La serie Showcase della Dynit propone una serie di manga in grande formato di rara qualità. Mentre sto ragionando su dove presentare Tokyo Kaido, realizzato da uno dei miei mangaka preferiti, Minetaro Mochizuchi, vi propongo una delle prime opere di Hideshi Hino, autore poco noto in Italia, ma famoso per essere un maestro delle atmosfere horror. E infatti Hell Baby è esattamente in linea per tematiche e sottotesto con il genere.
La storia, in breve, è quella di una bambina deforme nata in una notte di tempesta e abbandonata in una discarica. Separata dalla gemella, sette anni più tardi si metterà alla sua ricerca seguendo un impulso inspiegabile, ma seminando terrore e morte lungo la sua strada. Per poter sopravvivere, infatti, la bambina deve mangiare carne viva, proprio come gli zombie.
Lo stile di Hino, fortemente influenzato da Leiji Matsumoto, creatore, tra gli altri suoi successi, di Capitan Harlock, è perfetto grazie a una corposa inchiostrazione per le atmosfere oscure della vicenda che descrive. Il primo capitolo, in particolare, giocato su un serrato alternarsi di intensi primi piani con la tempesta che infuria all'esterno dell'ospedale, introduce perfettamente il lettore nelle atmosfere del volume. Subito dopo la storia si concentra sul racconto del cadavere della neonata, che viene riportato in vita da una luce misteriosa. Da lì in poi la bambina cresce cibandosi di animali sempre più grandi, fino a che, attirata in modi misteriosi, dalla gemella, andrà in città. Qui, lungo la strada, fa strage di esseri umani, che diventano il suo unico sostentamento prima di ricongiungersi con la gemella.
L'intenso finale, con la rivelazione conclusiva sulle origini della bambina che si intreccia con i sensi di colpa del padre, rende manifesto il tema principale di Hell Baby, la solitudine dell'individuo e la sua ricerca di qualcuno che possa riempire tale solitudine. A volte questa ricerca diventa malsana e pericolosa, ma spesso non è mai completa responsabilità del singolo, ma anche un effetto di scelte altrui. La pace finale concessa alla bambina è allora anche un modo per redimere la protagonista, che non poteva essere altro se non ciò che è stata nel corso delle quasi 200 pagine del manga di Hideshi Hino.
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