sabato 20 luglio 2024

E alla fine nulla ha più importanza

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I Linkin Park mossero i loro primi passi nel 1996 quando i tre compagni di scuola, Mike Shinoda, Rob Bourdon e Brad Delson reclutarono Joe Hahn, Dave Farrell e Mark Wakefield per entrare nella loro band, gli Xero. Il loro primo demo uscì nel 1997. In quello stesso anno aprirono un concerto dei System of a Down nel locale Whisky a Go Go.
La band, però, non decollava, così Wakefield abbandonò il progetto per prendere altre strade. E come spesso succede per le grandi band, questo fu un punto di svolta fondamentale: nel 1999, infatti, su consiglio di Jeff Blue, la band assunse nei suoi ranghi Chester Bennigton. Dopo un primo cambio di nome in Hybrid Theory, la band grazie a una perfetta alchimia tra Shinoda e Bennigton, intraprese una nuova strada al metal, una fusione tra l'hip-hop e il rock che risultò nel corso degli anni successivi un mix di successo. Solo che ebbe bisongo di un po' di tempo affinché la Warner si convincesse del successo della formula.
Il loro primo disco ufficiale, uscito dopo il definitivo cambio di nome in Linkin Park, venne rilasciato alla fine il 25 ottobre del 2000: era giunto tra noi Hybrid Theory.
Ibridi musicali
Il successo del disco sancì alla fine il successo dello stile ibrido dei linkin Park. Persino la scrittura dei pezzi sancì questa specie di passaggio, poiché alcuni erano in parte eredità del periodo in cui Wakefield faceva parte della band, come per esempio Runaway. Altri singoli notevoli di quel primo album d'esordio erano indubbiamente Points of Authority e Crawling, e, ovviamente, il pezzo che li rivelò al mondo: In the End.
Leggendo il testo, il tema della canzone emerge abbastanza evidente: la reazione di qualcuno alla conclusione di una storia d'amore. Eppure il video musicale con cui la band si presentò sulla scena musicale racconta una storia completamente diversa.
Canto per la Terra
Come lo stesso Shinoda ha affermato, il video di In the End era ispirato a La principessa Mononole, film del 1997 di Hayao Miyazaki giunto in Italia nel 2000. Uno dei temi portanti della pellicola di animazione, molto a cuore dello stesso Miyazaki, era quello dello sfruttamento delle risorse naturali del pianeta da parte dell'umanità. Per cui risultava quasi straniante assistere a un video di stampo ecologista con una canzone che sembrava avere un tema differente.
Il video, infatti, diretto da Nathan Cox e dallo stesso Hahn, è ambientato su un pianeta "assetato", reso brullo dalla siccità, con le piante che non riescono a crescere abbastanza prima di seccarsi. Solo una pioggia notturna riporta alla vita l'ambiente intorno alla gigantesca statua al centro del terreno secco. Se interpretiamo la statua come il segno della presenza in epoche passate di esseri intelligenti, allora il testo di In the End può essere interpretato in maniera leggermente differente cambiando il punto di vista: a narrare la storia è il pianeta stesso che, in qualche modo, racconta della sua storia d'amore com la razza intelligente che ne ha calcato la superficie.
Innanzitutto che il concetto del tempo che scorre, verso la fine, con un gruppo di versi che evidentemente sono ispirati a Edgar Allan Poe:
Time is a valuable thing
Watch it fly by as the pendulum swings
Watch it count down to the end of the day
E più sotto ci sono un paio di versi che possono essere letti come la resistenza del pianeta allo sfruttamento delle sue risorse e a come queste si sono esaurite e, alla fine, il genere "umano" si è comunque estinto:
Tryin' to hold on, did-didn't even know
I wasted it all just to watch you go
In quest'ottica diventano chiari, appunto, i riferimenti al terreno spaccato dal sole e della statua vestigia di questa ormai estinta "umanità" presenti in questi versi e rappresentati nel video musicale:
I kept everything inside and even though I tried
It all fell apart
What it meant to me will eventually
Be a memory of a time when-
Quasi a conferma di questa interpretazione ecologista del testo, ecco due versi abbastanza espliciti che in un certo senso raccontano del rapporto conflittuale del genere umano con la Terra. Gli uomini, infatti, considerano il mondo come una proprietà, e non come l'ambiente in cui vivono, quindi ogni azione di modifica del territorio viene vista dal pianeta come una piccola battaglia dell'uomo contro il suo stesso mondo:
Acting like I was part of your property
Remembering all the times you fought with me
Nonostante tutto, la Terra ci dice I've put my trust in you, ma nonostante tutto il pianeta ha perso tutto, inclusa quell'umanità che credeva di essere padrona ma in fondo era solo ospite. Però, alla fine, nulla di tutto ciò ha veramente importanza. Come mostra la bucolica scena conclusiva, il pianeta può tranquillamente fare a meno di noi.
Nel segno di Chester
I tried so hard and got so far
Sembra quasi profetico questo verso. Profetico di quanto accadde il 20 luglio del 2017, sette anni fa, quando CHester Bennington si uccise, impiccandosi a casa sua, il giorno del compleanno di Chris Cornell, con il quale aveva stretto una profonda amicizia e che si era impiccato un paio di mesi prima, il 18 maggio del 2017.
Fuori dai lutti familiari, la scomparsa di Bennington è quella nell'ambito extra familiare ed extra amicizia, che mi ha colpito di più per diversi motivi che non sto qui a raccontare. Ed è proprio per ricordarlo che ho deciso di scrivere questa puntata particolare di particelle musicali.
P.S.: L'immagine iniziale è tratta da "The Cage" di Martin Vaughan-James. Ve ne parlerò, presto o tardi, sul Cappellaio

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