domenica 19 giugno 2022

Topolino #3473: Sulle dita di una mano

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Le storie di Roberto Gagnor, limitandosi a quelle uscite su Topolino, che a conti fatti non ho gradito si possono raccogliere sulle dita di una sola mano. E tra queste, come mi aspettavo, c'è anche la Paperiliade. E questo perché è in qualche modo figlia della Topodissea, che per quanto gradevole fosse come parodia, personalmente non mi aveva convinto completamente.
I problemi principali sono i modernismi, usati anche in questa occasione in maniera un po' eccessiva, e un eccessivo umorismo che toglie qualunque senso di epicità alla storia, rendendo di fatto vano il lavoro di Paolo Mottura alla copertina che trasmette al lettore qualcosa che non troverà nella storia. Ci sono, però, alcuni elementi che invece mi fa piacere rilevare in positivo. Innanzitutto Paperino, che interpreta Achille, in questo caso il Paperide Paperachille, l'eroe dei paperachei, valorosissimo guerriero, cosa che ovviamente fa piacere. Ovviamente Gagnor sfrutta le caratteristiche di Paperino, in particolare il suo caratteraccio. E dall'altro lato, quello di troia, ecco Topolino interpretare Ettore, o meglio Topoettore (personalmente avrei optato per Topettore), che oltre al valore di combattente sul campo, si mostra come uno dei pochi intenzionato a trattare per porre fine a una guerra di lungo corso.
Proprio la guerra risulta l'elemento più difficile da affrontare da parte degli autori, ma Gagnor, ottimamente supportato da Alessandro Perina, che si mostra con un tratto particolarmente plastico e agile per l'occasione, mostra al lettore delle ammucchiate abbastanza innocue in cui i due eserciti semplicemente se le danno di santa ragione. E proprio nel corso della lunga battaglia che prende quasi tutta la seconda parte del primo libro abbiamo uno dei momenti più belli di tutta la storia con il monologo di Topoettore contro la guerra.
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Per cui, nonostante l'esito abbastanza atteso del risultato finale, alla fine la bilancia tra ciò che non mi è piaciuto e ciò che mi ha convinto è quasi alla pari, con una leggera pendenza su ciò che non mi ha convinto. Non credo che il secondo libro cambierà completamente l'esito, nel senso che non credo di valutare la Paperiliade come una delle migliori storie dell'anno, ma sono moderatamente ottimista sul migliorare il giudizio complessivo, visto che è molto probabile che la parodia si concluderà così come l'opera originale, con la caduta di Troia. Che d'altra parte ci viene mostrata già nella prima pagina della storia.
Si conclude, poi, Gastone lo sfortunato con il più che ovvio ritorno allo status quo di partenza. C'è da dire, però, che se dal punto di vista della sceneggiatura Emiliano e Matteo Mammucari hanno, anche in questo secondo episodio, mostrato un'ottima conoscenza dei personaggi disneyani e delle loro dinamiche, dall'altro lato abbiamo uno Stefano Zanchi spettacolare, in particolare nella rappresentazione di una Amelia al tempo stesso affascinante e inquietante come in poche altre occasioni. Vorrei poi aggiungere, un po' di passaggio, come in alcuni punti e soprattutto nei personaggi secondari, si nota una qual certa influenza dall'animazione disneyana degli anni Settanta, in particolare sto pensando al Robin Hood del 1973.
Interessante, poi, come i due sceneggiatori riescano a recuperare un rapporto e un'interazione tra i due cugini che in qualche modo ricorda il rapporto che era riuscito a costruire Bruno Sarda in una manciata di storie sul finire degli anni Novanta.
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Il sommario si completa con due storie abbastanza divertenti come La casetta nel bosco, una specie di parodia delle classiche storie horror incentrate intorno a case maledette sperdute nei boschi. In questo caso il citazionismo cinematografico è reso esplicito visto che uno dei protagonisti è un esperto di effetti speciali per il cinema. A farla da padrone nella storia è, però, il buon Pippo, personaggio che come sempre Rudy Salvagnini tratteggia in maniera molto efficace. Ad affiancarlo troviamo Andrea Malgeri, che dopo Il ritorno dell'uomo falena fornisce un'altra ottima prova con un'ambientazione naturalistica.
Rockerduck e la bombetta prediletta è, poi, una gag story di Davide Fortuna anch'essa divertente in cui vediamo Rockerduck affrontare gli abitanti del Cocuzzolo del Misantropo. A impreziosire la storia, comunque, troviamo i divertenti e dinamici disegni di Valerio Held che danno decisamente quel qualcosa in più alla storia.
Il numero si chiude con le sei paginette del riassuntone di Foglie rosse, una storia sperimentale di Claudio Sciarrone molto efficace soprattutto per rinfrescare la memoria a chi non ricorda molto di quanto accaduto nella prima stagione e in quella che potremmo considerare come il Foglie rosse 1.5 dell'anno scorso. In teoria con Un lungo inverno dovremmo essere alla conclusione del progetto Foglie rosse, per cui l'hipe per il prossimo numero è decisamente alle stelle!

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