sabato 17 luglio 2021

All Star Superman: l'ultima avventura

L'ultima storia di Superman è stata raccontata diverse volte da un po' di autori. La più famosa di queste è Cos'è successo all'uomo del domani?, uscita nel settembre del 1986 su Superman #423 e Action Comics #583 e poi portata in Italia per la prima volta nel 1995 dalla PlayPress su Dc Collection #11. Scritta da Alan Moore per i disegni di uno degli autori più iconici del personaggio, Curt Swan, di fatto chiudeva con il Superman della silver age e, più in generale, con questa era del supereroismo dopo il (non perfetto) reset di Crisi sulle Terre infinite.
La storia di Moore è una escalation drammatica in cui viene raccontato come i nemici di Superman a un certo punto diventano sempre più violenti nella loro intenzione di uccidere l'eroe. In sostanza siamo di fronte al tipico approccio decostruzionista di Moore applicato a Superman, ma proprio l'uso di questo personaggio gli permette anche di essere più esplicito sulle sue intenzioni: una decostruzione, certo, ma per porre le basi per una nuova costruzione del personaggio, basata comunque su una visione ottimistica, per quanto realistica.
Quest'ultima avventura del Superman silver age scritta da Moore diventa, inevitabilmente, il primo confronto con All Star Superman di Grant Morrison per i disegni di Frank Quitely, che sono recentemente riuscito a recuperare e a leggere grazie alla raccolta da edicola Supereroi: Le leggende DC, la prima iniziativa di questo genere realizzata dalla Panini Comics, che pure in altre raccolte aveva curato volumi dedicati alla DC Comics, ma niente di così esplicito (ovviamente per motivi di licenza).
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Uscita in 12 albi tra gennaio 2006 e ottobre 2008, la maxi-serie racconta delle ultime 12 fatiche di Superman prima di morire. Insieme con l'Action Comics New 52 del 2011 sempre di Morrison, All Star Superman raccoglie tutto ciò che Morrison aveva da raccontare sul personaggio, inclusa la sua visione. Che, per quanto discutibile (e personalmente lo è), è quella di raccontare la storia di un essere quasi divino, quello emerso dalla golden age. Non a caso la condanna a morte di Superman arriva in un momento in cui il supereroe è sostanzialmente al massimo del suo splendore e, soprattutto, giunge quando si avvicina troppo al Sole, quando metaforicamente è cioé più vicino a conquistare la divinità completa. In questo Morrison, in maniera consapevole o meno, sembra voler comunque porre un limite al personaggio: superare un certo livello ha delle controindicazioni letali.
Ciò che, però, disturba in particolare è il rapporto tra Lois e Clark. Quest'ultimo è sempre il solito sbadato, pur restando un gran giornalista, ma non sembra essere riuscito minimamente ad avvicinarsi a Lois. La condanna a morte su Superman, però, lo spinge a rivelare alla sua amata la sua identità, e Lois non ci crede! Morrison mette, quindi, in scena il rapporto Superman-Lois Lane e non quello Clark Kent-Lois Lane. E sono proprio i due capitoli dedicati al rapporto tra i due personaggi i più deboli dei 12. Ci troviamo, infatti, di fronte a un Superman che cerca di ribadire la propria umanità convincendo Lois di essere stato Clark Kent per tutto questo tempo, ma ogni cosa che fa per Lois è tutto fuorché umana o terrestre: cena con lei in vesti kryptoniane, le porta dei fiori colti su Alfa Centauri (un'iperbole che è un esempio delle molte iperboli presenti nel fumetto, che poi stridono con i dettagli scientificamente più corretti in un guazzabuglio che alla fine risulta leggermente difficile da digerire), le mostra di essere in grado di fabbricare dei mini-soli e alla fine le consegna un siero per ottenere superpoteri per 24 ore. E in tutto questo Lois passa il tempo a flirtare con due supereroi mitologici, Sansone, che ha un costume e un aspetto molto simile a Superman, capelli a parte, recuperando così in maniera sottile le origini ebraiche di Jerry Siegel, e Atlante, un titano, personaggio che potremmo effettivamente paragonare a Superman come livello semi-divono, pur avendo un aspetto molto diverso.
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Il confronto con Lois con i superpoteri e con Sansone e Atlante mira, inevitabilmente, a ribadire gli elementi divini e mitologici dietro la figura di Superman, che vengono ribaditi quando nel finale del sesto capitolo Superman incontra il suo se del passato insieme con alcuni suoi discendenti. E qui abbiamo un primo esplicito riferimento a One Million (in realtà ce ne sono stati un altro paio nel doppio episodio con Lois) che fa capire ancora di più dell'esistenza di suoi discendenti quanto effimera potrebbe essere la morte di Superman inscenata da Morrison per mezzo di Luthor.
La seconda parte della storia, gli ultimi sei albi, risulta un po' più divertente: vediamo Superman confrontarsi con Bizzarro e con due esploratori kryptoniani. Successivamente l'azzurrone cerca con sempre maggiore frenesia di risolvere il problema di una Terra senza Superman creando a sua volta un intero microuniverso solo per verificare cosa accadrebbe. Nonostante l'ammiccamento metafumettistico, onestamente ho trovato la cosa spocchiosa ed eccessiva. Poi però sono arrivati gli ultimi due capitoli, quelli con il confronto con Luthor, prima per interposta intelligenza artificiale, quella del supercomputer Solaris giunto direttamente dalle pagine di One Million, e poi finalmente il confronto diretto con un Luthor che ha acquisito i superpoteri. E' in questo confronto che Morrison distrugge Luthor: non solo mostra come sia un semplice ladro al livello di Spennacchiotto per dire, visto che la formula dei superpoteri in realtà l'ha rubata a Superman, ma viene anche battuto sul piano dell'intelletto dall'eroe kryptoniano.
E poi la storia finisce con un'immagine ancora più forte e iconica di quella iniziale, salvo poi rovinare tutto con le ultime due pagine che Morrison e Quitely potevano tranquillamente risparmiarsi.
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Nel complesso, pur restando una bella storia con punte di adrenalina piuttosto alte, risulta al tempo stesso un po' deludente: si basa su una visione di Superman eccessivamente potente, mentre la narrazione oscilla tra l'idea di voler essere realistici e un eccessivo desiderio di andare sopra le righe e stupire, ottenendo alla fine l'effetto esattamente contrario. Alla fine All Star Superman non solo perde il confronto con Cosa è successo all'uomo del domani? (ma questo era anche prevedibile), ma persino con One Million da cui Morrison ha riciclato tante idee: persino Superman, in quella saga, provava, insieme con il lettore, quel sano stupore di essere un supereroe.
E Quitely? Lasciate che vi metta la vignetta qui sotto: vediamo un Clark Kent imbranato che attraversa il Daily Planet riuscendo alla fine a non far cadere il beverone di Lombard. Lo troviamo piazzato ma un po' flaccido e con una capigliatura leggermente diversa, il che aggiunge ulteriori differenze rispetto a Superman. Soprattutto esempi di un Clark imbranato ma non troppo ne troviamo diversi nel corso di All Star Superman e sono decisamente delle piccole gioie. Inoltre Quitely, come in altre occasioni, riesce a rendere dinamica l'azione in un'unica vignetta mostrando contemporaneamente diverse posizioni di persone specifiche o di oggetti su uno sfondo statico. Una soluzione già vista, certo, ma non così banale visto che, comunque, non è utilizzata da tutti.
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