La musica a chi la sa fare
Rispetto a X-Mickey, la nuova saga con il gruppo rock di Qua è scritta decisamente con maggiore competenza e attenzione al mondo musicale. E d'altra parte la storia è frutto dell'ingegno di Giorgio Salati, che oltre a scrivere storie a fumetti (e non solo per Topolino, è anche un musicista.L'episodio, Mai più rintronati, disegnato da Nico Picone, più che la prima puntata di Musicalisota ne è un prologo, visto che la saga vera e propria, la cui trama si basa sul primo tour della band, partirà solo tra diversi mesi. La storia parte da una sorta di blocco creativo di Qua in fase di scrittura e dal suo desiderio di smuovere un po' la situazione. Ci penserà il primo concerto dei Rintronati presso lo Sbadaboom Rock Museum, gestito da un roadie, ovvero, come ci spiega Salati nella storia, uno degli addetti al montaggio delle impalcature del palco dei concerti. L'atmosfera e l'ambientazione della storia, invece, ricorda i classici posti dove si esibiscono gruppi medio piccoli, soprattutto agli inizi della loro carriara: sale raccolte con un'acustica ottima per divertirsi, ma anche, volendo, potersi godere il concerto un po' scostati dalla folla senza perdersi nemmeno una nota. Una cantina, come nel caso dello Sbadaboom, che in un certo senso ricorda un circolo Arci o, per arredamento, il Fermento, storico locale milanese dove si poteva mangiare un boccone nell'attesa dell'inizio del concerto. Peraltro il Fermento, anche se non a Milano, è anche una delle tappe del tour dei Rintronati. Che però non si chiameranno più Rintronati: è, infatti, partito un concorso tra i lettori per suggerire un nuovo nome alla band tra cinque alternative. Presto scopriremo il nuovo nome dei Rintronati, ma nel frattempo vi lascio con la voce di Joe Sal, ovvero proprio Giorgio Salati!
Semplicemente: fastidio
Si conclude La solitudine del quadrifoglio. Dopo il primo episodio, uscito la settimana scorsa, la storia di Marco Nucci sempre disegnata da Stefano Zanchi prende una piega tutto sommato attesa visto il finale della prima puntata. Questo, però, non lenisce il fastidio che la storia mi ha generato. Giusto per farvi capire a che punto era arrivato, sono stato sul punto di mollare la lettura della storia a metà. Il problema è che, come sta succedendo troppo spesso sotto la comunque ottima direzione di Alex Bertani, quello che la storia di Nucci ha stabilito, ovvero che Paperopoli rischia la distruzione se Gastone resta via troppo a lungo a causa di tempeste e tornadi. Cosa che suona un po' strana visto che il clima della costa ovest degli Stati Uniti è mediterraneo. Al di là di questa assurdità, che in fondo fa il paio con lo scrivere una storia su un papero fortunato (e poi si chiedono perché preferiamo Don Rosa...), ciò che da veramente fastidio è proprio il considerare Gastone fondamentale per la stabilità climatica di Paperopoli che viene sottolineata dal suo ingresso in città: appena mette piede in strada il sole inizia a fare capolino tra i nuvoloni, mentre al portafortuna vivente basta schioccare le dita per far ripartire l'erogazione di energia elettrica e far terminare la tempesta.Direi che nel complesso la storia, pur avendo il merito di approfondire il carattere di Gastone, contiene esattamente tutto ciò che Don Rosa e i suoi lettori odiano: prendere i lettori per stupidi. L'altro grande fastidio presente in questo numero è la storia di chiusura, Il profumo del tempo. La storia, una delle rare di Fabio Michelini sul Topolino della Panini, è un soggetto abbastanza tipico per lo sceneggiatore napoletano: Paperone che è alla ricerca della nuova applicazione tecnologica che gli permetta di guadagnare sempre più denaro. In questo caso è un dispositivo, ideato da Archimede, che permette di far scorrere il tempo soggettivo in maniera differente rispetto al tempo del resto del pianeta. La storia, di cui non discuto gli aspetti (pressocché nulli) di plausibilità scientifica (per ottenere un effetto del genere ogni utente avrebbe bisogno di un buco nero personale, con tutte le conseguenze del caso), è comunque godibile e divertente, ma è anche fastidiosa a causa dei disegni di Andrea Ferraris, in molti casi approssimativi e realizzati con un tratto quasi irriconoscibile. E' probabile che il risultato grafico di questa storia sia dovuto ai molti anni di collaborazione con la Egmont, per la quale ha adattato il tratto, ma la resa complessiva è decisamente poco gradevole.
La sorpresa del numero, però, è Il caso della cosa nella casa, di cui vi scriverò qualche riga sul Cappellaio Matto.
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