venerdì 14 gennaio 2022

Gli occhi del tempo

20220114-final-experiment-cover
Il primo, o quanto meno uno dei primi concept album è Dust Bowl Ballads del 1940 del cantante folk Woody Guthrie. L'idea di realizzare un album che sviluppasse un concetto unico attraverso i vari pezzi venne sfruttata da artisti di vario genere fino a che non divenne una pratica piuttosto diffusa nel rock, in particolare il progressive. Dopo un declino iniziato negli anni Ottanta del XX secolo, i concept album ritornarono tra le proposte musicali con l'inizio del III millennio. A usarli furono in particolare i gruppi metal, in particolare progressive metal e symphonic metal.
A fare dei concept album un vero e proprio marchio di fabbrica, però, c'ha pensato Arjen Anthony Lucassen con gli Ayreon, e anche in tempi non sospetti: era, infatti, il 27 ottobre del 1995 quando venne rilasciata la prima versione di The final experiment, primo album della super band di Lucassen.
The final experiment, che possiamo indubbiamente classificare come progressive metal e power metal, presenta anche alcuni elementi symphonic, ma soprattutto da il via a una storia che da allora continua da quasi 30 anni. Con gli Ayreon Lucassen ha infatti portato nella musica lo stesso concetto dietro le serie di romanzi, in particolare fantasy e fantascienza: lo sviluppo di storie collegate all'interno di un universo condiviso. In definitiva con The final experiment e tutta la discografia successiva degli Ayreon i concept album sono arrivati a un livello superiore.
Torniamo a The final experiment. E' strutturato sostanzialmente come una vera e propria opera rock: abbiamo un prologo e quattro atti che introducono alle premesse, introducono all'ambientazione e quindi sviluppano la storia e i personaggi. Ogni artista coinvolto, poi, non ha un ruolo legato allo strumento che utilizza (in questo caso anche la voce è, in fondo, uno strumento), ma anche un personaggio da interpretare. Il Prologue ci trasporta subito in un romanzo metal che mescola i due generi di cui scrivevo poco sopra: la fantascienza e il fantasy. La storia, infatti, parte in un (più o meno) lontano futuro, il 2084, quando l'umanità è prossima all'estinzione. Gli scienziati hanno, però ideato una macchina in grado di trasmettere telepaticamente un messaggio indietro nel tempo, in modo tale da avvisare l'umanità degli errori che commetterà nel futuro, sperando così di evitare l'inevitabile conclusione del nostro percorso sulla Terra. Il primo a ricevere questo messaggio è un menestrello britannico del VI secolo, Ayreon.
It shall Ayreon's quest to sing of these visions and thus warn the world
of its impeding downfall in order to change its future into a long and prosperous one.
Nel resto della storia fanno una capatina anche Avalon e Merlino, con quest'ultimo che, non credendo nella storia di Ayreon e invidiandone il successo, lancia una maledizione sul menestrello. Quando però il mago si rende conto dell'errore, dalle sue labra viene formulata una profezia:
I see one day
his story will be told
at the end of the 20th century
I see one day
the truth will unfold
and the quest has now begun
oh Ayreon!
L'album, comunque, introduce alcuni temi che Lucassen avrebbe sviluppato nel seguito della serie. La fine del genere umano e più in generale di una specie intelligente, la propensione del genere umano a farsi la guerra
echoes of a thousand screams
smoke, blood and fire
a deserted battlefield
millions of men will die
at one man's desire
and the docile mass will yield
l'invasività della tecnologia, in particolare quella informatica, nella vita degli esseri umani
I see shadows of giant machines
cast upon the land
I see a world where kings nor queens
but chips are in command
Quest'ultimo tema sarebbe poi ritornato in altri concept album successivi, come Into the electric castle o 01011001. E sempre in quest'ultimo ritorna il concetto della comunicazione temporale telepatica, un'idea che, riformulata in termini più tecnologici, ritroviamo in Frequency, film del 2000 di Gregory Hoblit e scritto da Toby Emmerich.
In entrambi i casi il concetto ruota intorno al paradosso della conoscenza, in cui un'informazione proveniente dal futuro ha il potere di modificare il futuro stesso influenzando le scelte di chi vive nel passato.
La finisco qui lasciandovi con Eyes of time, che tutto l'album nella sua versione estesa del 2005 arricchita da versioni semi-acustiche di alcun dei pezzi, dura un'ora e 48 minuti:

Nessun commento:

Posta un commento