sabato 6 gennaio 2024

La donna delle nevi: brividi nipponici

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Non è un inverno particolarmente rigido quello che stiamo sperimentando, ma nonostante questo resta comunque la stagione migliore per leggere racconti del brivido, come quelli raccolti ne La donna delle nevi e altri racconti del terrore, una interessante raccolta di storie popolari di genere giapponesi realizzate in versione a fumetti da Hideshi Hino e per lo più basate sul lavoro di raccolta e reinterpretazione di Lafcaido Hearn, giornalista irlandese nato in Grecia e naturalizzatosi giapponese.
I racconti più evocativi sono indubbiamente quello iniziale, che da il titolo alla raccolta, e quello finale, Taro delle nevi, anche grazie all'ambientazione invernale e innevata. Sono anche ricchi di soluzioni grafiche interessanti che riescono a dare da una parte poesia (la parte colorata è acquarellata) e dall'altro orrore, grazie a inchiostrazioni particolarmente ricche di neri. Per contro I morti tra la nebbia colpiscono per l'essenzialità dell'ambientazione, praticamente assente: sia i "fantasmi" sia il protagonista si muovono per lo più in vignette completamente bianche, consegnando al lettore un ambiente asettico e straniante, proprio come una nebbia fitta.
Ho avuto modo anche di confrontare le versioni di Hino con il lavoro di Benjamin Lacombe, di cui ho visitato la mostra quando è passata da Milano diversi mesi fa, apprezzando quindi anche il lavoro di reinterpretazione del maestro giapponese di queste leggende. Da una parte il tratto più cartoonesco di Hino risulta in alcuni casi più efficace nel raccontare l'orrore rispetto all'eleganza di Lacombe, ma anche la scelta nelle versioni, laddove se ne presentavano differenti, è indicativa di una maggiore attenzione del mangaka verso valori come l'onore e il rispetto.
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Indicativi di quest'ultima attenzione sono i due racconti che aprono la raccolta che è in qualche modo il seguito ideale de La donna delle nevi. Lo spettro di Rashomon, titolo del primo racconto e del volume che lo raccoglie, e La vendetta della testa presentano, infatti, due protagonisti che fanno proprio dell'onore un tratto distintivo della loro personalità. Un po' tutti i racconti di questo secondo volume, a dire il vero, ripercorrono il tema, mescolando anche un pizzico di ironia e, perché no, di ingenuità, in particolare con Il bimobo di Ibaraki. In quest'ultimo caso la storia si intreccia anche con un tema caro a Hino e già esplorato in Hel Baby, ovvero quello della diversità.
Lo spettro di Rashomon, infine, si conclude con un bel saggio di Maurizio Ercole, che ha curato i due volumi, sui "mostri" giapponesi.
Consigliato quindi il recupero e la lettura di questi due volumi, in questo periodo particolare dell'anno, ma non solo!
P.S.: un altro interessante collegamento tra i due volumi è la copertina de Lo spettro di Rashomon che fa riferimento agli shokujinki, una specie di demoni o fantasmi mangiatori di cadaveri, che pur se presenti nel racconto d'apertura del secondo volume, hanno un racconto a loro dedicato nel primo.

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