domenica 31 ottobre 2021

Topolino #3440: Terrore nella nebbia

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La stroia d'apertura, dedicata ad Halloween, vede Topolino e Minni coprotagonisti di un'avventura da brividi come ce ne sono poche su Topolino. Qualcosa nella nebbia di Pietro Zemelo per i disegni di Davide Cesarello, inizia con una pioggia di meteoriti che si abbatte su un campo di zucche. Poi il padrone scopre la devastazione e da la colpa a due giovinastri che gli fanno uno scherzo e, subito dopo, uno dei ragazzi scompare tra i cespugli, trascinato da qualcosa che non riusciamo a vedere, proprio come in un classico film dell'orrore.
Dopo questo prologo, vediamo Topolino e Minni che, a bordo dell'auto, si perdono in mezzo alla nebbia, per poi fermarsi a Boscozucca, paesotto amante delle zucche, in particolare quelle di Halloween, dove sono costretti a fermarsi in attesa che la nebbia si alzi per permettere loro di proseguire in sicurezza. Ed è qui che i due si imbattono nell'ennesimo mistero, cui Topolino non può fare a meno di sottrarsi.
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Zemelo realizza una storia da brividi, riuscendo a sostituire i mostri sanguinari con le zucche giganti presenti nella copertina di Corrado Mastantuono, non certo meno pericolose oltre che ottimamente disegnate da Cesarello, che continua a dimostrarsi molto più efficace con i topi rispetto ai paperi. Buona parte della storia, poi, ruota intorno a Minni, già coprotagonista sin dal titolo completo, che, con testardaggine e coraggio, riesce a risolvere la situazione. Inoltre, come ogni buona storia horror, anche in questo caso abbiamo un uomo che si lascia coinvolgere come complice dell'orrore per i suoi piccoli e un po' avidi obiettivi, rendendo Qualcosa nella nebbia una variazione disneyana de Il colore venuto dallo spazio di Howard Phillips Lovecraft.
Si conclude, poi, La ballata di John D. Rockerduck di Marco Nucci e Giorgio Cavazzano. Ho ben poco da aggiungere rispetto a quanto scritto settimana scorsa. Il recupero di Rockerduck e il coinvolgimento di Paperone nello stesso risultano elementi decisamente scontati, per quanto non sempre usati dagli autori. La storia, rispetto a quelle precedenti, usa però anche elementi provenienti dalla Saga di Don Rosa, fornendo così un elemento di stimlo per il lettore adulto. Inoltre il finale, per quanto scontato, risulta però il modo migliore per approfondire il rapporto di Paperone con Howard Rockerduck, senza dimenticare che il cuore della storia sta soprattutto nelle pagine che a quel finale portano.
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Dei disegni di Cavazzano, invece, l'unica cosa che non ho apprezzato è stata la sua reinterpretazione di Howard Rockerduck e della moglie. Partiamo dalla madre di Rockerduck: l'interpretazione che ne fornisce Cavazzano perde la verve da vamp che caratterizzava la storia donrosiana per diventare una persona più modesta, quasi dimessa, graficamente molto simile alla zia Genoveffa, personaggio che aveva esordito nel 1974 su Le olimpiadi G.M. di Dick Kinney e Al Hubbard come zia Paperotta. Il personaggio, peraltro, era stato disegnato anche da Cavazzano ne I capricci della Numero Uno sull'Almanacco Topolino #228 del 1975. Il padre di Rockerduck, invece, rappresentato ancora più dimesso e vecchio se consideriamo l'età del giovane John nei flashback, viene altrettanto profondamente rivisto, assomigliando molto di più a Paperone grazie all'aggiunta delle basette rispetto all'Howard donrosiano dotato di barba. Forse la scelta è stata dettata per distinguerlo da Tagliamazzo, l'avo che ha ispirato Rockerduck nel corso della storia, ma non dimentichiamo che Howard possiede anche un caschetto biondo in testa.
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Il numero, infine, contiene una ristampa proveniente direttamente da Topolino #2144 del gennaio 1997. La scelta è dovuta per celebrare Gigi Proietti a un anno dalla sua scomparsa. Le papere del Campidoglio, scritta da Alessandro Sisti e disegnata anch'essa da Cavazzano, si basava su un soggetto proprio di Proietti e forniva una reinterpretazione della leggenda delle oche del Campidoglio.
Gli autori, rispetto all'ambientazione storica, spostano temporalmente l'episodio al periodo dell'impero (in questo caso l'imperatore è interpretato da Paperone) e affrontano la materia storico-leggendaria con il piglio asterixiano, usando la parodia per raccontare sì la storia, ma soprattutto per prendere in giro i tempi moderni.
In questo senso l'elemento meno parodistico e per certi versi quasi preveggente è la scena in cui Paperone cerca di risvegliare lo spirito di patria dei suoi centurioni per convincerli a controllare il Campidoglio durante le aperture notturne per i turisti senza chiedere lo straordinario. Il richiamo alla patria, però, non cade inascoltato e sarà, invece, Paperina che, non avendo alcunché da fare o alcuna preoccupazione riguardo allo stipendio, si permette non solo di fare la morale alle giuste richieste dei centurioni capeggiati da Paperino, ma anche di offrire il lavoro suo e delle sue amiche a titolo puramente gratuito.
La storia, divertente e, come detto, asterixiana, si chiude con la citazione all'episodio che da il titolo, opportunamente modificato, alla storia di Proietti, la cui ristampa è indubbiamente il modo migliore per ricordare e celebrare l'arte di uno dei migliori attori italiani degli ultimi decenni.

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