In questo senso il personaggio che spicca su tutti è indubbiamente Jim Rennie, secondo consigliere di Chester Mills, ma vera mente dietro le decisioni del municipio. Rennie è un trafficone che giustifica le proprie azioni un po' con il bene comune, un po' con il diritto divino, ma che nei fatti portano a un maggiore controllo da parte sua sulla popolazione e una serie di cospicui introiti nelle sue tasche, molti di questi di provenienza illegale o quasi. L’arrivo della cupola non fa altro che enfatizzare il suo controllo su Chester Mills, aumentandone la brama di potere e la follia latente. Follia che, invece, è particolarmente manifesta nel figlio di Rennie e che creerà non poche situazioni inquietanti nel corso della narrazione.
Nel complesso è un romanzo corale, di lettura veloce e dinamica nonostante l'ampia foliazione, dove King pone al lettore una serie di interrogativi, di chiara matrice libertaria, sul potere politico e religioso. Viene anche citato Brian Vaughan, che successivamente avrebbe lavorato alla serie televisiva tratta dal romanzo. Serie che risulta, sotto certi aspetti, edulcorata, soprattutto nei personaggi “negativi” rispetto al romanzo, ovviamente per tenere conto dei gusti del pubblico e di una serialità che nel romanzo è evidentemente assente.
Traduzione Tullio Dobner

domenica 20 maggio 2018

Topolino #3260: La scoperta dell'ozio e altre storie

Con il Topolino #3260 arriva a conclusione la saga Nemici come prima che, dopo il Reboot dello scorso anno, completa il rilancio di Double Duck nel corso del decennale della serie. Prima, però, di affrontare l'ultima puntata della serie, partirei con la seconda storia in sommario:
I consigli dell'amaca
Le ronfate consigliere inizia con il solito cliché: Paperino che si prepara a ronfare sulla sua fida amaca con la classica bibita ghiacciata da sorseggiare negli intervalli di veglia. L'imprevisto, però, arriva subito: l'amaca si rompe. Paperino, così, è costretto a sostituirla. Il suo posto viene preso da un'antica e resistente amaca, appartenuta al pigro re Rufus che, leggenda vuole, abbia elargito al sovrano sagge dritte per portare a compimento nel modo più efficace gli affari di stato. Paperone, assediato dalle arrembanti proposte di Rockerduck nel campo dell'intrattenimento (cinema e videogiochi su tutti), decide di prendere per sé l'amaca. La cosa, però, non gli riesce, poiché l'ozio di Paperino ha reso il suo giardino il posto perfetto per l'amaca mistica di re Rufus, che si rifiuta di andare via. Paperone, allora, decide di pernottare a casa di Paperino.
Già solo da queste righe è evidente l'influenza ciminiana sulla storia scritta da Vito Stabile, che da un lato tesse gli elogi dell'ozio creativo e dall'altro gioca sui classici cliché di un Paperone non in grado di stare al passo con i tempi e di un ozioso Papaerino. In particolare in quest'ultimo caso è interessante una battuta di quest'ultimo che, afferma che per poter poltrire in maniera efficace
(...) bisogna essere sempre stanchi! E tu hai dormito nel letto degli ospiti dieci ore!

giovedì 17 maggio 2018

Il lato oscuro dell'universo

Ieri sera, per la serie dei Cieli di Brera, è stato ospite e conferenziere dell'Osservatorio Astronomico Andrea Cimatti dell'Università di Bologna. Autore del libro L'universo oscuro, vincitore nel 2017 del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica nella categoria delle Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, si è presentato con un titolo con un neanche troppo velato rimando a Star Wars. Non è un caso, ad esempio, che su Quora si trova una domanda del tipo: La Forza è più simile alla materia oscura, all'energia oscura o a cos'altro?
Partiamo, però, dall'inizio: l'idea che nell'universo siano presenti corpi celesti scuri venne espressa per la prima volta da Lord Kelvin nel 1884 che stimò come la maggior parte delle stelle che costituiscono la Via Lattea siano scure e quindi invisibili agli occhi. Il termine di "materia oscura" venne però coniato nel 1906 da Henri Poincaré in un commento al lavoro di Lord Kelvin, mentre il primo a suggerire l'esistenza di tale materia a partire da misure astronomiche fu Jacobus Kapteyn nel 1922. Le successive osservazioni di Jan Oort (1932) e Fritz Zwicky (1933) fornirono ulteriori dati a supporto dell'esistenza di materia oscura nell'universo fino alle prime, robuste osservazioni di Horace Babcock sulla nebulosa di Andromeda (1939).

martedì 15 maggio 2018

Topolino #3259: Speciale Salone del libro di Torino

Insieme con l'edizione regolare di Topolino #3259 era possibile acquistare anche l'edizione speciale cartonata realizzata appositamente per il Salone del libro di Torino contenente la ristampa di alcune storie scelte in funzione dei temi portanti dell'edizione 2018 del Salone stesso: identità, amicizia, scienza, ecologia, arte. Non le tratterò tutte, come faccio anche per gli usuali Topolino, ma mi concentrerò solo su tre:
Nemici con rispetto
Potremmo considerare Dalla parte sbagliata uno dei primi e più interessanti esperimenti di Tito Faraci con la narrazione hard boiled su Topolino. Le didascalie della storia sembrano, infatti, uscire direttamente da uno di quegli sporchi romanzi con i detrctive privati che bazzicano nei bassi fondi, sempre pronti a menare e farsi menare, ma riletti nell'ottica disneyana, quindi per certi versi parodistica. L'esempio più lampante di questo approccio è la terza vignetta della nona pagina, dove Topolino diventa una macchietta dei più beceri cliché per "passare inosservato". Inoltre in un paio di occasioni emerge anche il Faraci di Ridi Topolino, riuscendo così a costruire un mix perfetto tra comicità brillante e atmosfere più serie, il tutto ottimamente composto da un cinematografico Paolo Mottura che pur muovendosi all'interno della griglia classica, riesce a stupire il lettore con delle belle illustrazioni.
E' utile ricordare che un anno dopo l'uscita di questa avventura, che esplora in maniera un po' inconsueta il rapporto tra Topolino e Gambadilegno, arriva nelle edicole italiane il numero zero del Mickey Mouse Magazine, esperimento squisitamente hard boiled mai giunto a una vera conclusione.

lunedì 14 maggio 2018

Anonime ricerche

In un'era in cui la maggior parte dei servizi traccia le nostre attività sul web e quelle nella realtà a esse in qualche modo connesse, poter eseguire una ricerca in perfetto anonimato, anche solo per ovviare al problema del filtraggio dei risultati da parte dell'algoritmo di ricerca che si basa proprio sui nostri dati di navigazione diventa sempre più importante. Il principale tracciatore della nostra attività è indubbiamente Google, un motore di ricerca propriamente detto, seguito a ruota da Facebook, un social network che comunque decide cosa mostrare ai suoi utenti. Per cui proprio la posizione di dominanza di Google, quel suo aver quasi ucciso l'offerta di motori di ricerca, potrebbe risultare, unita con una maggiore richiesta di anonimato, il punto di partenza per la rinascita del mercato. In un interessante articolo di Christian Stewart vengono raccolti alcuni motori di ricerca anonimi, ovvero che promettono di eseguire una ricerca sui contenuti web con il massimo della precisione senza tracciare in alcun modo la nostra attività. Ho fatto un piccolo test con i motori di ricerca consigliati, confrontandoli con Google. La chiave di ricerca che ho utilizzato, influenzato dalla lettura di La realtà non è come ci appare di Carlo Rovelli, è stata quantum gravity. La ricerca su Google è stata fatta utilizzando il mio profilo principale, ma essendo i miei interessi strettamente legati alla chiave scelta, non mi sono preoccupato di eseguire la ricerca da anonimo, anche in considerazione del fatto che per farla da anonimo avrei dovuto prima eliminare i cookie sul browser da un alto, e dall'altro dalla consapevolezza che nel caso specifico le differenze sarebbero state minime. E in effetti, considerando che sia search encrypt sia startpage affermano di utilizzare l'algoritmo di Google per le loro ricerche senza alcuna profilazione, i loro risultati si sono discostati di poco da quelli di Google. Le differenze tra i due motori di ricerca sono, probabilmente, spiegabili con il fatto che la versione dell'algoritmo utilizzata per la ricerca non è esattamente l'ultima per nessuno dei due. Inoltre startpage permette un minimo di impostare alcune opzioni come la lingua.
Il successivo, Gibiru, mostra già alcuni risultati non presenti in nessuno dei tre motori di ricerca precedenti, pur utilizzando lo stesso algoritmo di Google, mentre swisscows, che si basa su bing, si discosta decisamente dai risultati del principale motore di ricerca e, nonostante l'utilizzo della lingua inglese in luogo di quella del browser, propone anche risultati in italiano. La risposta a questa curiosità risiede nella colonna a sinistra costituita da una serie di rettangoli con al centro altre parole chiave connesse con l'argomento, e una di queste è Rovelli, spiegando così quei due o tre risultati in italiano infiltratisi tra quelli in inglese.
Anche yippy è sulla stessa filosofia di swisscows proponendo una colonna a sinistra con le ricerche correlate. In entrambi i casi cliccando su, ad esempio, Rovelli (o Carlo Rovelli, come nel caso di yippy) si ottenga una ricerca che dovrebbe essere un sottogruppo di quella principale. In questo senso risulta più funzionale yippy, che propone veramente una selezione dei risultati principali, rispetto a swisscows che in effetti propone una nuova ricerca cui aggiunge alla chiave "quantum gravity" anche "Rovelli". Ovviamente i due approcci possono essere usati alternativamente in funzione delle esigenze del momento.
Se però già yippy sembra staccarsi sia da Google sia dai suoi concorrenti profilanti, desearch di BitClave, qwant e DuckDuckGo, che per ora è la mia scelta, si distaccano per vari motivi da Google. In particolare quell che mi sembra ancora in evoluzione è desearch, mentre qwant è quello che propone una visualizzazione più interessante. I risultati, infatti, vengono suddivisi in tre colonne (web, news e social) mentre nella striscia sopra vengono mostrati i risultati della ricerca per immagini. Inoltre il motore permette anche di iscriversi al sito, in similitudine a Google. DuckDuckGo, invece, che ha da sempre presentato risultati apprezzabilmente differenti da quelli di Google, ha deciso di mutuare dal più usato motore di ricerca la possibilità di raffinare la ricerca con opzioni legate alla lingua, alla sicurezza dei risultati, alla loro cronologia di uscita.
In questo momento la mia scelta è caduta su quest'ultimo, ma penso di dare un'occhiata in futuro anche a yippy, che mi sembra particolarmente interessante.

domenica 13 maggio 2018

Topolino #3259: Un salto nel cyberspazio e altre storie

La storia di apertura del Topolino #3259, che esce nella settimana del Salone del Libro di Torino è dedicata alla meccanica quantistica. Dinamite Bla e il meccanico quantistico è la nuova storia prodotta nel cappello di Topolino Comics&Science. Scritta da Fausto Vitaliano per i disegni di Stefano Intini, propone una serie di spunti interessanti, alcuni dei quali li ho esaminati con un certo dettaglio Al caffé dell Cappellaio Matto. Resta allora da vedere cosa è successo nel resto del numero.
Spia cyberpunk
Il secondo episodio di Nemici come prima, lasciato nelle capaci mani di Tito Faraci, sfocia nel cyberpunk grazie a un'ampia porzione della storia ambientata nel cyberspazio. Dotata di un buon ritmo e di dialoghi brillanti, scherza sugli appassionati di serie televisive, che grazie al nuovo modo di fruirle, sono sempre attenti a evitare gli spioler sulle stagioni che stanno seguendo, ritrovandosi ora a sviare una sesta, ora una decima, ora un'ottava stagione!
Ottima la prova di Stefano Zanchi: lo stile dinamico e l'ottima gestione di espressioni e movenze rende il segno particolarmente gradevole. Particolarmente efficaci sono, poi, gli agenti di Actinia: un florilegio di paperi, piccioni, pellicani con quell'acquilotto di Z a guidarli, che spuntano da ogni angolo delle vignette dove sono ritratti. Per contro si riconosce a stento il tratto, nonostante i crediti in fondo alla prima pagina: molto simile, infatti, lo stile a quello di Andrea Freccero.

sabato 12 maggio 2018

Una storia di paradossi, disuguaglianze e baffi

Come ha rilevato Richard Feynman, la natura vista dal punto di vista della meccanica quantistica è assurda. Il mondo quantistico, infatti, è ricco di paradossi, il più noto dei quali è indubbiamente quello del gatto


Albert, la senti questa voce?
La meccanica quantistica è certamente imponente. Ma una voce interiore mi dice che non è ancora reale. La teoria dice molto, ma non ci conduce realmente più vicino al segreto del "grande vecchio". Io, in ogni caso, sono convinto che Egli non gioca a dadi.
La relatività generale e la meccanica quantistica non sono mai andate molto d'accordo e di questo se ne rendeva perfettamente conto Albert Einstein durante le sue discussioni sulla meccanica quantistica e in particolare sull'interpretazione di Copenhagen, quella positivista dovuta alla scuola dei fisici teorici di Niels Bohr e sviluppata in particolare dal suo allievo Werner Heisenberg. Le critiche di Einstein a tale interpretazione probabilistica, che poi era quella che meglio si adattava al carattere delocalizzato rilevato da Erwin Schroedinger, sfociarono nell'articolo del 1935 scritto con Boris Podolsky e Nathan Rosen, Can quantum-mechanical description of physical reality be considered complete?, dove i tre teorici si concentrarono sui seguenti due punti:
  1. la descrizione quanto-meccanica della realtà data dalla funzione d'onda non è completa
  2. quando gli operatori corrispondenti a due quantità fisiche non commutano le due quantità non possono avere una realtà simultanea
I tre autori conclusero che la negazione di (1) implica la negazione di (2) quindi La descrizione della realtà fisica data dalla funzione d'onda non è completa.
Mentre abbiamo così mostrato che la funzione d'onda non fornisce una descrizione completa della realtà fisica, lasciamo aperta la questione se esista o meno una descrizione di tale genere. Crediamo, comunque, che una tale teoria è possibile.

venerdì 11 maggio 2018

Come vincere un Nobel per la fisica con dei disegni

Uno dei fisici teorici che ha più di tutti contribuito allo sviluppo della fisica nel XX secolo è stato Richard Feynman, che nacque l'11 maggio di 100 anni fa. I suoi risultati più importanti che lo portarono al Premio Nobel per la fisica nel 1965 diviso con Julian Schwinger e Sin-Itiro Tomonaga sono quelli nel campo dell'elettrodinamica quantistica (QED), quella che lo stesso Feynman definì come La strana teoria della luce e della materia, sottotitolo del libro che raccoglie quattro sue lezioni sulla QED.
Prima, però, di addentrarci nel cuore dell'argomento di questo post, ovvero capire come sia possibile vincere un Nobel con dei disegni, ricolleghiamoci con quanto scritto ieri a proposito della meccanica quantistica.
Il modello standard delle particelle elementari
La famiglia delle particelle elementari, i mattoni fondamentali della materia, è ricca e numerosa costituita da sei quark, che combinati tra loro danno mesoni e barioni; da sei leptoni; da quattro bosoni di gauge, ovvero le particelle che trasportano i quanti delle interazioni; e dal bosone scalare di Higgs. Per chiudere in maniera sommaria la descrizione del modello standard basta ricordare le quattro forze fondamentali: l'interazione forte, che tiene insieme i nuclei atomici e più in generale impedisce ai quark di scorrazzare liberi per l'ambiente; l'interazione elettromagnetica, che governa il comportamento delle cariche elettriche (ma non solo); l'interazione debole, alla base di alcuni decadimenti; l'interazione gravitazionale, che ci permette di restare ancorati alla superficie della Terra e che permette al pianeta di ruotare intorno al Sole.
Quest'ultima, che di fatto è anche l'interazione più importante nell'universo, visto che gli da forma e sostanza, è anche la più debole di tutte: se ad esempio alla gravità assegniamo valore 1, l'interazione debole sarebbe $10^{25}$ volte (un 1 seguito da 25 zeri) più forte della gravità.
Al modello standard, per essere ritenuto completo, mancherebbe l'ultima grande unificazione: le prime tre interazioni, infatti, sono descritte dalle leggi della meccanica quantistica, mentre la gravità dalla relatività generale. Per completare il quadro bisognerebbe allora trovare una teoria in grado di unificare quantistica e relatività.
Ciò di cui molto velocemente ci occuperemo, però, non è questo ancora irrisolto problema, ma la trattazione "pittorica" della QED.

giovedì 10 maggio 2018

Il meraviglioso mondo quantistico

Mi piace pensare che il XX secolo della fisica sia iniziato un po' prima rispetto all'indicazione standard e molto prima rispetto all'altrettanto classica denominazione di secolo breve.
La costante di Planck
La prima scoperta rilevante del XX secolo in fisica è, infatti, quella della costante di Planck: siamo tra il 1899 e il 1900 quando Max Planck la introdusse per spiegare le emissioni di un corpo nero evitando la così detta catastrofe dell'ultravioletto. Per capirla partiamo dalla definizione di corpo nero: un oggetto che assorbe tutta la radiazione incidente.
Studiando il corpo nero con la fisica classica, giunto all'equilibrio termico con l'ambiente esterno, avrebbe dovuto emettere radiazione elettromagnetica con potenza infinita, cosa che non era verificata sperimentalmente. L'equazione introdotta da Planck senza alcuna dimostrazione matematica era in grado di spiegare l'assenza di tale catastrofe grazie all'utilizzo della così detta azione elementare, la già citata costante di Planck: \[h = 6.626070 \cdot 10^{-34} J \cdot s\] L'azione è una grandezza fisica utilizzata per studiare il moto di un oggetto e, in un certo senso, valutare lo "sforzo" compiuto dal sistema per muoversi. Ha le dimensioni di un'energia per un tempo (quindi potremmo descriverla come il prodotto tra l'energia spesa e il tempo necessario per spenderla) e, come funzione, può assumere valori differenti in funzione della traiettoria percorsa. Il principio di minima azione stabilisce che in natura il percorso preferito dal sistema è quello (o quelli) in cui l'azione è minima. La costante di Planck è allora il valore minimo assoluto che può assumere una qualsiasi azione, ovvero non esiste alcun sistema fisico che può accedere a un'azione inferiore ad $h$.
Il valore fondamentale di tale costante è evidente quando osserviamo che se fosse dieci volte più piccola, delle semplici braci emetterebbero luce 1000 più intensa e a frequenze ultraviolette, oppure una stella non sarebbe più in grado di fondere l'idrogeno in deuterio e produrre elio.

mercoledì 9 maggio 2018

L'universo ottico

Gli oggetti cosmici emettono radiazione elettromagnetica, che trasporta le informazioni relative all'oggetto stesso. Tale radiazione viene emessa in varie lunghezze d'onda, dove per lunghezza d'onda si intende la distanza tra due creste dell'onda. La parte di radiazione elettromagnetica che riusciamo a osservare con gli occhi, ovvero la radiazione ottica, è però una piccola parte della radiazione che ci giunge dalle stelle, ma può essere utilizzata in maniera proficua per introdurre i primi concetti astronomici come sfera celeste, eclittica, Via Lattea, coordinate celesti, declinazione e così via.
La prima immagine che però può avere una certa valenza didattica è quella che permette di confrontare la lunghezza d'onda delle varie radiazioni che compongono la radiazione elettromagnetica con oggetti e dimensioni terrestri. Questo permette di farsi un'idea della necessità di sviluppare strumenti appositi per ciascun genere di informazione che si desidera "leggere". Non dimentichiamo, infatti, che ciascuna delle radiazioni è associata a energie differenti e quindi permette di osservare emissioni differenti: le immagini radio evidenziano la presenza di nubi di gas fredde (in particolare l'idrogeno), le immagini in infrarosso mostrano aree a bassa energia, la luce visibile mostra soprattutto gas e polveri, i raggi-x rivelano emissioni ad alta energia.

martedì 8 maggio 2018

I nostri cugini primati

Vite vissute con le grandi scimmie, quelle di Jane Goodall, Dian Fossey e Biruté Galdikas e ottimamente raccontate da Jim Ottaviani e Maris Wicks
Jane Goodall, Dian Fossey e Biruté Galdikas sono tre pioniere nello studio dei grandi primati. Comprendere il loro comportamento nell'ambiente, le loro abilità, il loro livello di intelligenza risulta importante anche per comprendere meglio le nostre radici, essendo gorilla, scimmie, scimpanzé e quant'altro i nostri parenti più prossimi.
Gli studi di Goodall sugli scimpanzé, di Fossey sui gorilla di montagna e di Galdikas sugli oranghi ci hanno permesso di aprire il nostro orizzonte verso la possibilità che in natura fossero presenti livelli di intelligenza vicini al nostro. La capacità di adattarsi all'ambiente esterno e in parte modificarlo, di apprendere, la socialità stessa di questi animali, sono tutti elementi che forniscono molte informazioni anche su noi stessi, ma sono state scoperte solo adottando un punto di vista rivoluzionario per l'epoca: avvicinarsi alle comunità di primati studiandoli il più vicino possibile nel loro ambiente naturale. Ed è proprio quello che fecero le tre naturaliste, a volte con qualche eccesso, come mostrato ottimamente da Jim Ottaviani in Primati.
Ottaviani, il nome più noto nel panorama del fumetto scientifico, sceglie di incastrare le tre storie narrandole in prima persona, dando voce alternativamente alle tre ricercatrici. La passione per gli animali che studiano, la vita in ambienti disagiati, le difficoltà nella vita privata vengono raccontate anche con leggerezza e delicatezza grazie alla linea chiara di Maris Wicks. Il tratto preciso ma marcato e la griglia classica di tre strisce da due vignette (con poche variazioni, tutte ben costruite) completano la leggibilità, mentre lo stile del tratto ricorda da vicino serie animate come Esplorando il corpo umano e altre della stessa produzione.
Nel complesso un ottimo libro che accompagna il lettore in una materia spesso trascurata, evidentemente a causa di una certa avversione a confrontarsi con animali che per forma e potenzialità non sono molto differenti da noi.
Recensione uscita su Lo Spazio Bianco e qui ripubblicata nella sua prima versione

domenica 6 maggio 2018

Topolino #3258: Problemi da spie e altre storie

Era fine aprile 2008 quando su Topolino #2735 faceva il suo esordio Double Duck, serie ideata da Fausto Vitaliano e Marco Bosco con Paperino che veste i panni della spia, rinnovando così la tradizione della P.I.A. di Carlo Chendi, ma portandola a un livello differente, meno personale e legato a Paperone. Le avventure di questa nuova identità segreta di Paperino hanno, infatti, un respiro internazionale e un'aderenza maggiore al genere spionistico e vede l'Agenzia per cui lavora Paperino affrontare minacce terroristiche al mondo intero.
In occasione del decennale della serie, su Topolino #3258 inizia una nuova saga, Nemici come prima, che dopo il Reboot dell'anno scorso scritto da Vitaliano, vede la presenza, almeno a livello di soggetto, di Tito Faraci, mentre i disegni sono ancora una volta affidati al dinamico Andrea Freccero.
Spia e non lasciar spiare
Durante il Rebbot l'Agenzia si è ridotta di organico al solo Paperino, alla segretaria Liz Zago e al nuovo inventore e tecnico Qwerty. L'organizzazione spionistica è braccata dal nuovo capo del controspionaggio paperopolese Wyle-Y, un idiota come pochi più interessato a distruggere l'Agenzia divulgando i nomi delle sue spie, che non al suo lavoro di capo delle spie.
In questo primo episodio di Nemici come prima veniamo a conoscenza di un paio di fatti interessanti: Wyle-Y è venuto in possesso, tramite busta anonima, di una busta contenente una chiavetta usb criptata che conterrebbe tutte le informazioni su Double Duck, l'ultimo e più sfuggente agente segreto dell'Agenzia; quest'ultima, nel frattempo, ha cambiato sede in un più ricco e centrale palazzo e si ritrova finanziata da un anonimo miliardario paperopolese. E non è Paperone. Quindi non può che essere Rockerduck, suggerendo forse un interessante e divertente sviluppo verso una sorta di crossover con la P.I.A.
Al di là di quel che potrebbe essere il futuro, che magari vedrà un maggior coinvolgimento di Faraci nel team creativo della serie, l'inizio della nuova saga è indubbiamente snello, dinamico e spigliato, ottimamente enfatizzato dallo stile... snello, dinamico e spigliato di Freccero! Se proprio si deve trovare un difetto, che però è caratteristico di un po' tutta la serie (e ultimamente anche di altre storie presenti sul settimanale), è l'appiattimento eccessivo dei caratteri dei personaggi usuali. Certo in Nemici come prima fanno delle semplici comparsate, ma anche per questo motivo risulterà interessante vedere come gli autori svilupperanno Rockerduck in questo suo nuovo ruolo di finanziatore occulto.

sabato 5 maggio 2018

Gesti convulsi

Più che un romanzo sono cinque racconti legati uno all'altro dalla conoscenza reciproca dei protagonisti, un tempo componenti della band Gesti convulsi: ogni racconto ruota intorno a un singolo gesto convulso (anche se il giudizio dipende fondamentalmente dal lettore) fatto dal protagonista, uno di quei gesti che cambia la vita e il modo di vederla.
A volte con essi arriva una consapevolezza che migliora il protagonista, a volte, semplicemente, è l'inevitabile conseguenza di situazioni poco trasparenti.
In questo modo, però, Gesti convulsi di Alessandro Bresolin, scritto in alcuni punti con un'intensità psicologica vicina a quella del miglior noir, raggiunge un'efficacia che con un romanzo classico sarebbe stato difficile: raccontare l'umanità al contempo nella sua piccolezza e nella sua grandezza.

venerdì 4 maggio 2018

Le grandi domande della vita: Terra piatta, uova cubiche e altre facezie

La domanda sul destino degli astronauti che cadono dentro un buco nero mi ha spinto a riprendere la serie, ma con maggior calma rispetto al precedente esperimento. La speranza è quella di riuscire a mantenere il più possibile una cadenza mensile con la collocazione sul primo venerdì del mese, in modo tale da non uscire a ridosso con il Carnevale della Matematica, nel caso in cui l'articolo contenesse materiale per tale rassegna (cosa che direi abbastanza probabile!).
Per la ripartenza della serie, ho deciso di andare su un classico, la Terra piatta.
DiscoTerra!
La teoria della Terra piatta è vecchia quanto la civiltà: si trovano, infatti, tracce di tale modello nell'antico Egitto e in Mesopotamia. Si riteneva, infatti, che la Terra fosse un disco piatto sospeso su una massa d'acqua infinita. Tale immagine era particolarmente diffusa presso molte culture antiche, con qualche leggera differenza: ad esempio presso i cinesi era diffusa la credenza che la Terra fosse quadrata e non circolare.
Se c'erano molti filosofi (tra cui Democrito) che ritenevano la Terra piatta, ne esistevano altrettanti che erano certi della sfericità del nostro pianeta. Ad esempio i pitagorici, o Aristotele, o il più famoso di tutti, Eratostene, che fu il primo a determinarne la circonferenza.
Invece dallo studio degli antichi testi indiani è emerso come quella cosmologia sia stata in continuo divenire: sono infatti presenti riferimenti a una Terra piatta, ma anche a una concava o a una sferica non molto diversa da quella dei pitagorici.
Durante il medioevo ci fu un sempre maggiore passaggio dalla Terra piatta a quella sferica, nonostante la forte posizione di tale Sant'Agostino, strenuo sostenitore della prima tesi. Le prove a sostegno del fatto che il modello sferico fosse il più gettonato aumentano sempre più con il passare dei secoli a partire dal VI secolo circa: quella che può essere considerata la prova definitiva è il globo crucigero, una sfera con su posta una croce utilizzata come simbolo da re e imperatori sin dal V secolo.
Nonostante ciò a partire dal 19.mo secolo si diffuse il mito che durante il medioevo fosse dominante la credenza della Terra piatta. Il primo a sostenere tale tesi fu lo scrittore statunitense Washington Irving, secondo il quale Cristoforo Colombo dovette vincere l'opposizione degli uomini di chiesa, ritenuti sostenitori della Terra piatta, per ottenere i fondi necessari alla sua missione di esplorazione. Tra i sostenitori di tale tesi ci furono John William Draper e Andrew Dickson White, che la utilizzarono come elemento principale per sostenere l'esistenza di un conflitto duraturo tra scienza e religione. In realtà studi successivi scoprirono che molti studiosi del medioevo, inclusi quelli studiati da Colombo, ritenevano che la Terra fosse sferica.

giovedì 3 maggio 2018

Ozio creativo

Il concetto di ozio creativo sembra sia stato elaborato dal sociologo Domenico De Masi
Nella società post-industriale in cui la creatività predomina sulla manualità, i confini tra lavoro, studio e gioco si confondono. Questa fusione genera l'ozio creativo. Una situazione in cui si lavora senza accorgersi di farlo.
Però uno degli esempi che più mi piacciono sul successo dell'ozio creativo viene dal grande matematico francese Henri Poincaré:
(...) partii da Caen, dove vivevo, per partecipare a un'escursione geologica sotto gli auspici dell'Ecole des Mines. Le vicende del viaggio mi fecero dimenticare il mio lavoro matematico. Giunti a Coutances, salimmo su un omnibus per andare in qualche posto. Quando misi piede sul predellino mi venne l'idea, alla quale nulla nei miei pensieri precedenti sembrava aver preparato la strada, che le trasformazioni da me usate per definire le funzioni fuchsiane fossero identiche a quelle della geometria non euclidea. Non verificai l'idea; non ne avrei avuto il tempo mentre stavo prendendo posto sull'omnibus. Continuai una conversazione già cominciata in precedenza, ma mi sentivo perfettamente certo. Al ritorno a Caen verificai con comodo il risultato.
Questa citazione, nella traduzione di Libero Sosio, viene riportata da Roger Penrose nel suo La mente nuova dell'imperatore ed è a sua volta tratta da un libro del 1945 del matematico francese Jacques Hadamard sulla psicologia dell'invenzione matematica.
Concludo questa sorta di elogio dell'ozio segnalandovi una serie di citazioni sull'ozio, alcune delle quali decisamente condivisibili.