mercoledì 29 aprile 2009
La forma dell'acqua
Spesso succede che i primi romanzi all'interno di una saga sono sempre i migliori. Ho già avuto modo di scrivere, riguardo la Saga di Shannara, che il miglior romanzo del primo ciclo è il prequel Il primo re, non certo il primo romanzo originale, La Spada magica. In un certo senso la stessa cosa la si potrebbe dire per La forma dell'acqua, prima indagine di Salvo Montalbano, il famoso commissatio ideato da Andrea Camilleri nel lontano 1994, anno della prima pubblicazione di questo romanzo. Evidenti sono, sin dall'inizio, gli ingredienti della saga: la sicilianità, le atmosfere, gli odori e i sapori del mare. Evidente il carattere di Montalbano, la sua onestà, la sua testardaggine. Evidente la capacità teatrale di Camilleri, quella stessa capacità che rende La concessione del telefono una delle sue opere più belle e divertenti. Eppure manca ancora qualcosa: il rapporto tra l'autore e i personaggi. In questo primo romanzo, infatti, Vigata e il suo commissariato sono ancora un laboratorio, in cui l'unica confidenza è con il protagonista, Montalbano. Il resto dei personaggi vive di luce riflessa, ancora ambiguo, poco accennato. Per fortuna Camilleri raffinerà il rapporto con il mondo di Montalbano, ma intanto La forma dell'acqua ci fa entrare nella complicata Sicilia dei giorni nostri, emblema del meridione e dei suoi abitanti.
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