sabato 10 luglio 2021

Batman Death Metal: Opeth

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Con il quarto numero di Death Metal siamo arrivati a metà del guado: 3 numeri alle spalle e altri 3 da affrontare per arrivare al settimo e conclusivo. E questo traguardo viene celebrato, nella band edition, dalla cover di Mathieu Lauffray dedicata agli Opeth, che peraltro avevano iniziato la loro carriera come band death metal, per poi virare nel corso della loro carriera verso il progressive, che peraltro era comunque già presente nei loro lavori iniziali. Inoltre la splendida copertina riesce anche a trasmettere un senso di inquietudine paragonabile a quello del Cavaliere più Oscuro, che nel finale della storia principale si mostra più onnipotente che mai.
Con il cuore in mano
L'ultima vignetta di Una scommessa al buio (il titolo originale lo esamineremo più avanti) mostra la mano del Cavaliere più Oscuro con alcune Terre in mano, gli ultimi 52. Sebbene non sia, tematicamente, la più indicata, indubbiamente Heart in hand potrebbe tranquillamente essere la canzone di quell'ultima vignetta, tratta peraltro da In cauda venenum, l'ultimo album degli Opeth uscito nel 2020. D'altra parte anche il titolo dell'album, che possiamo rendere come il veleno nella coda, è perfetto per questo Cavaliere più Oscuro, visto che è proprio nella coda della storia di quest'albo che mostra la portata apparentemente imbattibile del suo piano.
Torniamo, però, alla band svedese: findata nel 1989 dal chitarrista Mikael Åkerfeldt, ancora oggi leader del gruppo, e dal cantante David Isberg. Nascevano come band death metal con una forte propensione verso il progressive, genere verso il quale si spostarono con sempre maggior convinzione nel corso degli anni. Per fortuna, oserei dire, visto che li conobbi grazie a un paio di pezzi progressive, se non ricordo male all'inizio del millennio. Devo dire che un po' li persi di vista, anche perché mi concentrai nel corso di quegli anni soprattutto sui Dream Theater, di cui parleremo nel penultimo numero della miniserie.
E ritornare a bordo soprattutto con un album come In cauda venenum è un po' come ricucire un rapporto nel momento che tutti considerano uno dei picchi creativi massimi della band. D'istinto definirei l'album come una fusione tra Pink Floyd e Dream Theater, sebbene nessuno dei due gruppi sia mai stato esplicitamente citato da Åkerfeldt come fonte ispirativa. Nel dettaglio, almeno relativamente ai Dream Theater, di cui conosco molto meglio la discografia, trovo che In cauda venenum abbia molto in comune con Octavarium, uno dei miei preferiti, se non il mio preferito in assoluto dei DT, e soprattutto con Black clouds & silver linings. Devo però dire due cose: se prima paragonare gli Opeth con i Dream Theater aveva senso, ora forse l'accostamento che più ne identifica la capacità di sperimentare è quello con i Pink Floyd; e la seconda è che Heart in hand non è nemmeno la mia preferita in tutto In cauda venenum!
Uno sparo nel buio
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E' evidente che la band edition non sia stata coordinata con la serie originale, che per quanto presenti vari riferimenti metallici, ha ben pochi riferimenti coordinati con le copertine e le band proposte in questa speciale variant (che ha persino lo stesso prezzo della regular). Ulteriore esempio di questo dettaglio è il titolo originale di questo quarto episodio, Shot in the dark, titolo di canzoni di Ac/DC, Ozzy Osbourne, Whitin Temptation o dei meno noti Powerwolf.
La storia, come sempre di Scott Snyder e Greg Capullo, si ricollega a Trinity Crisis, scritta dallo stesso Snyder per i disegni di Francis Manapul, ma è scritta in maniera tale che la sua lettura non sia essenziale per la comprensione di Shot in the dark. Ritroviamo i componenti della trinità DC Comics, Batman, Superman e Wonder Woman, lì dove sono avvenute tre fondamentali crisi dell'universo DC: Crisi sulle Terre infinite, Crisi finale e Crisi infinita. Rispetto alle storie che conosciamo (e che anche loro ricordano), queste crisi dell'universo oscuro si sono concluse in maniera differente: con la sconfitta degli eroi. E anche i tre eroi sono sull'orlo della sconfitta, senza alcuna possibilità di incanalare l'energia delle crisi e mandarla alla sedia di Mobius, il cui potere è controllato da Wally West. A fare la differenza è, però, Wonder Woman, mostrando ancora una volta, qualora ce ne fosse ancora bisogno, come sia proprio Diana il personaggio chiave di Death Metal: in questo caso riesce a portare dalla sua parte Superboy Prime, personaggio che era stato stravolto da Geoff Johns in Crisi infinita e che così Snyder recupera alla "giusta causa".
Il problema, per gli eroi, è che sembra accadere più o meno quanto stabilito da Grant Morrison in Terra 2: il Cavaliere più Oscuro fa esattamente affidamento sul fatto che Batman, Superman e Wonder Woman e la loro squadra riescano a vincere, rendendogli più semplice l'ottenimento di quel potere che tanto brama.
La storia di appendice, scritta dallo stesso Snyder insieme con James Tynion IV e Joshua Williamson per i disegni di un sempre eccezionale Doug Mahnke, è in pratica il racconto di come si è arrivati al primo numero di Death Metal, raccontato da un punto di vista privilegiato, quello del possessore del Libro del Destino, Lex Luthor.

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