venerdì 18 novembre 2022

Un apocalittico progetto alchemico

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Dopo nemmeno una settimana dall'uscita, datata 11 novembre, sono qui per "parlarvi" dell'ultimo progetto degli Epica, la band olandese di symphonic death metal di cui ho già scritto in altre occasioni. L'ultima uscita della band è un EP The alchemy project. Che poi, per lunghezza, quello che per gli Epica è un EP per un'altra band è un vero e proprio CD, ma questi sono dettagli.
L'album presenta tre caratteristiche principali: innanzitutto in tutti i pezzi gli Epica propongono delle collaborazioni con altri artisti, incluso Tommy Karevik, l'attuale voce dei Kamelot, cosa che sancisce ancora una volta la vicinanza tra i due gruppi; c'è poi un evidente interesse di sperimentazione musicale, visto che si trovano anche tracce di blues o di rock propriamente detto; e infine è un quasi concept album, visto che in praticamente tutti i testi c'è un riferimento alle guerre e alla fine della razza umana. Emblematici dell'atmosfera dell'EP, ad ogni modo, sono The final lullaby, nata dalla collaborazione con gli Shining, e Wake the World, che oltre alla presenza di Kaverik vede anche Phil Lanzon degli Uriah Heep.
Prendiamo per esempio i primi versi di The final lullaby:
Mirror, mirror on the wall
Who will be the one to destroy us all?
I protagonisti della canzone si rivolgono, quindi, allo specchio magico per capire chi li distruggerà. La risposta non tarda ad arrivare:
It's written in the stars that it's you and me
che, identificando gli interpreti con il genere umano, è un esplicito riferimento all'autodistruzione. E la cosa è ancor più inequivocabile quando, più avanti, si trovano riferimenti alle armi e all'inquinamento, in particolare quello dell'aria:
Guns are going off, can't hear a sound
Toxic in the air, I can hear you pray
Il mondo, quindi, è ormai prossimo alla sua fine (The world goes to sleep, the final lullaby) e il buio scende su tutto:
As the darkness comes down
The world ends and everything diеs
Questo è un riferimento che può essere interpretato sia in senso metaforico, come il buio della fine contrapposto alla luce dell'inizio, ma anche in senso letterario, questo perché i nostri cieli notturni sono destinati a diventare sempre più bui, da un lato per via dell'allontanamento della Luna dalla Terra e dall'altro per l'espansione dell'universo, che renderà sempre più vuoto di stelle il nostro cielo.
Una tenue speranza alla fine viene, però, riposta nella musica, come intuibile dal testo di Wake the World, pezzo che sembra uscito, musicalmente parlando, da un CD di Arjen Anthony Lucassen.
Non mi resta che dare un parere conclusivo al "progetto alchemico" degli Enigma: ho già visto che si trovano recensioni abbastanza contrastanti, che si dividono tra chi da un giudizio appena sufficiente e altre entusiastiche. Personalmente sono rimasto decisamente entusiasta, anche se non al livello massimo: in fondo non siamo sicuramente ai livelli di Omega, giusto per citarne uno, ma la varietà musicale presente nell'EP lo rende comunque gradevole e divertente all'ascolto, per non tacere della gamma di emozioni che riesce a trasmettere. Per cui direi che The alchemy project è promosso prima di tutto per il comparto musicale, poi per i testi, che riescono a catturare l'atmosfera di grande incertezza di questo periodo. Lascia un po' perplessi l'artwork, che potrebbe essere inteso come una visione un po' perplessa della scienza, sebbene, visti i contenuti, è anche in linea con i pezzi proposti: in fondo l'EP presenta un'alchimia di suoni e collaborazioni, ma anche racconta come gli esseri umani siano un po' come degli alchimisti senza troppo rispetto per il mondo.

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