martedì 14 settembre 2021

Malignant

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Tra la regia di Aquamen e del suo sequel, la cui uscita è prevista per il 2022, James Wan torna al genere che gli h dato fortuna, l'horror.
Ideatore della saga di Saw, di cui ha scritto e girato il primo film, Wan è sostanzialmente un autore di genere horror nonostante alcune capatine in altri mondi, come i supereroi o il mondo di Fast&Furious. Per Malignant, invece, Wan realizza un horror alla Dario Argento. La storia inizia nel 1993, in un manicomio con la dottoressa Florence Weaver e i suoi colleghi che affrontano un paziente particolarmente pericoloso che sembra mostrare poteri paranormali, oltre a un rispetto per la vita prossimo a zero.
Dopo il prologo e la sigla, che a rivederla fornisce alcuni indizi preziosi (anche se pure senza la sigla la situazione è intuibile abbastanza velocemente, soprattutto agli amanti del genere), l'azione passa ai giorni nostri. Siamo a Seattle, in casa di Madison Lake (Annabelle Wallis), incinta. La donna torna a casa dal lavoro e inizia a parlare con il marito, Derek Mitchell. L'uomo si mostra particolarmente umorale, passando dalla premura alla violenza: a un certo Derek sbatte la testa della moglie contro il muro e poi, pentito, va alla ricerca di qualcosa per medicare la donna, che nel frattempo si chiude nella camera da letto. Quella notte Derek viene orrendamente ucciso da un intruso.
Questo è solo il primo di una serie di omicidi brutali, perpetrati da un assassino dal volto orrendamente mutilato, chiamato Gabriel, che sembra avere un legame psichico con Madison, visto che lo vede commettere i suoi omicidi. La verità di questo legame verrà rivelata un pezzettino alla volta, anche grazie alle indagini non ufficiali della sorella Sydney (Maddie Hasson).
Tutta l'atmosfera della pellicola, però, nonostante sia ambientata negli anno '20 del nostro secolo, è intrisa di un'atmosfera e di un'impostazione narrativa dal gusto retrò, che oscilla tra l'era dei Settanta, quella dei film del già citato Argento, e gli Ottanta, il tutto girato con un sapiente gusto per la tensione che riesce a mantenere desta la tensione. Particolarmente efficaci sono i giochi di luce, che se da un lato fanno vedere nella sua interezza gli omicidi, dall'altro mantengono sempre in ombra il volto di Gabriel, a parte, ogni tanto, alcuni orribili dettagli, mostrati di sfuggita. Gabriel, per parte sua, viene mostrato muoversi quasi come un ragno nel corso dell'inseguimento con il detective Kekoa Shaw (George Young).
Direi che è uno dei migliori film horror che abbia mai visto, proprio grazie a quel riprendere, attualizzandole con le tecnologie odierne, quelle tecniche che hanno fatto grande il genere.

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