Stomachion

lunedì 2 settembre 2019

Deus Irae: l'ira di un dio umano

Philip Dick non aveva quel che si suol dire un buon carattere. D'altra parte si sposò per cinque volte, e dopo l'ultima, Leslie Busby, non si risposò fino alla morte, avvenuta il 2 marzo del 1982, una settimana dopo aver avuto un attacco di cuore che lo condusse alla morte cerebrale. Neanche il suo rapporto con gli altri colleghi fu meno problematico: la sua amicizia con Harlan Ellison si concluse piuttosto male, con i due autori che se ne dissero di tutti i colori a mezzo stampa(1), mentre quella con Robert Heinlein si concluse per una questione di soldi(2).
Il rapporto con Roger Zelazny, invece, fu decisamente migliore visto che riuscirono a portare a termine la scrittura a quattro mani di Deus Irae. La gestazione del libro, come conferma lo stesso Dick in un'intervista del 1976(2), fu piuttosto lunga. Firmato il contratto nel 1964 con la Doubleday, ancora nel 1968 Dick era bloccato a quello che era all'incirca un terzo del romanzo poi pubblicato. A bloccarlo era la sua scarsa dimestichezza con la religione e in particolare con il cristianesimo, cosa che è in qualche modo stupefacente considerando, invece, il suo interesse su religione e misticismo. Dick, però, ebbe una fortuna: nel 1968 incontrò Zelazny, chiedendogli se fosse un esperto in teologia(2). Zelazny usciva dal successo de Il signore della luce, che si concentrava sulla mitologia e teologia indiane, così la sua risposta fu positiva e i due autori iniziarno a collaborare con la scrittura del romanzo.
Secondo quanto scritto sulla wiki, a mettere in contatto di due scrittori fu, invece, Ted White. Dick, infatti, aveva chiesto a quest'ultimo di collaborare con la stesura di Deus Irae, ma White decise di non dare seguito alla richiesta di Dick. Il manoscritto di quest'ultimo, però, era rimasto a casa di White, così quando Zelazny ebbe modo di leggerlo quando all'inizio dell'anno si trovò a casa di White, chiese di collaborare con il più esperto collega.
Alla fine, tra un'interruzione e l'altra, la stesura del romanzo prese 4 anni e mostra più che altro le capacità di Zelazny di introdursi nel modo meno invasivo possibile all'interno di un romanzo che è sostanzialmente di Dick. La tematica principale e molte delle immagini e delle idee sono, infatti, prese proprio da Cronace del dopobomba. I due protagonisti, infatti, l'artista focomelico Tibor McMasters e il fisico Carleton Lufteufel sono due differenti interpretazioni di Hoppy Harrington e Bruno Bluthgeld. Ci sono, però, anche delle differenze essenziali: Tibor è, in qualche modo, più ingenuo, oltre a non possedere alcun potere rispetto ad Harrington a parte il suo talento e la sua fantastica sedia mobile, e non ha alcun pericoloso lato oscuro, a differenza del suo equivalente in Cronache del dopobomba; Lufteufel, a differenza di Bluthgeld, non è pazzo, ma consapevole delle sue colpe, laddove Bluthgeld si era, invece, issato sulle spalle molte più responsabilità di quelle che sarebbe stato giusto prendersi. I parallellismi tra le i due personaggi sono, al tempo stesso, molti: entrambi decidono di isolarsi, entrambi si sentono responsabili delle esplosioni atomiche che hanno devastato il mondo e prodotto le mutazioni genetiche che lo popolano, entrambi hanno poteri sovrumani.
La grande differenza, però, non è solo nella follia di Bluthgeld, ma anche nel desiderio di morte di Lufteufel, motivo per cui affronta Tibor usando due differenti travestimenti. Peraltro l'immagine con cui Bluthgeld trova la morte per mano di Tibor ricorda il Cristo in croce: d'altra parte Bluthgeld è in qualche modo una versione tormentata e negativa dell'icona del cristianesimo. Non a caso lo stesso Bluthgeld viene mostrato mentre si toglie dal cranio delle piccole punte di ferro, come se la corona di spine, invece che all'esterno, fosse al suo interno.
Il lavoro di Zelazny, invece, più che sui personaggi si fa sentire nel viaggio di ricerca di Tibor, che riprende altri viaggi in mondi devastati descritti proprio dallo scrittore: l'incontro con i mutati, animali evoluti e resi antropomorfi dalle radiazioni, ricorda in piccolo ora La pista dell'orrore ora il più fantastico Terra di mutazioni. In qualche modo anche il cacciatore Jack Schuld è un personaggio zelazniano per caratterizzazione, mentre le parti più d'azione sono, probabilmente, da ricondurre proprio a Zelazny.
Altro elemento interessante, peraltro enfatizzato anche nella copertina di Antonello Silverini, è il parallellismo tra Deus Irae e Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll, come sottolineato anche da Pagetti nella sua introduzione. D'altra parte Bluthgeld, nell'unico momento di vita "normale" in cui compare, accoglie una ragazza minorata di nome Alice all'interno della sua casa sotterranea, un vecchio bunker anti-nucleare, equivalente post-bellico della tana del bianconiglio.
Nel corso delle sue peregrinazioni Tibor incontra anche un computer filosofo, il Grande C, in qualche modo l'equivalente del Brucaliffo, mentre l'interazione con gli animali antropomorfi mutati fa pensare ai fiori parlanti; infine l'apparizione mistica di Bluthgeld come piccolo sole irridente è un'evidente riferimento al Gatto del Ceshire. Non è il solo caso in cui l'editore paragona un libro di Dick al capolavoro di Carroll (vedi anche Lo stravagante mondo di Mr Fergesson), ma è fuor di dubbio che entrambi gli autori si interessarono alla effettiva realtà del mondo che ci circonda. Ad esempio il riferimento esplicito al sogno che in realtà costituisce la realtà nella quale si muove Alice in Attraverso lo specchio trova il suo contraltare ne Il mondo che Jones creò. E', però, altrettanto vero che Zelazny utilizzò il Paese delle Meraviglie nella sua serie fantasy Le cronache di Ambra, per cui i riferimenti abbastanza evidenti al romanzo di Carroll potrebbero anche essere una scelta di Zelazny piuttosto che di Dick, a maggior ragione per il fatto che in questo caso Dick era interessato a esplorare il rapporto dell'uomo con il divino da un lato e a come un potere divino possa corrompere in maniera irreversibile un semplice essere umano.
Alla fine un libro ricco e interessante nonostante lo stile appassionante, diretto e veloce e il tempo di lettura decisamente ridotto (anche grazie allo stile dei due autori) dove, forse più che negli altri casi della serie dickiana edita da Fanucci, i redazionali arricchiscono e approfondiscono la lettura. Per cui è indubbiamente consigliato leggere anche gli articoli di Carlo Pagetti e Nicoletta Vallorani, rigorosamente dopo aver letto Deus Irae.
  1. Un'idea di questo problematico rapporto la si può avere nella recensione di Divine Invasions: A Life of Philip K. Dick di Lawrence Sutin (pubblicato in Italia da Fanucci) scritta da Andy Remic. C'è da dire che Ellison non sempre aveva delle brutte parole nei confronti di Dick: What you're asking is really two questions: What I think of him as a writer and what I think of him as a human being. As a writer, he was one of the great innovators. He was sweet, man, an absolutely individual talent, and I admired at least 80% of what he wrote. As an atheist, I had a lot of trouble with his spiritual stuff; it is to me a gritty world. As for the human being, it’s an entirely different answer. When he wanted to be charming, he could be. - dal Los Angeles Times 
  2. Dall'introduzione di Carlo Pagetti a Deus Irae edito dalla Fanucci. 

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