mercoledì 7 luglio 2021

Orphan Black: modifiche genetiche umane

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Dopo una pausa di diversi... anni, sono finalmente riuscito a concludere la serie fantascientifica Orphan Black. Non stiamo, però, parlando di fantascienza classica, quella dei viaggi spaziali, o futuristica, ovvero ambientata in un lontano futuro o con viaggiatori del tempo provenienti da un futuro apocalittico, ma di qualcosa di molto simile all'ecofantascienza. La base della serie, infatti, è quella della clonazione umana.
La storia, che si sviluppa su cinque stagioni, parte quando Sarah Manning vede la poliziotta Beth Childs suicidarsi. Il problema non è tanto vedere una persona uccidersi, ma che Beth è assolutamente identica a Sarah. Con l'aiuto del fratello adottivo Felix, Sarah si scambia con Beth in maniera da sottrarsi momentaneamente ad alcuni problemi cui non ha ancora trovato soluzione, senza immaginare come questo "fortuito" incontro le aprirà la strada a una scoperta sensazionale: lei e Beth sono due cloni. E neanche gli unici.
Le cinque stagioni di Orphan Black, per un totale di cinquanta episodi, si poggiano su cinque cloni principali: la già nota Sarah Manning, madre della piccola Kira e adottata dall'ex-terrorista dell'IRA Siobhán Sadler detta S; Cosima Niehaus, genetista; Alison Hendrix, sposata con Donnie Hendrix e con due bambini adottivi; l'assassina Helena; l'arrivista Rachel Duncan, tutte interpretate dalla magistrale Tatiana Maslany che riesce ottimamente a fornire una caratterizzazione particolare per ognuna di loro (oltre che per altri cloni presenti nel corso delle 50 puntate).
Orphan Black ha, in generale, molti punti a suo favore e ben pochi a sfavore. Innanzitutto gli autori, capitanati dallo sceneggiatore Graeme Manson, cocreatore della serie insieme con il regista John Fawcett, sviluppano la storia avendo ben in mente la conclusione di tutte le avventure di Sarha, Kira e della sua strana famiglia decisamente allargata. I colpi di scena all'interno della serie, quindi, non sono scritti solo per mantenere desta l'attenzione tra una stagione e l'altra, ma risultano funzionali nell'economia della storia. Molti elementi appena citati nelle varie stagioni vengono quindi chiariti e diventano espliciti all'avvicinarsi della serie conclusiva, contribuendo alla costruzione di un arazzo completo, anche se non sempre esente da qualche piccolo buco narrativo, più che comprensibile in un progetto così complesso (e d'altra parte la serie ha avuto alcuni spin-off a fumetti editi dalla IDW).
Al tema principale, quello della clonazione umana, si affiancano altri temi di stretta attualità, come il brevetto sui geni, che nella serie porta alle estreme conseguenze che i cloni, in realtà, sarebbero proprietà della Dyad, la società che ha sviluppato la ricerca sulla clonazione umana; le modifiche genetiche nell'ottica di modificare il proprio corpo e di prolungare la vita umana, nella ricerca di una sorta di vita eterna; la ricerca dei supersoldati perfetti, fedeli e al tempo stesso efficienti; l'indottrinamento dei bambini; l'uso della scienza per fini personali. A questi si aggiungono poi i drammi personali di ciascuno dei protagonisti, come ad esempio la ricerca delle proprie origini, il rapporto genitori figli, i dubbi etici. Tutto questo contribuisce a rendere Orphan Black una serie interessante e non banale in grado al tempo stesso di appassionare, ma anche di lasciare spunti di riflessione grandi e piccoli.

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