lunedì 6 dicembre 2021

Topolino #3445: Streghe che vanno, streghe che vengono

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La strega che va è Nocciola, non presente nel nuovo capitolo del Ciclo Paperingio, scritto da Carlo Panaro e disegnato da Marco Palazzi, mentre quella che viene è, in realtà, una presenza costante del cast disneyano, mostrata in una storia che, in gergo supereroisitco, sarebbe definita le sue origini segrete. Sto parlando di Amelia, protagonista de Le origini di una fattucchiera, storia di Maya Åstrup per i disegni di Giorgio Cavazzano.
Il soggetto dell'autrice scandinava, pur non riprendendo i personaggi introdotti da Francesco Artibani, Lello Arena e proprio Cavazzano nel lontano 1995 sulle pagine di Topolino #2043, aggiunge nuovi legami parentali per Amelia. E queste aggiunte sono, per certi versi, rivoluzionarie. All'inizio incontriamo la strega bambina in un contensto disneyanamente classico: abita con gli zii. A differenza degli altri personaggi disneyani, però, gli autori ci mostrano i genitori di Amelia, spiegandoci anche perché non sono loro a crescerla. Il problema è il retaggio lasciato in eredità alla figlia, quel Tocco di Mida che, ci raccontano gli autori, diventa la sua ossessione per tutta la vita, rappresentata fisicamente dall'ottenimento della Numero Uno di Paperone. E la storia, poi, si conclude lì dove iniziò tutto quanto!
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Il ritorno dei paperingi
Quello che viene comunemente chiamato Ciclo paperingio non è mai stato ratificato in questo modo nemmeno dai suoi autori. Costituito da quattro storie, Paperino il paladino, Paperin Furioso, Il tesoro di Papero Magno e Paperino e Paperotta, in realtà presenta una molteplice varietà di ispirazioni non tutte riconducibili a Carlo Magno, sebbene il comune denominatore delle store era abbastanza evidente: parodiare l'epoca della cavalleria.
La prima storia del ciclo (peraltro identificato in questo modo da Luca Boschi) è realizzata dal duo Carlo Chendi-Luciano Bottaro, mentre il resto delle storie sono frutto del solo Bottaro, che può così dare più libero sfogo alla sua vena surreale, che toccherà la punta, almeno relativamente al ciclo paperingio, con l'ultima storia, realizzata insieme con Alberto Autelitano. I personaggi del ciclo vengono ora ripresi da Carlo Panaro ne Il sigillo di Papero Magno, storia in due parti disegnata da Marco Palazzi, disegnatore gradevole e dal tratto rotondo, ma che non è sicuramente Bottaro. D'altra parte Panaro sviluppa in maniera classica un soggetto anch'esso abbastanza classico, senza le invenzioni umoristiche di Chendi o di Bottaro e senza gli spunti fantasy e fantastici che erano spesso veicolati tramite la strega Nocciola, esclusa dal cast di questo nuovo capitolo.
Pur se la storia risula alla fine gradevole alla lettura e alla vista, non è paragonabile con le storie originali, che per fortuna verranno raccolte in un unico volume dalla Panini.
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Ultima storia di cui mi resta scrivere le classiche due righe è Con gli occhi del nemico, nuovo episodio di Topolino: Le origini realizzato da Danilo Deninotti e Ottavio Panaro. La storia mette insieme i fili disseminati negli episodi precedenti mostrando chi si nasconde dietro molti dei "casi" in cui il giovane Topolino si è imbattuto nel corso dei mesi. Il soggetto, che riprende soggetti analoghi di storie classiche di Floyd Gottfredson e Romano Scarpa, si conclude con un cliffangher che lascia il lettore in sospeso fino all'episodio successivo, che però non nè previsto per la prossima settimana: scelta disutibile e forse poco efficace, viste le difficoltà iniziali della serie e quanto faticosamente si è cercato di recuperare in qualità e in sostanza.

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