Gli yokai sono dei piccoli demonietti del folklore giapponese piuttosto ambigui, a volte semplicemente dispettosi, altre pericolosi e terribili. La versione che ne da Hideshi Hino attraverso Oninbo e la serie di storie a lui dedicate, pubblicate originariamente su riviste per ragazze nella seconda metà degli anni Ottanta del XX secolo, è essenzialmente quella di un personaggio dispettoso e un po' capriccioso mosso da un unico obiettivo: cibarsi degli insetti infernali.
Questi sono degli esseri viscidi che si impossessano dell'animo umano non appena la persona posseduta ha in se, in maniera inconscia, un qualche rimorso dovuto spesso a un ricordo traumatico, spesso rimosso. Oninbo, quindi, gira per la città fiutando le sue prede per poi mettersi alle calcagna degli esseri umani posseduti, aspettando che l'insetto infernale sia pronto per essere divorato. La cosa, però, come si vedrà attraverso i due volumi in cui si svilupopano le sue avventure, non sarà sempre così semplice. Nel corso della storia Hino affiancherà a Oninbo altri yokai intrecciando rapporti di amicizia o conflitto, che in un caso sfociano persino nell'odio. E' interessante, comunque, come Hino riesca sin da subito a caratterizzare la natura di Oninbo con la scena iniziale, sintetizzando tra l'altro un aspetto molto interessante: quanto l'orrore sia poco spaventoso e molto divertente per i giovanissimi, guadagnando delle tinte oscure con l'età. E d'altra parte l'interesse del mangaka è proprio quello di raccontare l'animo umano, i suoi lati oscuri, le sue devianze di cui gli insetti infernali di cui Oninbo è tanto ghiotto sono solo un aspetto estetico.
Nel complesso i due volumi oscillano tra le atmosfere oscure dell'horror classico, il racconto flokloristico giapponese e la divertente commedia animata, che fa da contr'altrare all'approfondimento psicologico dei personaggi umani.
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