Stomachion

martedì 14 maggio 2019

Cronache del dopobomba

Cronache del dopobomba è uno dei romanzi più corali di Philip Dick tra tutti quelli che ho finora letto. Lo spunto del romanzo è duplice: da un lato lo scoppio di una guerra lampo nucleare che decima la popolazione della Terra e rende le condizioni sulla superficie del pianeta difficili per i sopravvissuti, dall'altro la prima missione umana verso Marte, che fallisce proprio a causa di questa guerra e lascia intorno al pianeta una navicella con a bordo Walt Dangerfield. L'astronauta, grazie alle periodiche trasmissioni da quello che viene chiamato "satellite", diventa anche l'unico in grado di fornire informazioni tra le varie comunità umane, separate da distanze diventate sempre più grandi a causa della riduzione delle risorse come il carburante.
Dick si "diverte" a immaginare il mondo dopo la catastrofe atomica e come gli esseri umani si siano adattati alla nuova situazione: la riscoperta di vecchi mezzi di locomozione, un'economia che si basa su monete di metallo, attività industriali che si arrangiano con quel po' che è rimasto in giro, ritorno alla pesca e alla pastorizia. Per fare ciò mette in campo una quantità di personaggi piuttosto ampia, caratterizzati alcuni con poche battute, altri con forti approfondimenti psicologici. Non mancano anche i personaggi con poteri particolari in grado di influenzare in qualche modo il mondo intorno a loro.
Con così tanti personaggi in campo, Dick è allora più interessato alle interazioni tra i personaggi e a come gli esseri umani provano a sopravvivere a una situazione estrema, ma estremamente plausibile per l'epoca. Bisogna, infatti, ricordare che il romanzo venne pubblicato per la prima volta nel 1963, in piena guerra fredda, quando da un lato la corsa allo spazio e dall'altro la corsa agli armamenti nucleari erano gli aspetti più eclatanti ed evidenti della sfida tra Stati Uniti d'America e Unione Sovietica.
Sotto accusa non è solo l'atmosfera politica, ma anche il ruolo della scienza: uno dei protagonisti, Bruno Bluthgeld, è un fisico nucleare statunitense i cui calcoli errati avevano già portato a un primo incidente nucleare. In questo senso è interessante notare come la scienza viene al tempo stesso ritenuta colpevole, ma attraversa anche una sorta di percorso di recupero: da un lato Bluthgeld è reso folle dal senso di responsabilità per un errore che ritiene esclusivamente suo, mentre dall'altro viene ricordato come i calcoli venivano controllati anche da un team apposito. Inoltre la responsabilità politica degli eventi risulta abbastanza chiara, anche se sfumata e suddivisa tra i vari governi mondiali che alla fine hanno deciso di lanciare le bombe.
Dick, però, è critico a tutto tondo con la guerra fredda, visto che lascia intendere che sia stato proprio il lancio della missione di Dangerfield (che letteralmente vuol dire campo pericoloso) a scatenare la catastrofe nucleare. Quindi anche la corsa allo spazio, in particolare per il suo coinvolgimento politico, non è esente da colpe, ma alla fine si riscatta grazie all'importante ruolo sociale di Dangerfield stesso.
Dunque il mondo di Dick è in grado di andare avanti, pur tra animali mutanti e uomini dai poteri incredibili, proprio grazie alla sua risorsa più importante: gli esseri umani. In questo senso, pur tra i piccoli difetti di ognuno dei protagonisti, Cronache del dopobomba è il romanzo più ottimista e indulgente sul genere umano del grande scrittore di fantascienza statunitense.

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