sabato 2 ottobre 2021

Batman Death Metal: Dream Theater

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E così siamo arrivati al penultimo albo di Death Metal, il numero 6. La band edition, la cui cover è stata affidata a Santi Casas (il risultato finale non mi piace molto, anche se stampato rende meglio) è dedicata ai Dream Theater, della serie di sette decisamente la mia band preferita. Già citati quando scrissi degli Opeth in occasione della quarta uscita, sono forse i meno death di tutte le band presentate nelle variant, ma hanno il merito di aver di fatto inventato un genere, il progressive metal.
In effetti la storia è un po' diversa, dipende da come la si vede: certo con loro il genere è da considerarsi più che maturo per conquistarsi un posto solido all'interno della scena musicale metal. Non mi metto a citare le altre band che condividono con i Dream Theater la paternità del genere, ma andiamo subito al brano selezionato per quest'articolo, che però c'entra poco con il tema della storia di Scott Snyder e Greg Capullo, come vedremo a breve.
Octavarium
I Dream Theater sono una delle band più solide e stabili, con pochissimi cambi di formazione nel corso della loro storia. La band muove i suoi primi passi nel 1985 con il terzetto dei fondatori John Petrucci, John Myung e Mike Portnoy. A loro si unirono successivamente James LaBrie nel 1991 come voce della band in sostituzione di Charlie Dominici (che comunque aveva fatto in tempo a registrare il primo album della band, When Dream and Day Unite del 1989), e Kevin Moore nel 1986 poi sostituito nel 1999 da Jordan Rudess. Sostanzialmente questa è ancora la formazione attuale, a parte l'arrivo, alle batteria, di Mike Mangini nel 2010 in sostituzione dell'uscente Portnoy.
La vera anima della band è indubbiamente Petrucci, cui comunque forniva un gran contributo anche Portnoy. Forse è anche per questo che i rapporti tra il batterista e il resto del gruppo si sono interrotti in malo modo.
Ad ogni buon conto della vasta produzione dei Dream Theather oggi vado a pescare in quello che è il mio preferito, Octavarium, l'ottavo album in studio della band. Molte delle informazioni che vi racconterò nel seguito, però, non le ho ottenute di prima mano, questo perché di Octavarium posseggo una versione economica senza il libretto, per cui ho dovuto recuperare le informazioni in rete.
L'album, in particolare nel libretto, sembra contenere diversi riferimenti al 5 e all'8, il quinto e il sesto numero della serie di Fibonacci. Inoltre il nome del disco, Octavarium, è costituito da 5 sillabe e fa riferimento all'8: la cosa potrebbe essere spiegata anche senza ricorrere a Fibonacci (che in effetti è un accostamento un po' forzato), visto che la band era costituita da cinque membri e quello era il loro ottavo album. Senza dimenticare che all'epoca avevano anche rilasciato cinque live album.
Inoltre la copertina, realizzata da Hugh Syme, presenta un riferimento esplicito al pendolo di Newton. Ideato dal francese Edme Mariotte, venne così chiamato in onore di Isaac Newton. Aveva lo scopo di dimostrare il principio di conservazione della quantità di moto. Il dispositivo è generalmente costituito da una serie di cinque pendoli attaccati uno all'altro, con solo il primo e l'ultimo messi in oscillazione. Quando uno dei due pendoli all'estremità colpisce quello immediatamente successivo, si ferma e parte solo e soltanto il pendolo all'altra estremità (ovviamene in una situazione reale non è esattamente così). La copertina di Octavarium, però, presenta 8 pendoli, di cui sia il primo sia l'ultimo sono in movimento, e cinque uccelli che volano nel cielo dietro il pendolo di Newton.
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Nel resto del libretto ci sono altri riferimenti al 5 e all'8, come due tessere del domino a pagina 5 in corrispondenza di The answer lies within, o un ragno (8 zampe) a pagina 7 in corrispondenza di These walls intrappolato all'interno di un labirinto ottagonale costituito da cinque livelli intermedi tra la posizione centrale del ragno e il bordo esterno:
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Ci sono ancora altri riferimenti al 5 e all'8 nell'artwork sviluppato da Syme, ma forse gli elementi che suggeriscono un accostamento con la serie di Fibonacci sono presenti proprio nelle tracce. Ad esempio la quinta traccia, Panic attack dura 8 minuti e 13 secondi, con 13 che è il numero di Fibonacci successivo all'8 essendo la somma di 8 e 5.
Se poi consideriamo che la title track, Octavarium, è strutturata in cinque movimenti e che The root of evil è suddividibile in due parti, il totale non ufficiale delle tracce dell'album passa ancora una vola a 13.
Dopo questa lunga sfilza di 5, 8, e qualche 13, arriviamo finalmente alla canzone scelta per oggi, proprio la title track, per altro la più lunga dell'album, 24 minuti:
A un passo dalla fine
Spero siate riusciti ad arrivare fino a qui dopo questa edizione un po' mista (c'è qualcosa delle particelle musicali e qualcosa dei classici articoli che ho dedicato al crossover in questi mesi), ma dopo tutto questo parlare di numeri arriva finalmente il momento di "menare le mani"!
In realtà a menare le mani sono i supereroi, quelli del multiverso DC Comics, vivi e morti, criminali ma anche eroi, tutti contro l'armata oscura del Cavaliere-più-oscuro, che nel frattempo le sta dando di santa ragione a Perpetua. Il piano, dunque, è semplice: mentre gli eri sulla Terra sotto la guida di Superman e Batman hanno il compito di resistere, Wonder Woman, con un'armata di Lobo come scorta, cerca di raggiungere la forgia dei mondi nella speranza di costruire un dispositivo che permetta a tutti quanti di ricordare tutta la storia dell'universo DC Comics, ovvero tutte le Crisi dimenticate, quegli eventi che in qualche modo hanno riscritto l'universo DC Comics.
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L'idea di Snyder è, dunque, abbastanza esplicita: non già l'ennesimo evento di reboot, ma un'idea molto più semplice, in un certo senso confermata da James Tynion nella storia d'apertura del secondo Mixtape, in qualche modo figlia diretta di Grant Morrison, ovvero l'accettazione di essere delle storie che vengono riscritte nel tempo.
Ci sono anche i valori della resistenza, del combattere uniti contro una minaccia comune il tutto, però, coronato dal monologo del Cavaliere-più-oscuro nel momento della sua vittoria su Perpetua, cui può essere data una lettura religiosa, visto che il Cavaliere usa l'esplicito termine di divinità riferito a Perpetua e ai suoi simili, ma anche politica, che giustifica le sue azioni sul mondo proprio con l'idea di migliorare genericamente la società. Trovo in questo senso interessante mettervi qui sotto la traduzione del monologo di Stefano Visinoni in modo da permettere a tutti di farsi un'opinione:
Gli dei come voi vedono l'umanità, vedono i nostri più bassi istinti... e cercano di slvarci.
Ma l'errore che tutti voi commettete è pensare che vogliamo essere salvati. Che vogliamo essere liberati.
Il grande segreto... la verità è che in fondo siete voi divinità a voler essere salvati da noi.
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Il monologo è, per certi versi, condivisibile, e per questo rappresenta in maniera perfetta la natura ambigua del personaggio, che da un lato si ribella al controllo di Perpetua e dei suoi simili, ma dall'altro è mosso soprattutto da una pura forza distruttrice. A contrastarla, però, ci penseranno gli eroi. Anzi: Wonder Woman!
Ma questa, come si suol dire, è un'altra storia, che racconterò prossimamente (devo prima leggere il settimo albo della serie!).

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