martedì 28 agosto 2018

Barbagrigia

Alla domanda su ciò che accadrebbe all'ecosistema planetario subito dopo la nostra scomparsa più spesso sostituiamo la domanda su come ci estingueremo. Nella versione più positiva, attenderemo la fine stessa dell'universo dopo aver colonizzato gli altri corpi celesti abitabili del Sistema Solare e di altri sistemi stellari più o meno lontani. La versione più realistica, invece, ritiene che sarà difficile per il genere umano superare le divergenze tra gli stati-nazione necessari per avere una visione unitaria e comune del futuro. Così l'estinzione della razza umana avverrebbe ad opera del Sole, sempre che non intervengano fatti cui non riusciremmo a porre rimedio, come un cambiamento climatico tale da costringere gli uomini a un progressivo ritiro verso i poli, come avviene ne Il mondo sommerso di Ballard, o a causa di una progressiva diminuzione delle risorse a disposizione o, peggio ancora, da un evento astronomico che ha mutato le condizioni di vita sulla Terra.
Proprio quest'ultimo genere di apocalisse è quella alla base di Barbagrigia di Brian Aldiss: in un lontano futuro un esperimento nucleare ha distrutto le fasce di Van Allen consentendo alle radiazioni cosmiche di colpire indisturbate la superficie del pianeta, rendendo così il genere umano sterile. Il protagonista, il quarantenne Algernon Timberlane, a causa dell'invasione di ermellini nel villaggio inglese di Sparcot, inizia una peregrinazione in un mondo dove la natura sta prendendo il sopravvento insieme con la moglie Martha.
La società umana che i coniugi Timberlane, ormai tra i più giovani sul pianeta, incontrano nel loro peregrinare è sconfortata, autodistruttiva, violenta quasi come un ultimo rigurgito di orgoglio, preda di superstizioni e alla ricerca di una speranza rappresentata da un ipotetico bambino nato chissà dove e venerato come una divinità per il semplice fatto di poter esistere.
In effetti il romanzo è intriso di una tristezza e di una disperazione profonde e il messaggio di speranza rappresentato dalla possibilità che da qualche parte una donna sia riuscita a procreare rappresenta quella stessa speranza che aveva Aldiss di rivedere i figli dopo il divorzio dalla sua prima moglie. Inevitabilmente la sua condizione morale ha influenzato la stesura di un libro che forse senza tale condizione non avrebbe avuto quella vivida forza disperata che invece possiede.

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