mercoledì 1 marzo 2023

Un pranzo

udon
Quando la mattina salgo sul tram per andare a Brera, in Osservatorio, salgo e mi cerco subito un angolino, in piedi o seduto poco importa, dove isolarmi dal resto delle persone e iniziare a giocare a scacchi contro Stockfish. Generalmente ho anche alle orecchie della musica: sono un numero limitato di album per mantenere al minimo indispensabile i giga di memoria utilizzati dalla app che utilizzo (giusto per non avere sorprese quando poi girerò i video per il mio canale). A volte alzo gli occhi e mi guardo intorno praticamente quando devo scendere, altre con un certo anticipo. E una cosa del genere è successa anche questa mattina. E in quel momento mi si è presentata una scena curiosa: una donna che mangiava voracemente da un contenitore quello che sembrava un vero e proprio pranzo.
Mi sono chiesto subito quale fosse il suo lavoro, un lavoro che evidentemente l'ha fatta alzare in piena notte trasformando un orario compreso tra le 9 e le 10 di mattina nel suo pranzo, cosa che normalmente succede a tutti dopo qualcosa come 6 o 8 ore. Il pensiero successivo è andato a un cliente di mio padre, dei tempi del bar ovviamente, che arrivava la mattina e ordinava un paio di birre prima di tornare a casa. Per lui, che faceva lo spazzino, quello che lavoora sui camion, quella era la fine della sua giornata. Che quindi si concludeva con un paio di birre al bar. E poi mi sono venuti in mente tutti i così detti AI artist, che magari nascondono il loro prompt, e che fanno sicuramente uno sforzo ben inferiore di uno scrittore, sia in termini di tempo che di fatica, e anche in questo senso ho molti problemi a inquadrarli con un artista, confrontandoli con noi, che ogni giorno vediamo altri di noi sui mezzi pubblici o per strada e poi iniziamo a immaginare le loro storie, magari così simili alle nostre, o magari così fantastiche. E allora penso che in fondo siamo, noi tutti, io che scrivo, voi che leggete, più artisti di molta gente che commissiona un attacco d'arte a una AI e si mette sul profilo quell'AI artist semplicemente perché viviamo. In qualche modo, certo, ma viviamo.
E alla fine mi rendo conto che tutto questo l'ho pensato e poi scritto a partire da un semplice pranzo su un tram...
L'immagine iniziale l'ho realizzata con un text-to-image generator.

1 commento:

  1. Sono proprio le volte che mi è più fastidioso andare in macchina. A parte la maturata intolleranza al traffico "creativo" di Roma, è che non puoi veramente concentrarti sulle cose che vorresti, non puoi leggere (non è consigliabile sul Grande Raccordo Anulare...) ad esempio. Non puoi veramente pensare.

    PS fortissimo il generatore di immagini a partire dal testo!

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