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Iniziamo, però, l'usuale articolo settimanale dedicato a Topolino proprio con Young Donald Duck.
Su e giù dal palco
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La scena finale, senza necessità di renderlo esplicito, mostra non solo come Paperino, in pratica, abbia sacrificato il suo ruolo di primo attore della rappresentazione per consentire a Topolino e Minni di restare insieme sul palco, ma anche lo stesso spirito indomito del personaggio, quello spirito che molto spesso gli autori sembrano dimenticare, affossando Paperino tra i cliché della lista di debiti e della pigrizia congenita.
Gioco di squadra
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La prima difficoltà nello sviluppo della storia è, dunque, nella gestione delle due linee narrative principali, quella calcistica e quella musicale. A sua volta la sottotrama sportiva diverge in due con gli autori che seguono le due squadre avversarie. Enna, dopo aver proposto una narrazione abbastanza consecutiva e serrata, con l'ultimo episodio, senza necessità di spiegare quanto tempo sia passato, porta il lettore fino alla finale del torneo di quartiere, che vede tutti e tre i nipotini impegnati: Qua con la sua band nel concerto d'apertura della finale, Qui e Quo come avversari nella finale che vede Pulcini e Leoncini sfidarsi per la coppia di quartiere.
Al di là dei dettagli e del modo utilizzato dai nipotini per alleggerire la pressione che stava aumentando sulle loro spalle da parte degli adulti, spicca soprattutto il finale non banale e, come sperato, aperto proposto da Enna, che permette non solo a lui ma anche agli altri autori di poter sviluppare Qui, Quo, Qua in direzioni differenti.
E', ad ogni modo, utile sottolineare, a parte tutti i valori che la storia ha portato all'attenzione dei lettori (amicizia, fiducia, ricerca della propria strada nel mondo, ...), come la conclusione pone l'accento su un elemento che dovrebbe essere una forza e non una debolezza non solo tra fratelli, ma in generale nella società tutta, in particolare in questo tormentato periodo sociale: armonia e rispetto senza annullare gli elementi che ci rendono diversi uno dall'altro.
Realismo letterario
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Scribak, tramite Paperino, attira Paperinik nel deserto, in un villaggio abbandonato dove sono presenti le invenzioni di un suo antenato: degli automi che si muovono grazie all'energia del vapore.
Di fatto Giorgio Figus realizza una sorta di storia steampunk con il Paperinik classico, dal ritmo incessante e senza respiro, ottimamente disegnata da Francesco D'Ippolito che si diverte non solo nella rappresentazione di queste macchine gigantesche, ma anche con una composizione della griglia dinamica che enfatizza i momenti di tensione della sceneggiatura.
Il classico inseguimento finale è, alla fine, degna conclusione di una storia divertente, variazione più o meno originale di altre storie dedicate al personaggio.
Nella Francia pre-rivoluzionaria
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Ad affiancare Panaro, troviamo Alessia Martusciello: ben poco da dire su quanto più volte scritto sulla disegnatrice, se non che, in tutta la storia, sono in particolare le pagine 13, 14 e metà della 15 quelle che mi sono sembrate più curate nei dettagli di ambientazione e personaggi. In quest'ultimo caso, però, è soprattutto Paperin il personaggio che graficamente spicca su tutti gli altri.
Un cugino improbabile
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Nel complesso una storia nella media, senza troppe pretese se non quelle di divertire il lettore e approfondire un po' i personaggi disneyani. Infine i disegni rotondi di Michele Mazzon risultano sempre più gattiani, rendendo sempre più incomprensibile la scelta della redazione di non avvalersi più dell'opera di Luciano Gatto.
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