domenica 28 agosto 2022

Topolino #3483: In rotta di collisione

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Le due storie di apertura dell'albo, entrambe scritte da Francesco Vacca, possono tranquillamente essere lette come un'unica storia vista sotto due punti di vista. Infatti sia nell'episodio conclusivo de Il bislacco coacervo faunistico disegnato da Simona Capovilla sia nel secondo episodio di Minaccia dallo spazio disegnato da Casty, i protagonisti sono alle prese con gli effetti dell'avvicinamento del pianeta ramingo alla Terra.
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Già nelle operazioni di cancellazione delle creature, reali e strane, generate dall'olofaunoproiettore di Newton, le Giovani Marmotte si sono confrontate con tormente di aria generate dalla presenza dell'anomalia gravitazionale dovuta al pianeta in avvicinamento, qualcosa di già visto ad esempio nel Valhalla cosmico di Carl Barks. Vediamo, poi, scene analoghe nelle pagine cittadine di Minaccia dallo spazio. In quest'ultimo caso, però, Vacca spinge molto di più sull'effetto panico da un lato e su quello apocalittico dall'altro, cosa peraltro abbastanza corretta: se un oggetto delle dimensioni di un pianeta si dovesse trovare a passare accanto alla Terra, una situazione nella quale già la nostra atmosfera inizia a risentire della sua presenza gravitazionale sarebbe, molto probabilmente, irrecuperabile, con la collisione abbastanza certa. Certo avrei bisogno di effettuare qualche conto per averne maggior certezza.
Altro elemento interessante è il modo con cui la televisione cerca di comuncare l'evento: passando, cioé, il messaggio più tranquillizzante possibile. Piaccia o meno, quindi, Pico viene silenziato nel momento in cui afferma che l'esito più probabile dell'incontro con il pianeta ramingo è un cambiamento nell'orbita della Terra, destinata ad allontanarsi irreversibilmente dal Sole.
Pico mostra la tranquillità della scienza, dovuta anche da una constatazione cui sono giunti alcuni planetologi: un pianeta con l'attività geologica della Terra sarebbe perfettamente in grado di sostenere la vita anche in assenza di una stella intorno cui orbitare. E' evidente che dovrebbe cambiare lo stile di vita dei suoi abitanti, ma sarebbe già una gran bella possibilità.
Piccolo appunto sulle battute di Zapotec e Marlin: a mio modo di vedere andrebbero invertite. Quella detta dall'archeologo è infatti una battuta che si adatta di più a un fisico come Marlin. Ci si potrebbe, allora, chiedere come mai Marlin non sia giunto alle stesse conclusioni di Pico: Marlin, nonostante abbia costruito la macchina del tempo, è soprattutto un fisico specializzato in meccanica quantistica e relatività e non un astronomo. Senza dimenticare che sarebbero necessari i dati in possesso degli astronomi per giungere alla stessa conclusione di Pico.
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Intanto nella Dimensione Delta Amelia e le altre streghe vulcaniche hanno creato e stanno sostenendo fino allo stremo una cronobolla in grado di modificare il tempo soggettivo di Archimede ed Enigm, che si trovano così nella condizione di osservare tutto ciò che si trova all'esterno della bolla come fermo o quasi. Una cosa di questo genere in tempi decisamente brevi sarebbe ovviamente possibile solo con la magia, visto che dal punto di vista scientifico per ottenere un effetto simile sarebbe necessario modificare la curvatura spaziotemporale della Dimensione Delta. Nello specifico bisognerebbe portare tutto ciò che non è Archimede ed Enigm sull'orizzonte degli eventi di un buco nero, ovvero quasi tutta la Dimensione Delta. E per fare ciò sarebbe necessario un dispositivo simile a un motore a curvatura, se non addirittura più grande!
Ultima osservazione sulla storia sta nella reazione differente di Paperina e Minni ai racconti forniti da Paperino e Topolino nei momenti passati a casa. Le difficoltà dei due eroi in questa saga, ad ogni modo, li rendono decisamente un po' più "umani" e, al di là del genere apocalittico che ha indubbiamente un'ottima presa sul lettore, fin qui l'operazione congegnata da Vacca ha avuto un passo in più sia per la sapiente gestione del ritmo con cui ha sviluppato la vicenda a partire dai prologhi, sia per la capacità di raccontare i dubbi e le incertezze dei personaggi. E non credo che ciò che ancora ci resta da leggere della saga possa modificare più di tanto questo giudizio.
Il video dedicato alla storia e caricato su Peertube è leggermente in ritardo. Lo andrò ad aggiungere appena pronto (spero prima di mezzanotte) giusto qui sotto.
Ora passiamo alla storia che chiude l'albo, primo capitolo in due tempi (o come si "dice" oggi "episodi") di una nuova serie dedicata al passato di Cornelius Coot. Si inizia con L'esilio dei Van Coot, storia nata da un'idea di Alex Bertani e portata a conclusione da Alessandro Sisti con la collaborazione di un sontuoso Ivan Bigarella. Quest'ultimo, oltre ad aver impostato il colore si è esibito con un tratto elegante e dettagliato e in alcune vignette ha mostrato soluzioni di composizione e un gusto estetico che richiama Paolo Mottura, pur non avendo un tratto a esso ispirato.
La storia, nel complesso un po' telefonata, racconta dell'esilio della famiglia Van Coot negli Stati Uniti sul finire del XVIII secolo, inizi del XIX. Questi ultimi, impossibilitati a tornare in Europa, in particolare in un paese non meglio specificato, probabilmente l'Olanda. La collocazione geografica è supportata dall'anno griffato su un calendario, il 1804, e dall'affermazione di uno dei personaggi di un cambio di nome della nazione d'origine dei Van Coot. E in effetti la Contea d'Olanda era scomparsa nel 1795 rimpiazzata dalla Repubblica Batava, fino a che nel 1806 non venne istituito da Napoleone un Regno d'Olanda.
Ad ogni modo, al di là del suo essere per molti versi scontata, la storia è comunque narrata con un buon ritmo e riesce a tenere il lettore incollato alle pagine. Inoltre ha l'indubbio pregio di riportare su Topolino le atmosfere di C'era una volta l'America... Da non trascurare, infine, il dettaglio della presenza negli Stati Uniti della famiglia d'origine di Rockerduck, di chiare ascendenze francesi.
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