Un antenato, un eroe del lontano passato ha salvato una volta il mondo dall'assalto del male. Oggi, quasi per caso, un bis-bis-nipote è chiamato a fare altrettanto, in un mondo che scoprirà ad ogni passo essere magico e misterioso, guidato da una specie di mago Merlino e da uno strano folletto dal naso grosso: è in sintesi l'inizio di Topolino e la spada di ghiaccio, primo capitolo della saga fantasy di Massimo De Vita e che, con le opportune modifiche, è anche l'inizio de La spada di Shannara.
Così, mentre Terry Brooks continua a sformare romanzi sull'Origine di Shannara, per parte mia continuo a leggere la saga originale, quella iniziata appunto con La spada di Shannara (questo pur se ho iniziato a leggere la saga stessa a partire dal prequel Il primo re di Shannara). E' abbastanza evidente ad ogni lettore de Il Signore degli Anelli, che La spada di Shannara è di base impostata su quella trilogia, oltre a contenere, comunque, una serie di situazioni tipiche del fantasy, come la cerca (quella della perduta spada forgiata da Bremen per il condottiero Jerle Shannara), la compagnia (quella che insieme a Shea, erede di Jerle, e Flick, fratellastro e amico, inizia a sparpagliarsi per le Quattro Terre), la magia (quella di Allanon, il discepolo e pupillo di Bremen). Indubbiamente, rispetto a Il primo re di Shannara, La spada risulta eccessivamente lungo e spesso troppo scontato alla luce del Signore degli Anelli, pur se presenta alcuni elementi di differenza, non solo in come vengono risolte alcune situazioni in tutto e per tutto simili, ma anche nelle origini stesse del mondo in cui si muovono i nostri eroi. Nel caso di Shannara, infatti, Brooks suggerisce che tale mondo in realtà sia la deriva medioevale e magica di un mondo precedente, altamente tecnologico, le cui ultime fonti di potere maligno e distorto si trovano a combattere i nostri amici della compagnia di Shea, abbandonati momentaneamente da Allanon. D'altra parte sono evidenti anche le influenze sulla saga del ciclo arturiano: già evidenti ne Il primo re, dove Jerle Shannara spicca come personaggio epico, quasi howardiano (in un certo senso sono proprio i suoi caratteri da guerriero, quelli che più lo accostano al cimmero Conan, a rendere inevitabile la mezza vittoria finale contro Brona), lo sono ancora di più ne La spada. Infatti la lama forgiata da Bremen non solo era stata riposta dentro una roccia, ma così viene sistemata alla fine del romanzo; inoltre Allanon è il mago più genuinamente ispirato all'ambigua figura di Merlino, cui comunque tutti i druidi di Brooks sono ispirati. In questo senso Brooks fonda i suoi druidi e le sue tradizioni magiche sulle tradizioni degli antichi druidi che, in maniera indiretta, hanno ispirato più e più volte i vari autori che, da Goffredo di Monmouth, ne hanno narrato le gesta. Ora tratteggiato come discepolo del demonio, ora come fedele consigliere del re, Merlino è sempre stata una figura oscillante tra il bene e il male, ambigua e mai completamente nota, così come Allanon per tutta la vicenda, almeno fino al finale: reticente, gravato da terribili segreti che ne rendono più cupa la figura, solo a conclusione della vicenda sembra trovare la pace, avviandosi verso un lungo sonno che lo porterà fino al prossimo risveglio, quando, così come Merlino, il suo intervento nel mondo sarà nuovamente necessario.
Puntate precedenti:
* Il primo re
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