venerdì 19 luglio 2024

Paralipomeni di Alice: Excelsior

Exclesior è noto, nel mondo dei lettori di fumetti di supereroi, come il motto di Stan Lee. La parola, però, non fa parte della lingua inglese, anche se è entrata in uso come sinonimo del migliore dei migliori, ma è latino, e ha come significato più alto, o anche sempre più in alto. E poi c'è una poesia del 1841 di Henry Wadsworth Longfellow, che a sua volta ha ispirato il nome di uno dei più famosi problemi scacchistici della storia, ideato da uno dei più grandi ideatori di rompicapi matematici (almeno secondo Martin Gardner): Sam Loyd.
Mio! Tutto mio!
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Loyd, come scritto all'inizio, è famoso soprattutto per essere un esperto di matematica ricreativa, con diversi rompicapi che vennero successivamente raccolti in volume dal figlio di Sam. Nel corso della sua carriera collaborò anche con diversi matematici, su tutti Henry Dudeney, solo che il loro rapporto andò deteriorandosi a causa di un piccolo difetto del suo carattere: tendeva ad assegnarsi la paternità di tutti i rompicapi, inclusi quelli realizzati in collaborazione con Dudeney. Così quest'ultimo alla fine decise di rompere qualsiasi rapporto.
Il latrocinio più famoso di Loyd, però, è quello relativo al suo rompicapo più famoso, che, come avrete intuito, non era suo! Il gioco del 15, infatti, venne ideato da Noyes Chapman, che nel marzo del 1880 depositò un brevetto proprio sul 15. Cosa che, ovviamente, non fermò Loyd e, anzi, fino a non molti anni fa spesso si trovava scritto in giro che tale rompicapo era stato ideato proprio dallo scacchista statunitense.
Veniamo, però, a excelsior.
Metti un matto a cena
All'epoca Loyd, che fu anche uno scacchista di buon livello, uno dei più forti del suo tempo (al suo massimo arrivò al 15.mo posto nella classifica mondiale), aveva 17 anni e ideò il problema come scommessa con l'amico Denis Julien. Questi era convinto di essere in grado di trovare sempre il pezzo che avrebbe dato lo scacco principale in un problema. A quel punto Loyd gli propose, a cena, questa posizione in cui il bianco muove e da matto in cinque mosse:
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Julien identificò subito il pezzo che sicuramente non avrebbe dato matto, il pedone in b2.
Il problema venne successivamente pubblicato qualche anno più tardi, nel 1861, sulla rivista London Era, e la sua soluzione, esaminata con un motore scacchistico di oggi, è una delle tante possibili variazioni che permettono di arrivare al matto in 5 mosse. In effetti, se ragioniamo in termini di motore, la soluzione di Loyd non è quella principale, ma forse la meno probabile se pensiamo al pezzo che alla fine da lo scacco. Inoltre, di fatto, le due varizioni o migliorie che possiamo trovare con Stockfish sono tutte dovute a mosse del nero leggermente migliori rispetto a quelle presenti nella soluzione originale, ma che comunque non evitano né ritardano lo scasso in cinque mosse.

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