venerdì 8 aprile 2022

Un viaggio meraviglioso

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Dopo averne esaminato i testi dei primi due pezzi, torniamo al "sommario" di Into the electic castle, il terzo album degli Ayreon di Arjen Anthony Lucassen.
Seguendo la cronologia di scrittura dell'album incontriamo Amazing Flight, che a dispetto del titolo non parla di viaggi spaziali, ma propone all'ascoltatore un quarto verso particolarmente interessante:
Darkness will lead to light - colour will bleed into the night.
Lo si potrebbe accostare alla descrizione biblica della luce che scaturisce dal buio per volere divino, oppure a un concetto scientifico legato alla radiazione cosmica di fondo. Ne ho discusso in varie occasioni: questa è la luce che ci proviene dai primi istanti dell'universo, pochi attimi dopo l'inizio dell'espansione dello spazio tempo.
Prima della partenza dell'espansione, momento che viene usualmente indicato come big bang, l'universo era molto più piccolo in dimensioni e molto più caldo in temperatura. In queste condizioni la radiazione che lo riempiva era uniforme e scorreva all'interno di un plasma di protoni ed elettroni non legati tra loro. A impedire la formazione di questi legami erano i fotoni, che trasportavano elevate quantità di energia. Una volta iniziata l'espansione, il plasma iniziò a raffreddarsi e quindi anche i fotoni diminuirono la loro energia. Questo permise agli elettroni di legarsi ai protoni formando quasi tutto l'idrogeno, l'elio e il litio presenti oggi nell'universo. A questo punto non c'era più nessuna particella che potesse assorbire la radiazione luminosa, così l'universo, che fino ad allora era rimasto opaco, si accese. Letteralmente!
O in altri termini, il buio portò fino alla luce!
Beautiful colours, the like of which you
have never seen. Let the dream of confusion lead you into the virgin light!
In un certo senso la radiazione cosmica di fondo trasporta dei colori mai visti, poiché sono frequenze che non possiamo vedere a occhio nudo, visto che appartengono alla banda delle microonde. E sono anche una luce virginea, visto che non ha subito interazioni nel percorso che l'ha portata fino a noi da 13 miliardi e oltre di anni fa, quando iniziò il suo lungo viaggio.
Oltre a fornirci informazioni sulla geometria della porzione di universo in cui viviamo, ci porta anche preziose informazioni sul grado di disomogeneità dello stesso, piuttosto basso a dire il vero. Quel che però si ritiene è che quelle piccole porzioni in cui la densità risulta leggermente più alta possano essere i punti di origine nella nascita delle galassie.
Be gone!
Be all-seeing, be brave...
Be gone!
Dal punto di vista della storia in Amazing Flight incrociamo la strada con il Barbaro e con l'Hippie, dando così uno sguardo a due epoce temporali differenti. Dal punto di vista musicale è uno dei pezzi più "mossi": l'inizio ricorda un tipico blues che poi passa al rock e al progressive metal. La conclusione è un virtuosismo di genere che presenta sfocia quasi nel folk, con la presenza di strumenti tipici della musica popolare come violini o i flauti della musica degli indigeni nord americani.
Con Time beyond time abbiamo il confronto tra tre personaggi molto differenti tra loro: il cavaliere, l'antico romano e un uomo del futuro. I primi due sono musicalmente caratterizzati in maniera molto simile, con suoni caldi, ma ritmati. L'uomo del futuro, invece, viene presentato in maniera più distaccata, con un suono che sembra leggermente più elettrico e molto minimale (appena un paio di strumenti) per sottolineare, non solo con il testo, la distanza tra quest'ultimo e gli altri due: il cavaliere, infatti, esordisce subito dopo l'uomo del futuro con I don't understand your words.
Gli elementi interessanti su cui vorrei soffermarmi, però, sono due, entrambi in qualche modo scientifici. Il primo è legato agli ultimi quattro versi della strofa iniziale, cantata dall'uomo del futuro:
are we launched into a time beyond time
space beyond space
we are lost here in this cyberworld
is there no way out?
Siamo di fronte a uno dei temi cari di Lucassen, quello del cyber-spazio. Questo mondo è costruito in maniera simile allo spazio usuale in cui viviamo, come suggeriscono i primi due versi citati qui sopra, ma poi ecco che arriva il concetto del perdersi nel cyber-spazio. Il fatto che anche il romano dica qualcosa di simile con we are lost here in the underworld non deve far pensare che già in questa occasione Lucassen non stia in qualche modo anticipando l'interazione eccessivamente invasiva dell'uomo con il mondo virtuale. Se poi pensiamo al sottomondo, forse di ispirazione carrolliana, citato dal romano, come al dedalo citato nelle canzoni precedenti, il parallellismo tra un mondo fittizio e un mondo in formazione e quindi non ancora vero nell'ottica reale completa l'interpretazione fornita poc'anzi, ovvero di critica al virtuale.
L'altro elemento interessante è, invece, come nel finale le voci ritornino a cantare i versi con cui avevano esordito, quindi presentando un racconto ciclico, ma non esattamente, visto che cavaliere e romano si accavallano uno sull'altro creando un sorta di "gomitolo" musicale, un modo interessante per rappresentare il tempo, protagonista esplicito della canzone fin dal titolo.

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